Hai praticato anche thai con Aldo Chiari? .... Considerazioni di quell'Arte
L'altro mio desiderio era fare Bjj.
Ma richiede tempo e impegno e io sono 'Uno' ma non 'Trino'.
1. | Copirait Fabius Thume Phacente |
Grazie Claudio, è sempre un piacere leggerti!mi associo (a parte quando disserti de filosofia :gh:)
Grazie Claudio, è sempre un piacere leggerti!mi associo (a parte quando disserti de filosofia :gh:)
il mio capo ne sarà un pò meno contento :gh:tibialo da 'tre' :-)
“E se l’avversario attacca con l’altro braccio? Se invece di darmi un destro mi da un sinistro?”. Walter scrollò le spalle con indifferenza e soddisfatto per la domanda rispose: “A me non importa cosa faccia lui.” Perplessità! “Che vuol dire?”. Walter spiegò: “Io non posso prevedere come attaccherà lui. Non ho il tempo di vedere che braccio mi sta arrivando in faccia e valutare se andare a destra o a sinistra, se applicare una combinazione dalla parte destra o dalla parte sinistra. Se voglio però applicare quella combinazione, lo farò a prescindere dal braccio che mi sta attaccando. Trasferisco i principi dall’esterno all’interno o viceversa. Se ho deciso di andare a sinistra, perché magari lui mi attacca con il destro, e quindi gli vado sull’esterno, farò lo stesso se mi attacca con il sinistro. Solo che mi troverò al suo interno. Io devo basarmi su quello che io voglio fare, non ho il tempo per accorgermi, riflettere e decidere di muovermi da una parte o l’altra in base al suo attacco. Ho deciso di andare a sinistra? Perfetto. Sono bravo a muovermi da quella parte lì? Ok. Andrò comunque lì. Cambierà solo il trovarmi sul suo esterno o sul suo interno. A me non importa. Io uso le mie linee. Ho i miei angoli. Decido io, non lui! Il Pukulan è la via più breve. Farà la cosa più semplice e diretta, ossia, andare dove avevo deciso di andare.
“Se sono abituato al dolore non ne resterò scioccato. Vi sarò abituato. Il dolore ti cambia. Il Pukulan ti cambia. Il nostro modo di allenarci cambia chi lo pratica. Il dolore è necessario per capire. ‘Sentire’ è necessario per capire.
Il dolore è necessario per capire. ‘Sentire’ è necessario per capire. Se sono abituato e per anni mi alleno in questo modo, al momento di uno scontro potrò pensare …. cosa potrà mai farmi costui a mani nude a cui non sia già da anni abituato? Se so già accettare il dolore di persone allenate e con arti condizionati in anni di duro allenamento, come posso preoccuparmi del dolore che può darmi uno qualunque”?
ok.... inizio a mettere qualcosa e vediamo come và...
PARTE I - INTRODUZIONE
Il “Frutto Amaro”. Majapahit.
Il nome di un regno dell’arcipelago malese, nato poco prima del 1300 e caduto poco dopo il 1500.
L’ultimo grande regno Hindu prima dell’avvento dell’Islam.
Isola di Java, Indonesia, il centro dell’impero Majapahit, che estendeva la sua influenza dalle Filippine a Sumatra, dal Borneo alla Malesia e Singapore.
Una lunga striscia di terre che sembrano giganteschi frammenti di un megalitico smeraldo esploso milioni di anni fa nell'azzurro del Mare di Java, tra l'Oceano Indiano e quello Pacifico.
Luoghi dove il verde ancora sovrasta con le sue sfumature e colori il monotono grigio del cemento delle metropoli. Territori dove i profumi, i suoni, le voci o i silenzi riescono a coprire l’incessante brusio di auto e prodotti della tecnologia incalzante. Dove le tradizioni combattono la loro eterna battaglia per la sopravvivenza contro l’offensiva della globalizzazione.
Il mio “viaggio” inizia da questo nome: “Frutto Amaro”, “Bitter Fruit”. Un termine simbolico. Quel frutto fu oltremodo amaro per le mille navi dell’Impero Mongolo di Kublai Khan giunte lì per punire il rifiuto di pagare i tributi. Confuse e sparpagliate, colsero l’occasione di sfruttare i venti dei monsoni per il loro dimesso ritorno a casa, a capo chino, pena l’aspettar lì in territorio ostile altri sei mesi. La controffensiva dell’arcipelago partì proprio dal villaggio di Majapahit, dove il locale frutto di nome Maja era tanto amaro da prestare il proprio nome all’omonimo villaggio, come poi il villaggio fece con il regno.
Ed è proprio una terra di villaggi e tribù, capanne e pescatori, spiagge e giungle, pianure fangose, terrazze di riso, montagne e corsi d'acqua, di foreste soffocanti, dove ogni suono potrebbe essere l'ultimo, di variopinti uccelli, bufali d’acqua, geki e grandi sauri, felini e grandi primati a fare da sfondo e sottofondo a un universo esotico e affascinante. E’ il regno del mare e dei templi, il regno di Bima, Garuda e Naga, la terra del Nagarakertagama, il principale poema epico Javanese, dove le donne portano i loro figli a tracolla nei Sarong colorati e gli uomini forgiano i loro Kriss dalla lama serpentina, scolpendovi il metallo e cesellando manici e foderi di legno pregiato e osso, infondendovi benedizioni e spiriti e demoni in quelle contrade ancora temuti e rispettati. Territori selvaggi protagonisti delle narrazioni di Emilio Salgari e Joseph Conrad.
E’ in posti come questi che nacque il nostro “frutto amaro”, dalle anime di questi luoghi, dalla loro storia e dalle loro leggende. E noi, aspiranti interpreti, ultimi umili eredi di Arti in via d’estinzione, ci facciamo carico dell’onore, dell’impegno di far sì che tale cultura marziale non vada perduta, onorando e rispettando quello spirito e quella dedizione che i padri pretendono, ed è con la loro benevolenza e benedizione, parimenti a quella degli anziani e dei nostri predecessori che speriamo di continuare il nostro comune, difficile, dolce e amaro viaggio tra spirito e materia, tra anima e sangue, carne e ossa di un'Arte chiamata Pukulan.
La tragedia di questa novella è che mò m'è venuto lo scrupolo di quale tshirt usare il giorno che vado allo stage di KFM... :dis:Io di solito uso magliette nere della decathlon tipo: 5 magliette 10€.
Io di solito uso magliette nere della decathlon tipo: 5 magliette 10€.
Io poi gli devo strappare un dito però...... :nono:
non ho mai amato infastidire con domande su domande.L' opposto del sottoscritto, in pratica.
Frammenti di Te. Belli e utili.
Grazie
Michele
Novellino...:nono::-[ è la fretta della prima volta ;D ;D
karma sverginato! :ricktaylor: :pol: :ricktaylor: :whip: :pun:Quoque tu, Burton, filii mii.
Walter spiegò: “Quante persone sono allenate a entrare così e sopportare tali impatti? Noi lo sappiamo, lo accettiamo. Sappiamo che se il dolore non viene gestito e usato assorbe la mente. Non è possibile pensare ad altro. Se ne viene fagocitati. Ma se sono allenato lo gestisco, lo uso, lo sfrutto, ne prendo forza, mi carica. Non mi blocca, anzi, mi spinge a dare ancora di più. Per questo è necessario allenarsi con realismo. E si arriva a un punto in cui sai che non puoi ricevere più dolore di quanto tu non sia già abituato a gestire. Un punto in cui il dolore ti insegna. E’ il tuo alleato. Non lo temi più. Ma a tutto ciò si arriva in modo progressivo, o se ne ricevono danni”.
Ma la mia testa era altrove. Facevo tutto ciò che ritenevo efficace, ma il mio cuore marziale era rimasto lì, in quella camera d’albergo, su quel campo di basket. Era in quello spirito di amicizia e allenamento fine a se stesso, quella fratellanza lontana da fini commerciali, quel sordo doloroso contatto. La saggezza dell’osso.
Quasi come una metafora di ciò che per me erano le arti marziali a quel tempo, collezionavo armi orientali come collezionavo tecniche di vari stili.
La base, la passione principale era il Kali filippino. Ma il male tipico del Jeet Kune Do, non per l’arte in sé quanto per la mentalità con la quale viene diffuso, ossia il collezionismo, ancora faceva sentire la sua influenza sulla mia pratica. Mescolavo. Il Pukulan, per quanto valido ed efficace e se avessi avuto la possibilità di praticarlo, sarebbe stato un ulteriore o forse il principale tassello del mosaico della mia pratica.
L'espressione "saggezza dell'osso" è stupenda: è tua o è un termine/concetto usato proprio dai maestri di Pukulan?
un sentito GRAZIE per i positivi commenti :)
riesci a trasmettere in maniera incredibilmente vivida tutta una serie di emozioni e di sensazioni fisiche.
Va da sè che la mente ne rimanga impressionata così indelebilmente, come un laser che incide un disco ottico.
Bella questa!!Va da sè che la mente ne rimanga impressionata così indelebilmente, come un laser che incide un disco ottico.
Quanto sei industrial XD
2- hai poi conosciuto l' anima del tuo kris?
2- hai poi conosciuto l' anima del tuo kris?
2- hai poi conosciuto l' anima del tuo kris?
sei un cazzone!!!
Why?
Why?
mi sembrava una battuta, che lo stessi coglionando con simpatia.. pensavo che non potessi essere serio... e invece mi sa proprio che potevi
cos'è il kanuragan ?
mi piacerebbe davvero molto provare il pukulan ...
Poi ce lo fai il decalogo dell'Adat, sì? :halo:[/quote]
mi piacerebbe sapere com'è cambiata la tua vita nel quotidiano tipo al lavoro, con gli amici, parenti, a fare la spesa, a guidare l'auto fino alle ore di riposo.[/quote]
sento che la tua ricerca in una nuova forma d'arte (ma magari sbaglio) non sembra iniziata per spirito marziale, ma per ricerca di "verità" e non credo (ma magari sbaglio anche qui) che tu abbia trovato il Pukulan per caso...
Poi ce lo fai il decalogo dell'Adat, sì? :halo:
Temo che nel giro di pochi anni la situazione diverrà peggio del WingChun.
per comun disaccordo io non sono più in QUEL gruppo di Pukulan.
Non voglio ritirare fuori argomenti chiusi se non provocato.
Temo che nel giro di pochi anni la situazione diverrà peggio del WingChun.
Tutto qui, per ora...
nelle arti marziali ‘nuove’, e per nuove intendo giunte a noi negli ultimi anni, legate al mondo dei corsi istruttori, si può essere esperti anche di cinque, dieci stili o arti marziali.
Ciò avviene poiché quanto più un’arte marziale è sconosciuta, tanto più sarà possibile approfittare dell’altrui ignoranza in materia per spacciarsi multi esperti. Succede così di leggere lunghe liste di personaggi esperti in decine di arti marziali differenti, miscugli da loro inventati per mascherare i loro deficit tecnici e spesso nomi di stili mai sentiti persino da esperti indonesiani. Se siete interessati a diventare istruttori o multi istruttori in diversi stili, vi basta sfogliare qualche rivista di settore, prelevare dalla banca un po’ di soldi, chiamare uno dei numeri dell’associazione che ha pagato la rivista per avere il suo spazio pubblicitario – siete voi a pagare quello spazio – e liberarvi per due, massimo quattro week end all’anno per apprendere il pacchetto arti offerto dall’associazione x, il cui maestro si sarà formato allo stesso modo o avrà inventato il suo mix o si sarà guadagnato la fama di esperto scrivendo qualche articolo sulla rivista oppure avrà ottenuto il diploma honoris causa grazie a qualche seminario organizzato per l’esperto internazionale di turno che lo ha subito promosso esperto e rappresentante per il paese y in virtù del o dei seminari organizzati per lui.
Il vero guadagno nelle arti marziali è questo. Quello dei seminari, quello dei corsi istruttori. L’attività in palestra rende ben poco e va subito integrata con manovrine del genere.
In queste arti esistono più istruttori che allievi e si leggono più pubblicità di corsi istruttori che corsi ordinari.
La qualità? Ma se ti insegnano dei minestroni da loro inventati, per di più giù in arti a molti sconosciute, chi potrà mai sindacare?
Succede poi che gli allievi più anziani ed esperti col tempo e per qualche motivo si stacchino dall’associazione e fondino la loro nuova organizzazione. E via con nuovi corsi istruttori.
Parte della polemica e delle critiche al nostro articolo vertevano sulla differenza fatta tra Pukulan e Permainan (gioco).
Ma tu non l' hai mica finito il sistema...
Nel frattempo... chi passa per Napoli e vuole allenarsi può contattarmi...
Credo nel pukulan, sia nello spirito dell'arte sia tecnicamente e non vedo un futuro roseo. E' una mia opinione e spero di sbagliarmi.
Tutto cominciò con Napoli. Si era in 4....