Difesa personale nella propria automobile

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Fanchinna

Re: Difesa personale nella propria automobile
« Reply #120 on: November 19, 2010, 17:26:52 pm »
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Offline The Spartan

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Re: Difesa personale nella propria automobile
« Reply #121 on: November 19, 2010, 17:30:19 pm »
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Grande canzone....
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Re: Difesa personale nella propria automobile
« Reply #123 on: November 22, 2010, 14:09:53 pm »
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Quote
@ ale ale:

Tu l'hai comprato di tua iniziativa, magari qualcuno ha invece bisogno che gli venga consigliato di prenderlo e magari anche che gli mostrino come utilizzarlo...

Lo dico almeno quattro volte ogni anno accademico, poi ognuno sceglie da solo, io faccio la mia parte, ma non sono il legislatore. :)
la fijlkam è alla frutta

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Offline steno

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Re: Difesa personale nella propria automobile
« Reply #124 on: November 22, 2010, 14:12:59 pm »
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piuttosto di nulla, meglio piuttosto

ma quando si può, non basta sapere, bisogna saper fare
Quindi teoria e pratica, che se è ben simulabile in certe situazioni, è costosissimo replicare in certe altre, incidenti automobilistici in primis. :dis:
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Offline Gargoyle

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Re: Difesa personale nella propria automobile
« Reply #125 on: November 22, 2010, 14:18:33 pm »
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dai, non è quello che ho detto!
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Offline steno

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Re: Difesa personale nella propria automobile
« Reply #126 on: November 22, 2010, 14:24:24 pm »
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confermo, è quello che IO penso, in relazione al tuo discorso, estrapolando il pezzo dal tutto. :)
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Offline Gargoyle

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Re: Difesa personale nella propria automobile
« Reply #127 on: November 22, 2010, 15:14:51 pm »
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aaaaaaaaaaaaaaaaaaak, allora ok

basta non estrapolare!  ;)
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Offline Dottor Wolvie Killmister

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Re:Difesa personale nella propria automobile
« Reply #128 on: February 20, 2011, 13:39:57 pm »
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Semi-spinoff dall'altro 3d  ;) .....


Automobile: siete pronti per l’imprevisto?
Articolo di Konstantin Komarov pubblicato il 27 novembre 2007

Fin dall’inizio del nostro corso alla scuola militare, mentre studiavamo tattiche operative, uso di armi da fuoco, guida di automezzi o veicoli corazzati, dovevamo anche sottoporci a dei test, riguardanti appunto ogni tipo di questi veicoli. Alcuni di questi erano molto semplici, mentre altri un po’ meno. In ogni caso, l’addestramento con un nuovo tipo di veicolo iniziava sempre dalle basi: entrare o uscire dal veicolo, da soli o in gruppo.  Insieme alle altre cose, ci lavorammo su per un anno, anche con le armi e tutto l’equipaggiamento.
 
Questo tipo di lavoro era così intenso che alla fine avevamo sempre le spalle zuppe di sudore, mentre ginocchia, gomiti, dita, testa e altre parti del corpo erano abrase e coperte di sangue, per via degli urti e dei graffi sulle parti metalliche dei veicoli. Già dopo la prima ora di questo tipo di addestramento, sudati, arrabbiati e stanchi, diventammo in grado di entrare e uscire attraverso le strette feritoie con un solo fluido movimento, quasi senza farci più caso, nonostante l’equipaggiamento che ci poteva intralciare.
 
Ma ci continuavamo a chiedere: perché mai facciamo questa cosa?

La risposta ci arrivò durante il nostro secondo anno di corso. Nel bel mezzo di una esercitazione, all’improvviso un veicolo corazzato da trasporto fanteria prese fuoco, mentre tutta l’unità era dentro. Undici persone con indosso l’uniforme invernale e tutto l’equipaggiamento uscirono dal mezzo in soli sei secondi! Nessuno si fece male o lasciò parte della propria roba dentro, e l’incendio venne spento subito e senza panico. Solo allora iniziammo a comprendere l’importanza delle “piccole cose” come la semplice abilità di spostarsi correttamente da un posto all’altro.

Questa abitudine, sviluppata durante il corso grazie a sudore, graffi e botte, mi ha salvato più di una volta in varie situazioni. Mi ha aiutato a saltare fuori da un veicolo che rotolava lungo un pendio; saltare al riparo di un mezzo corazzato durante uno scontro a fuoco; saltare in un attimo, al buio, dal sedile anteriore a quello posteriore di una jeep e far fuoco con l’arma montata sul mezzo…
 
Questa vecchia abitudine non appartiene solo al passato dell’addestramento, ma continua ad esistere nella vita di tutti i giorni. Una volta vidi un mio vecchio commilitone, Andrej, che aveva appena comprato una nuova auto. La parcheggiò, ci girò attorno per un po’, poi iniziò ad entrarci da una parte e ad uscirne dall’altra. Dopo circa dieci volte, iniziò a muoversi dal sedile anteriore a quello del passeggero e quello posteriore.

Rimasi a guardarlo, e dopo un pò gli chiesi a cosa gli servisse tutto ciò. Per tutta  risposta mi raccontò una storia, una storia che conteneva un grande insegnamento.
Nel 1994, aveva lasciato l’esercito e si era dato alla compravendita di auto usate europee, che lui ritirava e guidava di persona per un certo tratto, in Russia. A quei tempi questo era un mestiere molto rischioso, perché bande di rapinatori infestavano le strade, proprio a caccia di questo tipo di automobilisti. Seguendo questa vecchia abitudine militare, Andrej perdeva ogni volta del tempo per imparare a muoversi agevolmente intorno e dentro ad ogni auto che avrebbe dovuto guidare. E una volta questa abitudine gli salvò la vita.
 
Successe in autunno inoltrato. Andrej ritirò un’auto in Bielorussia e guidò attraverso il territorio della regione di Smolensk. Davanti a sé, a un certo punto vide una pattuglia della stradale e un uomo in uniforme che segnalava di fermarsi con il suo bastone a strisce bianche e nere (è così che si usa in Russia). Andrej si fermò ma tenne il motore acceso, abbassò il finestrino e aspettò. Il “poliziotto” si avvicinò lentamente, si qualificò e chiese di vedere i suoi documenti insieme al contenuto del bagagliaio.
 
L’aspetto del “poliziotto” non destava alcun sospetto: uniforme ingombrante, stivali impolverati, maniere da “superiore”, la tipica pattuglia statale andata per strada a cercare di guadagnare qualcosa in più. Ma c’era qualcosa che non andava. Così, senza togliere le chiavi, Andrej prese i documenti, uscì dall’auto e seguì il “poliziotto” al bagagliaio.
 
Questi diede una veloce occhiata al bagagliaio vuoto, e iniziò a scrutare la patente e il libretto di Andrej. Armeggiando con queste carte, a un certo punto disse che quei documenti erano falsi, e lui avrebbe dovuto venire in auto con loro per chiarire meglio la sua posizione. Al posto di guida stava seduto un capitano, “appisolato”.
Andrej aveva già aperto lo sportello posteriore quando si rese conto che, nonostante il clima fosse secco, le targhe dell’auto fossero coperte da uno strato di fango, e che il simbolo della stradale era coperto da dello scotch, e il “poliziotto” alle sue spalle aveva chissà perché messo una mano in tasca…
 
Senza mostrare di aver capito, Andrej entrò lentamente nell’auto brontolando, e cercò di aprire silenziosamente l’altro sportello, ma era bloccato. Il “poliziotto” al suo fianco gli sbarrava l’uscita. All’improvviso, in un solo movimento, Andrej infilò le gambe fra i due sedili anteriori e si sedette di fianco sul sedile del passeggero. Questo movimento improvviso fece impappinare i due per qualche attimo. Poi, con una mano aprì lo sportello, si puntellò con le gambe contro il “capitano” e rotolò fuori. Schizzò in piedi a sfrecciò verso la sua auto. Da dietro a dei cespugli, un terzo “poliziotto” si mise a correre nella stessa direzione.

I due raggiunsero l’auto quasi contemporaneamente, Andrej dalla parte del guidatore e quell’altro dalla parte del passeggero. In quel momento Andrej fece qualcosa che gli fece guadagnare un paio di preziosi secondi: si tuffò nell’auto attraverso il finestrino, allungando le braccia a bloccare i due sportelli dal lato del “poliziotto”, e mentre questi faceva il giro per arrivare dal suo lato, mise in moto e bloccò gli altri sportelli. Partì mentre il “poliziotto” cercava di accoltellarlo attraverso il finestrino aperto…
 
Arrivato alla prima stazione di polizia, Andrej raccontò l’accaduto e i falsi poliziotti vennero catturati in flagrante. Venne fuori che quella banda aveva già commesso parecchi omicidi.

Questo è ciò che ha salvato la vita al mio amico: autocontrollo, rapidità di decisione e delle mosse già praticate in modo efficace. Significa che il tempo per imparare a “conoscere” l’interno del proprio veicolo è tempo ben speso. La vita è piena di soprese, e bisogna sempre essere pronti a tutto.
 

L’autore:
Konstantin Komarov è Maggiore delle forze speciali di polizia,  ha servito nell’esercito Russo con il ruolo di Ricognitore. E’ anche ricercatore universitario in Psicologia del Combattimento, e guardia del corpo presso l’elite moscovita, nonché istruttore presso il Systema Immersion Camp.


Link all’articolo originale:

http://www.russianmartialart.com/main.php?page=article_info&articles_id=23&osCsid=bfce1d4ae8878035519feb7dde2b61c5
Fondatore dell'omonimo sistema di difesa personale!

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