Sulla psicologia: pregiudizi e realtà

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Offline Giorgia Moralizzatrice

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Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« on: May 18, 2012, 09:19:34 am »
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Prendo spunto da questo post

Diciamo che la mia espressione dell'intervento precedente era fortemente influenzata dalla mia bassa considerazione della psicologia.  XD
Forse ho un'immagine della psicologia un po' distorta e fondata su ignoranza ma mi dà l'idea di tanto fumo, poco arrosto e poca scientificità, con tante teorie, parole e astrazione ma pochi numeri concreti per giustificarle.
Per quanto non l'abbia effettivamente studiata e pure per motivazioni di tipo diverso, a posteriori vedo l'averla lasciata all'università (tralasciando dal giudizio la quantità di gnocca in ateneo  8)) come una delle poche scelte azzeccatissime della mia vita.

ma anche in chat ne parlavamo qualche giorno fa. Ora io credo che ci sia molta disinformazione su cos'è la psicologia e le metodologie su cui si basa, già quanto scritto sopra penso sia esemplificativo di credenze piuttosto radicate.



Probabilmente nell'immaginario collettivo (che è anche quello che viene passato dai film) lo psicologo (o meglio lo psicoterapeuta) è una sorta di indovino che cerca di interpretare i sogni e quanto tu gli racconti mentre sei steso su un lettino, il suo ruolo è sostanzialmente ascoltare e farti sentire compreso.

I vaghi collegamenti mentali che si hanno sulla psicologia penso siano per lo più relativi alle teorie di Freud mentre si ignora quasi completamente lo stretto legame che la psicologia ha con le neuroscienze (per cui studio dei processi relativi alla memoria, ai processi cognitivi, al linguaggio, allo sviluppo..)

Tanto per farvi un'idea

http://it.wikipedia.org/wiki/Psicologia#La_nascita_della_psicologia_scientifica

http://it.wikipedia.org/wiki/Discipline_psicologiche

Mi sembra un po' assurdo difendere la categoria (visto che in chat ne dico spesso peste e corna) ma mi sembrava giusto dare un minimo di informazione al di là del sentire comune.
I requisiti per una discussione sono onestà intellettuale e una mente aperta, senza questi nessun confronto è possibile

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Offline Diego

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #1 on: May 18, 2012, 18:53:14 pm »
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Credevo alla psicologia 10-15 anni fa.
Ho cambiato il mio punto di vista col passare del tempo, proprio cercando di capirne un po' di più, incontrandoli e parlando loro di persona. Le uniche chiacchierate che posso considerare utili, aventi come argomento la psicologia, con una che era/è rappresentativa della categoria sono state con una mia cugina ma in cui cominciavo a vedere crepe ad alcuni aspetti strutturali della disciplina.

Per gli altri casi, è stato più proficuo per me in effetti parlare con una cartomante per metterla alla prova e vedere quanto era brava a carpire informazioni e a “leggermi” il futuro. Casualmente con me ha perso la sua lettura delle carte che padroneggiava fino a pochi minuti prima.  XD

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Offline Giorgia Moralizzatrice

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #2 on: May 18, 2012, 19:36:24 pm »
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Credevo alla psicologia 10-15 anni fa.
Ho cambiato il mio punto di vista col passare del tempo, proprio cercando di capirne un po' di più, incontrandoli e parlando loro di persona. Le uniche chiacchierate che posso considerare utili, aventi come argomento la psicologia, con una che era/è rappresentativa della categoria sono state con una mia cugina ma in cui cominciavo a vedere crepe ad alcuni aspetti strutturali della disciplina.
Che crepe? Poi non capisco quando parli di "credere", mica è un atto di fede.. la psicologia in questi ultimi tempi ha fatto grossi passi verso una formalizzazione scientifica

Per gli altri casi, è stato più proficuo per me in effetti parlare con una cartomante per metterla alla prova e vedere quanto era brava a carpire informazioni e a “leggermi” il futuro. Casualmente con me ha perso la sua lettura delle carte che padroneggiava fino a pochi minuti prima.  XD
Anche qui mi sa che non capisco   :-[
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Offline Diego

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #3 on: May 18, 2012, 23:28:39 pm »
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Come proposte di soluzione a problemi o quesiti, non mi interessano le teorie a me interessano i risultati pratici, le leggi scientifiche, i riscontri fisici, chimici, elettrici o elettromagnetici, aspetti di cui si occupano maggiormente la psichiatria, la neurologia etc materie che si studiano nelle facoltà mediche.

Pur essendone collegata, la psicologia era una materia a differenza di psichiatria e neurologia catalogata (seppur per catalogazione a grandi linee) come umanistica, non scientifica. Discorso simile era fatto pure per sociologia, seppur come materia penso fosse un po' più legata all'elaborazione di dati statistici, un po' più concreta.
Il confine più marcato tra psichiatria, neurologia e psicologia era bene o male questo, un fortissimo attaccamento a una base scientifica (e ai farmaci) da un lato, un legame maggiore con il lato umanistico dall'altra.

Parlo all'imperfetto perchè di fatto mi riferisco a un'impostazione universitaria e professionale da (fine) anni '90, analizzati i programmi di studio per esercitare poi le varie professioni e per aver avuto contatti con alcuni psicologi soprattutto in quegli anni (per colloqui di selezione, per tentare di arginare le apprensioni di mia madre nello scoprire che come cronotipo sono un “gufo” o per conoscenze e relazioni personali o professionali).

E' possibile che nel frattempo sia cambiato tutto, oltre al sistema universitario.  Sicuramente hanno un risalto maggiore le  considerazioni  basate su elaborazioni di dati e statistiche oggi rispetto al passato (10-15 anni fa, anni in cui si percepiva che quella era la direzione da intraprendere per l'evoluzione), rispetto a considerazioni su basi “filosofiche”. La materia si sarà di certo evoluta ma non credo che l'albero sia creciuto distante dal suo tronco.
Per gli argomenti a metà strada, tra ambito psichiatrico/neurologico (scientifico, coi quali vedo più legame) e quello psicologico (umanistico) si parla infatti maggiormente oggi di neuroscienze che però non è psicologia.

Per gran parte degli argomenti, non ne ho un'immagine di disciplina scientificamente provata e certa. Non mi offre garanzie, per certi versi proprio per l'individualità di tutti noi (nell'immagazzinare, elaborare e attivare reazioni in modo “personale” le informazioni all'interno della nostra scatola cranica). Per questo parlo di “credere”, perchè offre principi valevoli come regola generale ma rischiano di decadere sui casi specifici.

Si riscontra anche per la medicina questa idea di generalità, con “anomalie” individuali, ma in modo molto più “circoscritto”. Sentivo infatti dire tempo fa come una delle sfide della medicina per il futuro sia quella di prescrivere cure e farmaci molto più ad personam rispetto al passato e al presente (partendo soprattutto dalle conoscenze e ricerche genetiche).

Negli anni ho poi maturato moltissimo il mio lato più cinico. Per esperienze e necessità pratiche ho fortemente declassato in termini di attribuzione di valore pratico delle materie più umanistiche e “filosofiche” (qualcuno mi odierà ma oltre alla psicologia pure la filosofia e la dialettica, l'interessante studio delle quali penso diano benefici effetti collaterali ma “indirettamente”).
Ho ristretto moltissimo le maglie del mio “setaccio” per filtrare le informazioni che mi possono essere utili e utilizzabili, in moltissimi ambiti, alla ricerca di concretezza. Molte argomentazioni tra cui quelle che 10-15 anni fa mi incuriosivano ed entusiasmavano (l'argomento psicologia è uno di questi) oggi non passano la mia cernita.

Per necessità professionali o personali, ho dovuto stringere le maglie del filtro “vs aria fritta”. Qualche settaggio può essere sbagliato e informazioni utili essere perse per strada (il filtro a maglie strette “vs aria fritta” ha lati sia positivi sia negativi).

Nelle mie poche esperienze riguardo lo stereotipo del lettino/divano dello psicanalista, cogli psicologi che ho incontrato  durante l'esercizio della loro professione, cambiava quasi solo la poltrona/sedia al posto del lettino/divano.  XD
Sarà che avevo accettato di andarci, senza che fosse un mio desiderio o ne sentissi davvero la necessità, mi è capitato a fine colloquio conoscitivo, dopo aver parlato quasi solo io e in risposta alle loro domande, di chiedere loro: quale utilità pratica posso ottenere da eventuali altri incontri con Lei?
Non ne ho mai avuto risposta convincente  :-\ e come ovvio da parte mia non c'è stato seguito.
Ho trovato più utile il confronto di “lettura” con la cartomante di cui accennavo nel post precedente.

Al di fuori dei loro studi, gli psicologici con cui ho avuto a che fare sono/erano più “problematici” dei loro pazienti.  XD

Se voglio scrivere/parlare ore, invece di pagare l'affitto di un lettino, per giunta neppure in riva al mare, ci sono diverse alternative tra cui scrivere un “papiro”, che forse non passerebbe neppure il mio filtro “vs aria fritta”, ed eventualmente pubblicarlo su un forum, nel caso qualcuno abbia voglia di leggerlo. Imho, ci sono buone probabilità di ricevere in cambio spunti di riflessioni più interessanti che dal professionista “couchsurfer” a senso unico di turno.  XD

Nonostanti a cenni di dislessia durante la scritta e il mio garbuglio di pensieri, spero di aver espresso in modo comprensibile il mio punto di vista, nonostante l'intervento soporifero.  :)

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Offline Giorgia Moralizzatrice

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #4 on: May 19, 2012, 09:42:05 am »
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Come proposte di soluzione a problemi o quesiti, non mi interessano le teorie a me interessano i risultati pratici, le leggi scientifiche, i riscontri fisici, chimici, elettrici o elettromagnetici, aspetti di cui si occupano maggiormente la psichiatria, la neurologia etc materie che si studiano nelle facoltà mediche.
Mi sa che hai uno strano uso del termine "teoria" ma penso di aver capito cosa intendi. Conta che quelle che tu citi sono comunque specializzazioni (se non sbaglio) ovvero anni aggiuntivi dopo la laurea e allo stesso modo gli psicologi possono intraprendere un cammino più improntato sulla ricerca (dottorato ma anche scuole di specializzazione in neuroscienze).


Pur essendone collegata, la psicologia era una materia a differenza di psichiatria e neurologia catalogata (seppur per catalogazione a grandi linee) come umanistica, non scientifica. Discorso simile era fatto pure per sociologia, seppur come materia penso fosse un po' più legata all'elaborazione di dati statistici, un po' più concreta.
Il confine più marcato tra psichiatria, neurologia e psicologia era bene o male questo, un fortissimo attaccamento a una base scientifica (e ai farmaci) da un lato, un legame maggiore con il lato umanistico dall'altra.
E anche qui penso dipenda molto se parli di uno psicologo ricercatore (che collabora in maniera stretta con ingegneri, medici, biologi, filosofi...) o allo psicologo clinico. Nel secondo caso il lato umanistico è sicuramente presente ma una base di teoria (su cui ci sono studi di "efficacia" per la cura della malattia) comunque è presente.

Parlo all'imperfetto perchè di fatto mi riferisco a un'impostazione universitaria e professionale da (fine) anni '90, analizzati i programmi di studio per esercitare poi le varie professioni e per aver avuto contatti con alcuni psicologi soprattutto in quegli anni (per colloqui di selezione, per tentare di arginare le apprensioni di mia madre nello scoprire che come cronotipo sono un “gufo” o per conoscenze e relazioni personali o professionali).
Come detto sopra molto dipende anche dal tipo di psicologi con cui hai avuto a che fare immagino psicologi del lavoro da come parli.

E' possibile che nel frattempo sia cambiato tutto, oltre al sistema universitario.  Sicuramente hanno un risalto maggiore le  considerazioni  basate su elaborazioni di dati e statistiche oggi rispetto al passato (10-15 anni fa, anni in cui si percepiva che quella era la direzione da intraprendere per l'evoluzione), rispetto a considerazioni su basi “filosofiche”. La materia si sarà di certo evoluta ma non credo che l'albero sia creciuto distante dal suo tronco.
Dipende da che ramo hai visto tu, come detto ce ne sono tantissimi e molto diversi tra loro.

Per gli argomenti a metà strada, tra ambito psichiatrico/neurologico (scientifico, coi quali vedo più legame) e quello psicologico (umanistico) si parla infatti maggiormente oggi di neuroscienze che però non è psicologia.
No le neuroscienze sono un grosso contenitori non una disciplina strettamente a se stante  http://it.wikipedia.org/wiki/Neuroscienze

Per gran parte degli argomenti, non ne ho un'immagine di disciplina scientificamente provata e certa. Non mi offre garanzie, per certi versi proprio per l'individualità di tutti noi (nell'immagazzinare, elaborare e attivare reazioni in modo “personale” le informazioni all'interno della nostra scatola cranica). Per questo parlo di “credere”, perchè offre principi valevoli come regola generale ma rischiano di decadere sui casi specifici.
Mi sa che stai parlando ancora della psicoterapia (quindi dell'ambito esclusivamente clinico)..
Io userei con cautela l'aggettivo "certa".. sul rischio di decadere su casi specifici non ho capito cosa intendi  :-[

Si riscontra anche per la medicina questa idea di generalità, con “anomalie” individuali, ma in modo molto più “circoscritto”. Sentivo infatti dire tempo fa come una delle sfide della medicina per il futuro sia quella di prescrivere cure e farmaci molto più ad personam rispetto al passato e al presente (partendo soprattutto dalle conoscenze e ricerche genetiche).
Sine poi scoprire tutte le connessioni tra le variabili la vedo un gioco duro. Visto che citi la medicina, spesso lo psicoterapeuta ha un affiancamento medico/sanitario.


Negli anni ho poi maturato moltissimo il mio lato più cinico. Per esperienze e necessità pratiche ho fortemente declassato in termini di attribuzione di valore pratico delle materie più umanistiche e “filosofiche” (qualcuno mi odierà ma oltre alla psicologia pure la filosofia e la dialettica, l'interessante studio delle quali penso diano benefici effetti collaterali ma “indirettamente”).
La filosofia è a modo suo molto scientifica (o meglio come forma mentis di alcuni filosofi con cui ho avuto a che fare) e conosco filosofi che lavorano in  ambito neuroscientifico.

Ho ristretto moltissimo le maglie del mio “setaccio” per filtrare le informazioni che mi possono essere utili e utilizzabili, in moltissimi ambiti, alla ricerca di concretezza. Molte argomentazioni tra cui quelle che 10-15 anni fa mi incuriosivano ed entusiasmavano (l'argomento psicologia è uno di questi) oggi non passano la mia cernita.

Per necessità professionali o personali, ho dovuto stringere le maglie del filtro “vs aria fritta”. Qualche settaggio può essere sbagliato e informazioni utili essere perse per strada (il filtro a maglie strette “vs aria fritta” ha lati sia positivi sia negativi).
Sono scelte.

Nelle mie poche esperienze riguardo lo stereotipo del lettino/divano dello psicanalista, cogli psicologi che ho incontrato  durante l'esercizio della loro professione, cambiava quasi solo la poltrona/sedia al posto del lettino/divano.  XD
Sarà che avevo accettato di andarci, senza che fosse un mio desiderio o ne sentissi davvero la necessità, mi è capitato a fine colloquio conoscitivo, dopo aver parlato quasi solo io e in risposta alle loro domande, di chiedere loro: quale utilità pratica posso ottenere da eventuali altri incontri con Lei?
Non ne ho mai avuto risposta convincente  :-\ e come ovvio da parte mia non c'è stato seguito.
Se non c'era una patologia evidente non credo che un colloquio di un'ora possa bastare a fare una diagnosi e a dare indicazioni su una cura e relativi tempi, soprattutto in un'ambito come la psicoterapia in cui anche il paziente è una variabile importante nel processo di "guarigione".

Ho trovato più utile il confronto di “lettura” con la cartomante di cui accennavo nel post precedente.
Al di fuori dei loro studi, gli psicologici con cui ho avuto a che fare sono/erano più “problematici” dei loro pazienti.  XD
:D Volendo si possono trovare patologie in ogni persona (ma io le definirei caratteristiche). Teoricamente prima di diventare psicoterapeuti devono passare loro stessi da una terapia. Ma il sistema ha IMHO grosse falle  :dis:

Se voglio scrivere/parlare ore, invece di pagare l'affitto di un lettino, per giunta neppure in riva al mare, ci sono diverse alternative tra cui scrivere un “papiro”, che forse non passerebbe neppure il mio filtro “vs aria fritta”, ed eventualmente pubblicarlo su un forum, nel caso qualcuno abbia voglia di leggerlo. Imho, ci sono buone probabilità di ricevere in cambio spunti di riflessioni più interessanti che dal professionista “couchsurfer” a senso unico di turno.  XD

Nonostanti a cenni di dislessia durante la scritta e il mio garbuglio di pensieri, spero di aver espresso in modo comprensibile il mio punto di vista, nonostante l'intervento soporifero.  :)
Comprensibilissimo.
Figurati che io avevo proposto la psicoterapia via chat  alle mie colleghe ma sono scarsamente informatizzate.
Sulla bontà degli spunti dipende, sia dal forum   (se questo non ti soddisfa  http://www.google.it/search?sclient=psy-ab&hl=it&site=&source=hp&q=forum+psicologia&btnG=Cerca  ) e dallo psicoterapeuta.


PS: che fatica i post così lunghi (ma molto interessante)
« Last Edit: May 19, 2012, 10:00:00 am by giorgia »
I requisiti per una discussione sono onestà intellettuale e una mente aperta, senza questi nessun confronto è possibile


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Offline Diego

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #5 on: May 19, 2012, 16:33:33 pm »
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Purtroppo sintesi e di conseguenza comunicazione efficace non sono il mio forte.
Nel dilungarmi ieri sera per certi versi ho divagato un po' per cercare di evitare di esprimere la mia visione del nocciolo della questione sulle “crepe” della psicologia, ossia in relazione alla mia idea del cervello, perchè avrei difficoltà a comunicarla in modo comprensibile e chiaro per mancanza di terminologia e studio accademico.

La mia idea sul cervello e sui pensieri deriva dalla mia riduttiva esperienza personale e l'incrocio di informazioni da fonti inerenti l'argomento ma varie e slegate tra loro, informazioni raccolte ed elaborate in contesti e con cronologie differenti.
Mi son fatto le mie idee, ritagliando col tempo alcuni “orpelli”, che all'incrocio di informazioni risultavano più deboli e poco coerenti col puzzle in costruzione. Gli "orpelli" poco funzionali erano spesso più associabili a una mia ottica più favore alla psicologia in "contrapposizione" a quella di altre materie.

Rispetto a quanto pensavo in passato, in relazione allo studio e alla comprensione del cervello e del benessere psicofisico delle persone, vedo l'importanza della psicologia (degli aspetti più legati alla psicologia rispetto a quelli della neurologia, biologia, psichiatria, etc) uscirne molto ridimensionata.
Non penso che non serve a nulla, anzi. Le mie aspettative e la fiducia riposta nella psicologia sono molto inferiori. Forse ne ho attribuite eccessivamente in passato.
Per l'analisi di un fenomeno comune tra più discipline tenderei ad aver più fiducia e dare maggior credito all'ottica e la forma mentis di materie “cugine” alla psicologia. Oggi penso che siano più atte ad un'analisi più precisa ed efficiente e a dare indicazioni su come relazionarsi al fenomeno.

Sono in un periodo di depressione imputabile a un lutto e ho bisogno di aiuto? Se ieri mi sarei rivolto in prima battuta a uno psicoterapeuta, oggi mi  rivolgerei in prima istanza a uno psichiatra.

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Offline Giorgia Moralizzatrice

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #6 on: May 19, 2012, 22:59:30 pm »
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Se ti va di esporre le tue idee su cervello e pensieri io sarei assai curiosa  :sur:


Rispetto a quanto pensavo in passato, in relazione allo studio e alla comprensione del cervello e del benessere psicofisico delle persone, vedo l'importanza della psicologia (degli aspetti più legati alla psicologia rispetto a quelli della neurologia, biologia, psichiatria, etc) uscirne molto ridimensionata.
Non penso che non serve a nulla, anzi. Le mie aspettative e la fiducia riposta nella psicologia sono molto inferiori. Forse ne ho attribuite eccessivamente in passato.
Ognuna delle discipline da un punto di vista diverso e le varie ottiche si possono integrare. La psicologia non da risoluzioni immediate, serve piuttosto a provare a sgarbugliare alcune situazioni e analizzare dove i meccanismi si inceppano

Per l'analisi di un fenomeno comune tra più discipline tenderei ad aver più fiducia e dare maggior credito all'ottica e la forma mentis di materie “cugine” alla psicologia. Oggi penso che siano più atte ad un'analisi più precisa ed efficiente e a dare indicazioni su come relazionarsi al fenomeno.
Dipende dal fenomeno e anche da cosa intendi con efficienza (dato che dipende dallo scopo)  ;)
Tantissimi disturbi (depressione, crisi di panico, disturbi alimentari, terapia sessuale, comportamente ossessivo compulsivi) in genere hanno una parte farmacologica (quindi con intervento di uno psichiatra o comunque di un medico) ma sono molto più efficaci (se non ricordo male ci sono studi comparati) se affiancati da una psicoterapia.

Sono in un periodo di depressione imputabile a un lutto e ho bisogno di aiuto? Se ieri mi sarei rivolto in prima battuta a uno psicoterapeuta, oggi mi  rivolgerei in prima istanza a uno psichiatra.
E IMHO probabilmente lui ti darebbe il nome di uno psicoterapeuta (a meno di non esserlo lui stesso) perchè i farmaci non sono la risoluzione di tutti i mali e possono servire per uscire dalla fase acuta ma poi si ha bisogno di altro  ;)
I requisiti per una discussione sono onestà intellettuale e una mente aperta, senza questi nessun confronto è possibile

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Offline Diego

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #7 on: May 20, 2012, 15:28:15 pm »
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Per il discorso sulla mia visione del cervello per intero, scusami ma glisso in parte. Non avrei nessun problema a provare a esportela in toto al pub in compagnia davanti a una birra. Dialogando ma non per iscritto.  ;)

La mia visione comunque non è nulla di straordinario, anzi. E' solo un quadro d'insieme molto ignorante (da circoscrivere ai discorsi da pub/bar) e con qualche ipotesi accessoria del suo corrispettivo scientifico e più affidabile.

Comprendo bene l'interazione reciproca dei nostri pensieri con la nostra fisicità, ma non vedo una chiara linea di demarcazione tra la contrapposizione/distinzione del passato tra mente-corpo.
I nostri pensieri influiscono sul nostro corpo. Ma non etichetto i nostri pensieri come astratti. Per quanto difficili ancora al momento da rilevare, inquadrare e misurare con precisione, ritengo i nostri pensieri una componente del tutto fisica/materiale. Quindi ritengo ovvia l'influenza dell'uno sull'altro, come una “normale” interazione tra due aspetti fisici e chimici, una concatenazione di cause-effetti e frutto di interscambio reciproco.

Dopo aver mesi fa interrotto la lettura su schermo del pc a metà per fastidi agli occhi, da circa una settimana lentamente (sto leggendo più libri in contemporanea) ho riiniziato a leggere sull'ereader Brain Rules (non ricordo il titolo italiano) di Medina. E' un libro divulgativo e alla portata di tutti, quindi anche alla mia.
Può darsi che quando l'avrò finito faccia cambiare la mia visione del cervello.  XD
Nel caso tu non l'abbia già letto, se ti interessa l'argomento può essere una piacevole lettura di svago.

Nell'intervento precedente, volevo trasmetterti quanto la mia visione non sia così categoricamente negativa sulla psicologia come può sembrare.
Purtroppo mi son forse fatto fraintendere non comunicando a sufficienza e in alcuni tratti il tono reaIe delle mie parole, tra il serio e il faceto.
La relazione tra psicologi e cartomanti era una forzatura e un paradosso espresso col sorriso.

La “sostituzione” della psicoterapia con un forum era tutta espressa con tono scherzoso, seppur con un fondo di verità. L'”autoterapia”, ho rimosso e non ricordo il nome che usano, è considerata anche in psicologia ma non è sostitutiva del “lettino” (che penso possa dare dei risultati e abbia una sua funzione, nella mia visione del cervello provocando reazioni fisiche/chimiche positive per lo scopo nel cervello del paziente)

L'esempio del lutto (preso proprio perchè capita prima o poi a tutti)  era per esprimere il grado della mia fiducia riguardo alla categoria degli psicologi, nonostante appunto il caso di rielaborazione di una perdita sia in genere trattato più con la psicoterapia. Dipende dalla situazione ma lo psichiatra di solito prescrive temporaneamente qualcosa di blando e per “emergenza”, ma in questi casi rimanda allo psicologo.
Era per dire che oggi andrei comunque dallo psichiatra sapendo di avere buone probabilità di farmi rimbalzare dallo psicoterapeuta, piuttosto che il contrario.

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Offline Giorgia Moralizzatrice

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #8 on: May 20, 2012, 16:09:44 pm »
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Concordo sull'interazione mente/corpo.
Di Medina avevo letto qualcosa tempo fa, lo ricordo come un bravo divulgatore.
Per quanto riguarda la tua versione "non così categoricamente negativa" della psicologia.. beh diciamo che quello che ho capito ioè che gli attribuisci un'utilità decisamente limitata (prossima allo zero?), mentre io sono convinta che in alcune situazioni lo psicoterapeuta abbia notevole "efficacia" (ma che questa dipenda anche dalla "volontà" del paziente, un po' come le diete puoi andare da un bravissimo dietologo ma se poi continui a magnare come un maiale mica puoi dimagrire)

L'esempio del lutto non lo capisco.. dici che la rielaborazione di un lutto è da affidare ad uno psicoterapeuta ma, pur sapendo questo, ti rivolgeresti ad uno psichiatra (sapendo di essere probabilmente rimbalzato)  ???  Perchè questo passaggio?
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Offline Diego

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #9 on: May 20, 2012, 18:24:25 pm »
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Per quanto riguarda la tua versione "non così categoricamente negativa" della psicologia.. beh diciamo che quello che ho capito ioè che gli attribuisci un'utilità decisamente limitata (prossima allo zero?), mentre io sono convinta che in alcune situazioni lo psicoterapeuta abbia notevole "efficacia" (ma che questa dipenda anche dalla "volontà" del paziente, un po' come le diete puoi andare da un bravissimo dietologo ma se poi continui a magnare come un maiale mica puoi dimagrire)
Sono in parte d'accordo.
Ma il “se il paziente collabora” mi fa abbassare moltissimo la fiducia e l'affidabilità attribuita.
La differenza col dietista è che se non seguo la sua dieta non sto neppure seguendo la “terapia” prescritta.
Se vado una volta a settimana/mese dallo psicologo (non conosco neppure esattamente la “posologia” media di una psicoterapia) la terapia la sto seguendo.
Un farmaco è soggetto all'individualità di reazione del paziente, ma scientificamente ha effetto anche se non c'è la volontà del paziente (influenzato da effetti placebo o nocebo per i risultati ma ne dà comunque). 


Quote
L'esempio del lutto non lo capisco.. dici che la rielaborazione di un lutto è da affidare ad uno psicoterapeuta ma, pur sapendo questo, ti rivolgeresti ad uno psichiatra (sapendo di essere probabilmente rimbalzato)  ???  Perchè questo passaggio?
Perchè per una diagnosi e la scelta delle modalità di terapia preferirei affidarmi a un professionista, a parità di bravura, che oltre al lato psicologico che presuppongo abbia ricevuto nella sua formazione (tramite la laurea in medicina prima della specializzazione in psichiatria) più accurati fondamenti rispetto allo psicologo di biologia, chimica e un quadro d'insieme più ampio sul corpo umano, la salute e le disfunzioni del suo equilibrio di funzionamento.


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Offline Giorgia Moralizzatrice

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #10 on: May 20, 2012, 20:42:50 pm »
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Ma il “se il paziente collabora” mi fa abbassare moltissimo la fiducia e l'affidabilità attribuita.
La differenza col dietista è che se non seguo la sua dieta non sto neppure seguendo la “terapia” prescritta.
Se vado una volta a settimana/mese dallo psicologo (non conosco neppure esattamente la “posologia” media di una psicoterapia) la terapia la sto seguendo.
Dipende da "come" ci vai dallo psicoterapeuta e no in genere non si limita al tempo della seduta. La "posologia"  la si stabilisce a quanto so di caso in caso, una media penso sia una volta alla settimana.

Un farmaco è soggetto all'individualità di reazione del paziente, ma scientificamente ha effetto anche se non c'è la volontà del paziente (influenzato da effetti placebo o nocebo per i risultati ma ne dà comunque). 
Certo ma il farmaco non può "curare" tutto (e poi ci sono le controindicazioni che almeno negli psicofarmaci non sono da sottovalutare). Ci sono comunque studi sull'efficacia delle psicoterapie per i vari problemi. Anche se spesso gli psicoterapeuti hanno una mentalità poco orientata alla ricerca.

Quote
L'esempio del lutto non lo capisco.. dici che la rielaborazione di un lutto è da affidare ad uno psicoterapeuta ma, pur sapendo questo, ti rivolgeresti ad uno psichiatra (sapendo di essere probabilmente rimbalzato)  ???  Perchè questo passaggio?
Perchè per una diagnosi e la scelta delle modalità di terapia preferirei affidarmi a un professionista, a parità di bravura, che oltre al lato psicologico che presuppongo abbia ricevuto nella sua formazione (tramite la laurea in medicina prima della specializzazione in psichiatria) più accurati fondamenti rispetto allo psicologo di biologia, chimica e un quadro d'insieme più ampio sul corpo umano, la salute e le disfunzioni del suo equilibrio di funzionamento.
Sì ma forse per aiutarti a rielaborare un lutto ha competenze più adatte lo psicoterapeuta. Pure un dentista può farmi la pulizia dei denti ma forse un'igientista dentale è più esperto (dato che fa generalmente quello)  ;)
« Last Edit: May 20, 2012, 20:45:06 pm by giorgia »
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Offline Diego

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #11 on: May 20, 2012, 22:04:54 pm »
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Certo ma il farmaco non può "curare" tutto
Il problema che percepisco/ipotizzo, tutt'altro che a ragion veduta ma solo per il mio punto di vista miope, è che nonostante i passi avanti  degli ultimi anni, non si abbiano purtroppo ancora conoscenze e mezzi di rilevazione scientifici sufficienti  per comprendere a pieno, e con un'ottica “ad alta definizione”, le meccaniche fisiche e chimiche di funzionamento del cervello in azione.

Di conseguenza anche i farmaci (e le terapie più in generale) penso non possano al momento essere calibrati bene a sufficienza per risolvere i problemi o almeno non abbiano l'incisività nel loro utilizzo ai livelli di altre aree mediche.

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Offline Giorgia Moralizzatrice

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #12 on: May 20, 2012, 23:02:51 pm »
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Concordo con il tuo ultimo post ma (riallacciandomi al discorso sull'elaborazione del lutto) io non spero che per ogni "problema" verrà trovato un rimedio, in fondo amore e dolore sono IMHO troppo collegati per poterne "guarire" uno senza intaccare l'altro.

Per il resto concordi con quanto avevo scritto nel post precedente? Sono riuscita a rendere comprensibile il mio punto di vista?
I requisiti per una discussione sono onestà intellettuale e una mente aperta, senza questi nessun confronto è possibile

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Offline Diego

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #13 on: May 21, 2012, 00:00:36 am »
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Si, come anche con altre tue argomentazioni che avevi scritto più sopra, ci sono aspetti che hai enunciato che ho constatato e contemplato anch'io per l'elaborazione della mia opinione.
Un minimo ho enfatizzo alcune divergenze di opinioni per favorire il dialogo.  ;)
Di solito contemplo di più le scale di grigi rispetto al bianco e il nero nei miei giudizi ma per il dialogo e la comunicazione annerire i grigi scuri e sbiancare i grigi chiari è un mezzuccio che funziona.  XD
 

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Offline Giorgia Moralizzatrice

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Re:Sulla psicologia: pregiudizi e realtà
« Reply #14 on: May 21, 2012, 08:47:21 am »
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 :D Lo faccio pure io  :gh:

Ma alla fine non capisco perchè per una pulizia dei denti andresti dal dentista (..che poi l'igienista dentale ha assunto una connotazione con risvolti "interessanti"  XD)
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