Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?

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Iperbole

Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« on: June 27, 2010, 17:49:41 pm »
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... come da titolo ...
Pensate davvero che per reincarnarsi bisogna per forza morire prima?

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Offline Rev. Madhatter

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Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #1 on: June 27, 2010, 18:20:04 pm »
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bhè....se lo fai da vivo non si chiama qualcosa tipo "trasmutazione"?  XD
Peccato che la stupidità non sia dolorosa.
(A. S. LaVey )

il test d'ingresso funziona così
"ISCRIVITI GRATIS
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ma avevate detto gratis
SONO PER LE SPESE DI SEGRETERIA ..."

se ti lamenti, non sei adatto ad essere munto, altrimenti cerimonia del the in arrivo e tutti col collo gonfio ad accoglierti

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Iperbole

Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #2 on: June 27, 2010, 18:24:42 pm »
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Cosa vuol dire reincarnarsi, in termini generali ed estendendone il significato ?

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Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #3 on: June 27, 2010, 19:21:09 pm »
+1
Nell'esoterismo perduto egizio la morte dell'iniziato veniva simulata e quando rinasceva simbolicamente egli incarnava Osiride, il Dio fatto a pezzi da Seth e poi resuscitato come re dei morti. (riassumendo molto)

Nota: re dei morti è un simbolo, chi è che regna sulla morte? Chi comanda la morte è l'uomo che l'ha esorcizzata, che non la teme più.

Seconda nota: il libro dei morti egizio a tal proposito è sempre stato un gran rompicapo per gli storici che volevano vederci un trattato sull'inumazione dei cadaveri.

Perchè in effetti il suo titolo era "guida all'uscita giornaliera del morto"

E sebbene non sia mai stato decifrato completamente in quanto le frasi non sono in fila ma occorrerebbe un codice per metterle in ordine, è chiaro che nasconda in mezzo alle istruzioni per la cura dei cadaveri anche istruzioni per l'iniziato "già morto" e rinato, ovvero il morto che di giorno passeggia tra i vivi.

Nota: nessun significato gotico, dark o negativo è inteso nell'aggettivo "morto". Semplicemente si intendeva così chi regna sulla morte perchè l'ha già vissuta e non lo tiene più in pugno, non è più schiavo della paura.

Il concetto di reincarnazione da vivo era molto presente, in quanto mentre il popolo adorava gli Dei, gli iniziati li incarnavano, considerandoli archetipi da vivere al proprio interno e non statue o entità da venerare.

Fonte: "Storia delle dottrine esoteriche" Di Jean Marquès Rivière
« Last Edit: June 27, 2010, 19:24:22 pm by AiViA »
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Offline Trepicchi

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Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #4 on: June 28, 2010, 07:18:14 am »
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da wilkipedia ..un estratto con dati per alcune riflessioni..

È una delle credenze più diffuse in ambienti legati all'Induismo, al Giainismo, al Sikhismo e al Buddhismo, anche se in quest'ultimo caso non appartiene in alcun modo alle sue dottrine le quali rigettano l'ipotesi della reincarnazione di un'anima ma è solo diffuso popolarmente[2], di alcune religioni africane, così come di altre filosofie o movimenti religiosi. La maggior parte dei pagani contemporanei crede nella reincarnazione. Nell'antichità occidentale questa credenza era molto diffusa nelle scuole filosofiche, si ricorda lo stesso Platone. Divenne poi fondamentale nel misticismo neoplatonico pagano con Plotino, Giamblico e Proclo.

Nel secolo scorso, uno dei più importanti propugnatori della reincarnazione in Occidente è stato il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), nell'ambito della sua corrente di pensiero denominata antroposofia.

Più di recente, la dottrina della reincarnazione ha formato parte integrante del movimento New Age.

La reincarnazione è inoltre riconosciuta principalmente nelle società che praticano o praticavano la cremazione dei defunti, basata sulla convinzione che lo spirito del defunto dopo la morte si distaccasse dal corpo, ragion per cui quest'ultimo non avrebbe avuto alcun valore e poteva per questo essere cremato.

 Reincarnazione in filosofia

La reincarnazione nella filosofia occidentale viene indicata con il termine metempsicosi (dal greco antico μετεμψύχωσις metempsicosis, "passaggio delle anime") intendendo la trasmigrazione dell'anima o dello spirito vitale dopo la morte in un altro corpo di essere umano, animale o vegetale.

Erodoto riferisce di una credenza nella metempsicosi presso gli egizi e ritiene che da questi si sia trasmessa ai greci. Gli storici hanno dimostrato che quanto riporta Erodoto non sia attendibile in quanto non è stata rinvenuta nessuna concezione simile alla metempsicosi nella religione egiziana.[3]

 Pitagora

Nell'ambito della filosofia occidentale, Pitagora e la sua scuola sembrano essere stati fra i primi a sostenere la dottrina della reincarnazione o metempsicosi seppure sulla base di culti orfici preesistenti.

Aristotele [4] cita la metempsicosi come un "mito" della scuola pitagorica mentre Platone, il più noto per la sua dottrina della trasmigrazione delle anime [5] non nomina mai Pitagora ma piuttosto indica Filolao, membro della scuola pitagorica [6]

Alcuni versi di Senofane, riportati da Diogene Laerzio [7] alludono alla metempsicosi riferendola a un aneddoto con protagonista a Pitagora:

 « Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, [Pitagora], colmo di compassione, pronunciò queste parole: "Smettila di colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho riconosciuto dal timbro della voce." »
 

Oltre a questo riferimento lo stesso Diogene Laerzio scrive:

 « Si narra che Pitagora sia stato il primo presso i greci ad insegnare che l’anima deve passare per il cerchio delle necessità e che veniva legata in vari tempi a diversi corpi viventi...[8] »
 

Nell'orfismo e nella scuola pitagorica la metempsicosi era collegata alla loro cosmologia poiché essi sostenevano che questa avvenisse ciclicamente al compimento di un corso astronomico dell'universo.

L'uomo secondo i pitagorici è precipitato sulla terra a causa di una colpa originaria, per via della quale è costretto a trasmigrare da un corpo a un altro, non solo di umani ma anche di piante e animali. Per liberarsi da questa catena di morti e rinascite occorre ritornare allo stadio di purezza originaria dedicandosi alla contemplazione disinteressata della verità, praticando dei rituali esoterici di iniziazione e di catarsi, di purificazione. I pitagorici ritenevano che la vita del matematico fosse quella che più si avvicinasse alla condizione libera e divina in cui l'anima si trovava prima della sua caduta.

 Empedocle 

Empedocle nelle sue Purificazioni riprenderà la dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi, sostenendo sulla scia di Parmenide che nulla si crea e nulla si distrugge, aggiungendo però che tutto si trasforma sulla base di due forze soprannaturali, Amore e Odio, le quali determinano l'aggregazione o la disgregazione dei quattro elementi. L'anima dunque è immortale, e la sua nascita e la sua morte sono solo aspetti passeggeri dovuti all'intervento di quelle due forze. L'uscita dal ciclo dipende per ognuno dal comportamento tenuto in vita.

 Platone 

Riappropriandosi della tradizione orfica e pitagorica, Platone fece della reincarnazione il perno della sua dottrina della conoscenza, basata sul concetto di reminiscenza o anamnesi.[9] L'esistenza della reincarnazione, secondo Platone, è testimoniata dal fatto che le nostre conoscenze del mondo sensibile si basano su forme e modelli matematici che non trovano riscontro in esso, ma sembrano provenire da un luogo iperuranio dove il nostro intelletto doveva averli contemplati prima di nascere. Nel mito del carro e dell'auriga, da lui esposto nel Fedro, egli immagina che l'anima, in seguito all morte, sia simile a una biga che cerca il più possibile di risalire al cielo iperuranio, dimora delle Idee, per assorbirne la sapienza. A causa della propria concupiscenza però, simboleggiata da un cavallo nero, l'anima è facilmente soggetta a precipitare nuovamente verso il basso, cioè a reincarnarsi. Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l'Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi. La reincarnazione consente secondo Platone di spiegare anche l'innatismo della conoscenza, concezione secondo la quale l'apprendimento consiste propriamente nel ridestarsi di un sapere già presente in forma latente nella nostra anima, ma che era stato dimenticato al momento della nascita ed era perciò inconscio: conoscere significa dunque ricordare.

 Neoplatonici 

Dopo Platone, la dottrina della reincarnazione o metempsicosi passerà nei neoplatonici e in varie correnti gnostiche, esoteriche ed ermetiche, proprie del tardo ellenismo. Filone di Alessandria fu tra i primi a conciliare la religione ebraica con la reincarnazione platonica.[10] Plotino, Giamblico, Proclo, ripresero sostanzialmente da Platone la concezione che l'anima si reincarni e ritorni sulla terra a causa di una colpa originaria, per espiare la quale occorre compiere un lungo cammino di ascesi, liberandosi dagli affetti terreni che altrimenti potrebbero indurre l'anima a restare vincolata alla materia.[11]

 Cristianesimo 

La reincarnazione fu accolta solo presso ambienti cristiani poi ritenuti eterodossi. Origene sembrava accettare la possibilità di una preesistenza dell'anima anteriore alla nascita,[12] ma contestava che lo spirito umano potesse reincarnarsi nel corpo di animali. In seguito la reincarnazione fu ribadita dal filosofo Scoto Eriugena.[13] Secondo i sostenitori della reincarnazione nel Cristianesimo,[14] alcuni passi del Vangelo farebbero indurre questa possibilità, ad esempio:

Quando Gesù chiede agli apostoli: «Chi credete che io sia?», essi rispondono: «Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia ed altri Geremia o uno dei Profeti».[15] Ciò testimonierebbe l'accettazione della possibilità che un profeta del passato potesse reincarnarsi nel Cristo.
L'episodio della trasfigurazione sul monte Tabor: «“Ma io vi dico che Elia è già venuto e non lo hanno riconosciuto”, allora i discepoli compresero che aveva parlato di Giovanni il Battista».

«“Tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni e, se volete accettarlo, egli è quell’Elia che doveva venire”».

L'episodio del nato cieco, che testimonierebbe la possibilità di aver peccato in una vita precedente: «E mentre passava, vide un uomo cieco dalla nascita. E i suoi discepoli gli chiesero: “Maestro, chi ha peccato, quest’uomo o i suoi genitori?”».

Quando i farisei interrogano il cieco che annuncia la guarigione: «“Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati e vuoi farci da maestro”».
Quando i farisei interrogano il Battista su chi egli sia e con quale autorità compia il suo ministero, gli prospettano tre personaggi di cui uno sicuramente morto ovvero Elia, il Messia o il Profeta.
Nell'incontro con Nicodemo Gesù sembrerebbe suggerire una rinascita immediata ovvero una conversione dell'anima all'ipotesi di reincarnazione, come un metodo per spezzare la catena delle rinascite.

Anche in un testo gnostico denominato Pistis Sophia verebbe prospettata la possibilità della reincarnazione, sempre però in vista di un suo superamento finale.

...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***


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Iperbole

Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #5 on: June 28, 2010, 17:10:03 pm »
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... e se ci reincarnassimo tutti quanti in "nuovi noi" , tutti i giorni e senza morire?






* Iperbole  ..... il delirante ...

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Offline Darth Dorgius

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Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #6 on: June 28, 2010, 17:46:57 pm »
0
... e se ci reincarnassimo tutti quanti in "nuovi noi" , tutti i giorni e senza morire?






* Iperbole  ..... il delirante ...

Ti stai pericolosamente avvicinando alle mie teorie "metafisiche".

Occhio... ;)
Cittadino del Territorio Libero di Trieste.

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Iperbole

Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #7 on: June 28, 2010, 17:55:28 pm »
0
Dorian sono anni che deliro ;)
Sul forum posto solo il 5% di quello che faccio\penso  :D

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Offline Syntrip

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Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #8 on: June 29, 2010, 13:50:08 pm »
0
Dorian sono anni che deliro ;)
Sul forum posto solo il 5% di quello che faccio\penso  :D

conto che non ti prenda la voglia di strafare...

 XD XD XD XD XD
Come un nano in bilico sull’orlo di un orinale, dovevo muovermi in punta di piedi…Come un cieco ad un’orgia, dovevo farmi strada palpando.

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Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #9 on: June 29, 2010, 13:55:09 pm »
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reincarnarsi ogni giorno tipo "il giorno della marmotta"?! ???


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Fanchinna

Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #10 on: June 29, 2010, 14:36:13 pm »
0
domanda per gli atei:
dopo la morte dove si va?

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Offline Darth Dorgius

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Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #11 on: June 29, 2010, 14:56:39 pm »
0
domanda per gli atei:
dopo la morte dove si va?

Un ateo ti direbbe tranquillamente che non esiste un dopo. :)

Se poi ne vuoi parlare al livello molecolare, allora si può affermare che veniamo "riciclati". :gh:
Cittadino del Territorio Libero di Trieste.

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Offline Syntrip

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Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #12 on: June 29, 2010, 15:03:40 pm »
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domanda per gli atei:
dopo la morte dove si va?

e parlando di progetti a minor scadenza che si fa nel week-end?


 :D :D :D :D :D

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machine gun yogin

Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #13 on: June 29, 2010, 15:54:59 pm »
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... e se ci reincarnassimo tutti quanti in "nuovi noi" , tutti i giorni e senza morire?
* Iperbole  ..... il delirante ...
Ti stai pericolosamente avvicinando alle mie teorie "metafisiche".
Occhio... ;)
Credo di aver capito cosa vi passa per la testa, ma la cosa e' veramente difficile da concepire o forse dura da accettare!

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machine gun yogin

Re: Dobbiamo davvero morire per reincarnarci ?
« Reply #14 on: June 29, 2010, 15:55:59 pm »
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e' roba da malsani