continuo sul kata come insieme di suggerimenti.
perché ci sono tanti mawatte? semplice: spesso il kata mi suggerisce che, se percepisco un attacco, in genere di fronte o di lato, meglio levarsi dai coxxxoni.
TAISABAKI. levarsi, a volte indietreggiare (sapevate che i nekoashi con parata andrebbero scivolati, tipo in molte scuole di okinawa?), o calare col peso per schivare in basso. le parate non sempre sono parate. uno shuto uke può essere un ottimo "osae" (controllo), concetto chiaro se si pratica il kakie o il chisao.
il kata mi offre tre parate alte in sequenza? magari sono ganci... chissà. o, come suggerisce un mio amico, sono ottimi sistemi per contrastare un attacco di arma magari con dei tonfa o dei sai, sempre sul principio dell'osae.
non è detto che un kata non possa essere fatto con delle armi in mano, se lo riportiamo a 150 anni fa, in giappone. non tutto può essere sempre attuale.
fatto sta che se un kata mi dice di fare qualcosa, non devo farla così come è, ma cogliere il suggerimento. direzione, angolo, tipo di tecnica, ma non tecnica in sé. altrimenti stiamo frescvhi: NESSUNA TECNICA di nessun kata funziona così come appare.
quindi il kata non è un manuale di tecniche, quanto piuttosto un manuale di principi sui quali montare le tecniche, con suggerimenti formali utili unicamente alla trasmissione di chiavi che, però, in molti casi sono perdute e vanno per questo ricostruite, anche a costo di inventare qualcosa da appiccicare sul kata, basta che funzioni. triste realtà, ma è così.
di qui lo stimolo allo studio di altre discipline, per (orrore e raccapriccio!) migliorare questo imperfetto e incompleto karate. che ha tutto, ma non lo sa nessuno... che paradosso!
spendo due parole sul KI
coza ezzere qvezto KI?
partiamo dall'ideogramma: 氣
questo ideogramma si legge KI (QI in cinese). indica semplicemente del riso che bolle.
i cinesi avevano realizzato che se del riso bolle si genera vapore. il vapore genera energia.
ergo avevano intuito il concetto di caloria.
KI
non c'è altro da dire. non è un'energia mistica, sebbene alcuni studiosi cinesi, ma non solo, abbiano elaborato complesse teorie "teosofiche" sul concetto di KI in relazione soprattutto alle reinterpretazioni del tao.
il concetto di KI è vicino anche a quello di PNEUMA in greco, o di SPIRITO inteso come "soffio vitale". senza addentrarmi in accademici ripassi di studi che partono dal PRANA e giungono all'idea di KI, mi limiterò a dire che il KI esiste, ma non è un superpotere.
ho mai sentito il ki scorrere? forse.
lo posso generare? no, in quanto esso non si genera.
posso sparare l'hadoken? no. magari
ma allora, che è 'sto ki?
è, in breve, l'energia vitale che ci anima, e che è quel "quid" che la scienza mai riuscirà a spiegare del tutto. è anche la capacità che abbiamo di regolare tale energia vitale al fine di ottenere risultati normalmente considerati "sorprendenti".
quando eseguiamo lo shime di sanchin, se il ki non scorre in modo adeguato, sentiamo dolore. ma se regoliamo il flusso del respiro, e lo accordiamo alla contrazione corporea, aiutiamo la mente a crearsi uno spazio tutto speciale grazie al quale ridurremo il dolore, innalzandone la soglia.
in breve, la concentrazione aiuta a gestire il ki, che non è nient'altro che una manifestazione fisica, concreta, dell'energia vitale. il toate esiste? boh. mai visto. penso che egami fosse un visionario. ma il ki c'è, comunque lo si voglia chiamare. e si può imparare a gestirlo anche per mezzo di certi esercizi formali... come i kata.
non aspettatevi lucine e colpi di energia. possiamo sentire il ki a mo' di formicolio lungo il corpo, quello sì. ma niente di eclatante, niente di visibile, niente di super.
4) sui kata come forma di meditazione
il kata è... abbiamo detto, poco fa, che è un insieme di principi.
allora, se il kata contiene principi teorici e pratici (levati dalle balls se ti attaccano, scendi col peso, attacca qua o là...), allora esso richiede concentrazione. concentrarsi equivale a una forma blanda di meditazione. ripetere il kata a lungo, fino a "fondersi nella tecnica" (o perdersi in essa) è un processo meditativo e contemplativo. il kata NON SERVE a meditare di per sé, ma al tempo stesso diventa una forma di meditazione (zen, per dirla in giapponese) in movimento.
esso non andrebbe praticato solo nella forma di base. si può eseguire come waza-kata (immobili, anche in seiza, usando solo le braccia e le gambe se si è in piedi, ma senza enbusen), come tachi-kata (solo spostamenti senza tecniche), come "souzo-kata" (kata immaginato, a mo di mokuso), lento, veloce, tutto duro o tutto morbido. ma anche come "gyaku-kata", ossia con le tecniche a specchio... insomma, il kata può essere studiato, smembrato, analizzato, diventando proprio una forma di meditazione.
è un effetto "collaterale"? o è stato pensato così? (non dai cinesi, ma dagli okinawensi, visto che in cina non vi è traccia di forme identiche ai kata del karate!) chi lo sa? comunque esiste ANCHE questa componente, che in ogni caso è utile come è utile fare training autogeno prima di un incontro di un qualunque SDC. inoltre il ritmo del kata è scandito non solo dal movimento, ma anche dal respiro diaframmatico, che si connette direttamente al concetto di apertura e chiusura del tanden. principio base della meditazione zen... utile a chiunque, anche a un cattolico o a un ateo (essendo lo zen una para-religione, e non una religione vera e propria, applicabile a tutto).