Ar.Ma.
Difesa personale => Difesa Personale => Topic started by: Rev. Madhatter on February 20, 2012, 17:31:22 pm
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Sara' un 3D molto banale,pieno di cose ovvie,ma sistematico, visto che e' stato richiesto :om:
(http://www.infonetworkmarketing.org/wp-content/uploads/2010/10/comunication.jpg)
COMUNICAZIONE.
Processo in cui si inviano,ricevono e interpretano messaggi attraverso l'insieme dei canali sensoriali.
Intenzione di chi comunica ---> Messaggio[1] ---> Interpretazione di chi riceve.
In tutto questo la comunicazione e' influenzata dal Contesto, ambientale e situazionale.
Sembra una stronzata banale,ma serve a ricordarsi che:
1) Non e' detto che l'intenzione di chi comunica coincida con il messaggio ne con l'interpretazione che ne viene fatta.
Ed e' importante sapere che e' irrilevante quali siano le intenzioni di una comunicazione, quello che conta per l'esito della comunicazione e' l'interpretazione di chi riceve.
E' percio' premura del soggetto che comunica sforzarsi di essere il piu' comprensivo possibile.
2) Il Contesto e' parte attiva della comunicazione.
3) "attraverso l'insieme dei canali sensoriali", non solo le "parole astratte" ma un insieme di elementi.
Prendendo le mosse dal punto 3 e' importante sapere che la comunicazione si divide in maniera leggermente diversa da quanto ci si aspetta:
Il contenuto verbale (quello che utilizza le parole) veicola il 7% del messaggio.
La comunicazione paraverbale (timbto,ritmo,varietà) il 38%.
Ed infine la comunicazione "corporea" (corpo e prossemica) il 55%.
Es: pronunciare parole di minaccia con voce tremante e atteggiamento corporeo di paura e chiusura risultera inevitabilmente poco credibile.
E' altresi' facile notare come negli ambiti in cui non sono coinvolti gli aspetti non verbali sia estremamente piu' facile fraintendere le comunicazioni; come ad esempio i forum, in cui infatti si ricorre alle emoticons per dare note emotive a messaggi altrimenti ambigui[2].
- Mentre la comunicazione verbale si occupa di trasmettere concetti e dati quella non verbale trasmette emozioni e sentimenti.
-La comunicazione non verbale si divide in paralinguaggi (modalita' vocali utilizzate), linguaggi del corpo (postura,movimenti,espressioni) e la prossemica ( studio delle distanze,contatto visivo/corporeo).
E' rilevante capire a questi propositi che buona parte delle informazioni scambiate in una comunicazione NON E' INTENZIONALE.
Nelle situazioni "a rischio" si ricorre essenzialmente a due modalita' comunicative principali: Dissuasione/negoziazione e tecniche di confronto assertivo.
DE-ESCALATION
(http://spicywebsites.com/wp-content/uploads/2008/02/fotolia-2709331.jpg)
-Si usana quando l'aggressore e' in uno stato di agitazione psico-fisica, arrabbiato,confuso,drogato o sofferente per qualche problema.
-Consiste nell'utilizzo di appropriate tecniche comunicative per inibire o annullare una situazione esplosiva.
-L'obiettivo e' quello di entrare in una relazione di sintonia con l'individuo in modo da ridurne la carica violenta.
-Servono per controllare la risposta emotiva dell'aggressore ed invertire la dinamica della situazione che sta conducendo all'esplosione del conflitto.
principi non verbali:
- Mantenere la calma
- Posizionare se stessi per la salvezza
- Atteggiamento comprensivo ma vigile
Principi verbali:
- Voce calma e sicura
- Ascoltare,partecipare al dialogo
- Essere chiari
- Comprendere il punto di vista dell'aggressore
ASSERTIVITA'
(http://2.bp.blogspot.com/_FpU0HVNtjmM/TSrc6dyuK9I/AAAAAAAAAms/K4P3crv_XcU/s1600/thank-you-for-smoking.jpg)
-Si applicano quando l'aggressore e' invadente,vuole intimorirci e sopraffarci intenzionalmente.
-Consiste in un utilizzo di appropriate tecniche comunicative per disorientare,confondere e interrompere la strategia dell'aggressore.
-Serve per evitare di assumere il ruolo di vittime e vanificare gli sforzi dell'aggressore di diventare dominante.
Principi non verbali:
- Mantenere la calma
- Movimenti naturali,sicuri
- Posizionae se stessi per una eventuale fuga o difesa
- Contegno vigile e deciso
- Usare gesti intimidatori e offensivi
Principi verbali:
- Voce lenta,ferma,con toni bassi
- Chiedere con decisione e a voce alta di rimanere a distanza
- Comunicare chiaramente le proprie aspettative, usare imperativi
- Minacciare,intimidire,evidenziare che non si ha paura e si e' disposti a tutto
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Tutto giusto e interessante.
Solo una nota...
Nei corsi che ho fatto io l'assertività in realtà è consigliata sempre, anche per un migliore rapporto con gli altri e come prevenzione stessa.
Inoltre, minacce e intimidazioni non sono mai state considerate un comportamento assertivo, quanto più uno aggressivo (gli altri due sono passivo e manipolatorio).
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Tutto giusto e interessante.
Solo una nota...
Nei corsi che ho fatto io l'assertività in realtà è consigliata sempre, anche per un migliore rapporto con gli altri e come prevenzione stessa.
Inoltre, minacce e intimidazioni non sono mai state considerate un comportamento assertivo, quanto più uno aggressivo (gli altri due sono passivo e manipolatorio).
In generale e' consigliabile nella vita essere chiari e non farsi mettere i piedi in testa :thsit:
Credo che poi la distinzione in ambiti di influenza si abbastanza plastica, alcuni suggeriscono di andare in posizione remissiva durante fasi di de-escalation mentre io ritengo sia pericoloso in ogni caso assumere un atteggiamento di debolezza...
Qui l'accento e' stato posto su quello che a occhio tu dividi in passivo e aggressivo: un atteggiamento di de-escalation e' simile all'idea di cedevolezza marziale in cui non si contrappone forza a forza,mentre l'assertivita' e' una "overrun" di aggressivita'.
Credo che atteggiamenti prettamente manipolatori richiedano di aver gia' disinnescato la carica emotiva di una aggressione, e quindi inizino solo dopo che e' gia' avvenuta la difesa sul piano psicologico, ma questa e' essenzialmente una opinione personale :)
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e poi SPATAPAAAAMMMMM gli pianti un diretto in bocca
p.s. per seguire
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Assolutamente d'accordo sul grosso errore di mettersi in atteggiamento remissivo - passivo. Credo non ci sia nemmeno bisogno di parlarne.
Forse mi sono espresso male, gli atteggiamenti sono 3+1
Aggressivo: IO > TU
Passivo: IO < TU
Assertivo: IO = TU
Manipolatorio: IO sono così bravo da farti credere di essere in posizione dominante (magari assecondando la tua aggressività), ma comando il gioco io e TU lo subisci. Un bell'esempio è T. Bag con Lechero nella terza stagione di Prison break, oppure Benjamin Linus di Lost.
Non ho capito bene il discorso dell'overrun, comunque ne' l'aggressivo ne' l'assertivo si lasciano mettere in piedi in testa, ma mentre uno lo fa minacciando e intimidendo (di fatto innescando una deescalation perchè ovviamente l'altro potrebbe fare la stessa cosa e quindi diventa un braccio di ferro che poi bisogna vincere), l'assertivo riporta tutto su di un piano più gestibile, mantenendo la propria posizione (non passiva) ma rispettando l'altra.
Va da se' che è più "comodo" essere aggressivi o passivi, mentre l'assertività è un'arte (e pure la manipolazione, sebbene abbia un connotato certamente più negativo).
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Assolutamente d'accordo sul grosso errore di mettersi in atteggiamento remissivo - passivo. Credo non ci sia nemmeno bisogno di parlarne.
Forse mi sono espresso male, gli atteggiamenti sono 3+1
Aggressivo: IO > TU
Passivo: IO < TU
Assertivo: IO = TU
Manipolatorio: IO sono così bravo da farti credere di essere in posizione dominante (magari assecondando la tua aggressività), ma comando il gioco io e TU lo subisci. Un bell'esempio è T. Bag con Lechero nella terza stagione di Prison break, oppure Benjamin Linus di Lost.
Non ho capito bene il discorso dell'overrun, comunque ne' l'aggressivo ne' l'assertivo si lasciano mettere in piedi in testa, ma mentre uno lo fa minacciando e intimidendo (di fatto innescando una deescalation perchè ovviamente l'altro potrebbe fare la stessa cosa e quindi diventa un braccio di ferro che poi bisogna vincere), l'assertivo riporta tutto su di un piano più gestibile, mantenendo la propria posizione (non passiva) ma rispettando l'altra.
Va da se' che è più "comodo" essere aggressivi o passivi, mentre l'assertività è un'arte (e pure la manipolazione, sebbene abbia un connotato certamente più negativo).
Cosi' a occhio credo che sia una questione di p.d.v., in un contesto relazionale si verificano dinamiche del genere, in uno comunicativo il messaggio ha una direzione precisa[1],e, io tendo a vederlo come una applicazione di forza, molto piu' immediato per poter mettere in atto comportamenti cosi' complessi.
Cioe' secondo me il concetto di rapporto paritario e' alla base di entrambi gli atteggiamenti, in entrambi ti poni sullo stesso livello, nell'uno ascolti e comprendi, non "passivo",nell'altro rimarchi la tua posizione, non come superiorita' ma come "non paura"[2].
-quindi sarebbero entrambi autoritari.
Qui i due atteggiamenti non sono caratteristici del modo di percepire la relazione delle persone, io non mi sento realmente alla pari con l'aggressore,posso averne paura o posso sentirmi migliore, sfrutto degli strumenti per giungere a uno scopo.
-quindi sarebbero entrambi manipolatori.
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Non ho capito :gh:
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Non ho capito :gh:
Riprendiamo domani, mi sa che ne ho prese troppe stasera XD
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OK :D io sono rimbambito pure senza le botte, quindi stiamo apposto :sbav:
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mi interessa molto l'argomento,potete per favore approfondirne tutti i dettagli? :sur:
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COMUNICAZIONE.
Processo in cui si inviano,ricevono e interpretano messaggi attraverso l'insieme dei canali sensoriali.
Intenzione di chi comunica ---> Messaggio[1] ---> Interpretazione di chi riceve.
In tutto questo la comunicazione e' influenzata dal Contesto, ambientale e situazionale.
Mad mi picchierà, facendo benissimo e so che non devo complicare la questione, visto che la sua è una sistematica ed ottima introduzione. Faccio davvero i complimenti al Cappellaio per la sua analitica chiarezza. Tra l'altro, relativamente alla difesa personale e alle aggressioni, non so nulla, quindi sono contentissimo di saperne di più su questo specifico campo.
Tuttavia non resisto[2], anche perchè mi è capitato oggi tra le mani... XD
"La trasmissione di un messaggio da un emittente ad un ricevente attraverso un codice simbolico che funge da medium. Questo, definito modello marconista, è ciò che la maggior parte di noi ritiene essere l’essenza della comunicazione.
La translinguistica di Bachtin afferma invece che la comunicazione avviene in un sistema di condivisione di significati. Quest’ultimo aspetto è molto più importante rispetto alla semplice competenza sintattico-grammaticale. Ogni parola “funziona”, generando un contesto all’interno del quale si procede rispondendo e corrispondendo."
....
"Comunicare non è un semplice trasmettere messaggi, un codificare e un decodificare, è, soprattutto un rispondere e un corrispondere stabilendo e attribuendo inferenze. La comunità nasce proprio dalla condivisione del silenzio entro cui si stabilisce il “senso del significato” degli enunciati della comunicazione. Questo “silenzio” è l’orizzonte entro il quale uno scambio comunicativo cessa di essere soltanto un “rimpallarsi” un insieme di segni dotati di significati per assumere il valore di “senso”. Pensiamo al gioco del calcio, alle regole che lo contraddistinguono. In questo orizzonte, una palla che oltrepassa una linea bianca assume il senso di un valore aggiunto capace di determinare l’esito della partita. Il senso non è determinabile alla luce dei significati dei singoli componenti: una palla e una linea bianca tracciata per terra. Il senso è taciuto, il significato dei componenti espresso. Il primo determina l’orizzonte entro il quale il secondo assume un valore senza il quale sarebbe un puro astratto."
http://haecceitasweb.com/2011/05/08/l%E2%80%99impero-delle-%E2%80%9Cparole-di-plastica%E2%80%9D-loghi-e-consensi/ (http://haecceitasweb.com/2011/05/08/l%E2%80%99impero-delle-%E2%80%9Cparole-di-plastica%E2%80%9D-loghi-e-consensi/)
Liberissimi di ignorarmi, era giusto per seguire... :whistle: :gh:
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Torno serio. Mad, mi potresti segnalare qualche libro utile per approfondire l'argomento, diciamo una piccola bibliografia? :sur:
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1) Non e' detto che l'intenzione di chi comunica coincida con il messaggio ne con l'interpretazione che ne viene fatta.
Ed e' importante sapere che e' irrilevante quali siano le intenzioni di una comunicazione, quello che conta per l'esito della comunicazione e' l'interpretazione di chi riceve.
E' percio' premura del soggetto che comunica sforzarsi di essere il piu' comprensivo possibile.
Interessante 3D, cui si può affiancare una discussione sulla strategia del combattimento.
Segnalo la parola in grassetto.......io direi "comprensibile" 8) :halo: :zan:
P.S.
Sempre che l'intento non sia "comprensivo nei confronti del rincoglionito che proprio non vuole capire" 8) 8) 8) :gh:
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Buon lavoro, non credo sia scontato e se lo è quelle scontate sono proprio le cose che più si tendono a sottovalutare...
Tra l'altro sono tutte cose che è molto difficile "allenare" se non si lavora nel campo poichè i compagni di allenamento che di solito ci fanno da aggressori li conosciamo e la storia cambia un bel po'.
Mi è capitato di dover calmare le acque anche se qualcun altro, a volte, mandava poi tutto a puttane (cosa da tenere in considerazione se è un contesto pubblico), è tutt'altro che facile.
C'è poi una variante non secondaria da tenere in considerazione quando si dovrebbe intraprendere una de-escalation: il fatto se quel giorno ne abbiamo voglia o ci tira il culo. Un casino per chi ha sbalzi di umore ;)
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Tra l'altro sono tutte cose che è molto difficile "allenare"
leggendo, aldilà delle varie definizioni, mi chiedevo proprio come si dovrebbero allenare questi consigli visto che molte di quelle reazioni sono legate all'istinto e all'emotività della persona, e quindi solo in parte gestibili coscentemente... il corpo spesso tradisce il reale stato d'animo.
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Qualcuno di qualificato che può darti due info qui c'è, il problema è rendere l'idea dalle pagine di un forum...
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Interessante 3D, cui si può affiancare una discussione sulla strategia del combattimento.
strategia del combattimento ? ... ah si, ora ricordo: picchialo forte e poi picchialo ancora 8)
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;D ;D ;D ;D
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strategia del combattimento ? ... ah si, ora ricordo: picchialo forte e poi picchialo ancora 8)
...se si rialza picchialo ancora,
fino a che non lo vedrai esague
cadere a terra in mezzo al suo sangue.
TU TU TU TU TUTU TU TU TU TUTTUTU' :whistle: :whistle:
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Qualcuno di qualificato che può darti due info qui c'è, il problema è rendere l'idea dalle pagine di un forum...
Esistono corsi molto "stupidi" e costosi che società ed amministrazioni mantengono in vita... :pla:
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oggi mi sa che non riesco,ma poi rispondo e dopo vi metto un po' di "hint" per il tipo di lavoro che si puo' fare in tema.
-non pensate chissa' cosa,son cose molto semplici, ma come sempre la chiarezza aiuta :)
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Dunque, in tutte le definizioni di assertività che ho trovato (oltre a quella che conoscevo) c'è un rapporto paritario tra i due elementi. Cercare una posizione di dominanza non è un comportamento assertivo (sebbene non necessariamente sia sbagliato in situazioni di pericolo).
Googlare in caso di dubbi.
D'altra parte nei tre schemi comportamentali, si possono però identificare le tre reazioni tipiche ad una minaccia.
Aggressivo: rispondere alla minaccia con lo stesso linguaggio dell'aggressore ovvero buttarla in rissa.
Passivo: intimidirsi e diventare di fatto vittima.
Assertivo: deescalation e qui gli esperti di DP potranno dire molto più di quanto possa fare io.
Nel frattempo posto un articolo che ho trovato interessante su di un sito che ogni tanto bazzico:
http://www.sicurezzapersonale.net/assertivness.htm (http://www.sicurezzapersonale.net/assertivness.htm)
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strategia del combattimento ? ... ah si, ora ricordo: picchialo forte e poi picchialo ancora 8)
...se si rialza picchialo ancora,
fino a che non lo vedrai esague
cadere a in terra in mezzo al a coprire il suo sangue.
TU TU TU TU TUTU TU TU TU TUTTUTU' :whistle: :whistle:
Mitico ;)
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grazie per la correzione! ;D ;D ;D
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Assolutamente d'accordo sul grosso errore di mettersi in atteggiamento remissivo - passivo. Credo non ci sia nemmeno bisogno di parlarne.
Forse mi sono espresso male, gli atteggiamenti sono 3+1
Aggressivo: IO > TU
Passivo: IO < TU
Assertivo: IO = TU
Manipolatorio: IO sono così bravo da farti credere di essere in posizione dominante (magari assecondando la tua aggressività), ma comando il gioco io e TU lo subisci. Un bell'esempio è T. Bag con Lechero nella terza stagione di Prison break, oppure Benjamin Linus di Lost.
Non ho capito bene il discorso dell'overrun, comunque ne' l'aggressivo ne' l'assertivo si lasciano mettere in piedi in testa, ma mentre uno lo fa minacciando e intimidendo (di fatto innescando una deescalation perchè ovviamente l'altro potrebbe fare la stessa cosa e quindi diventa un braccio di ferro che poi bisogna vincere), l'assertivo riporta tutto su di un piano più gestibile, mantenendo la propria posizione (non passiva) ma rispettando l'altra.
Va da se' che è più "comodo" essere aggressivi o passivi, mentre l'assertività è un'arte (e pure la manipolazione, sebbene abbia un connotato certamente più negativo).
Riprovo:
L'uso che io ho abitualmente adottato di assertivo e' differente da quello che suggerisci tu.
Credo che la differenza sia radicale.
Il contesto che[1] dici tu sembra essere uno relazionale, in cui c'e' un rapporto che si costruisce su ripetuti scambi.
Mentre la comunicazione non richiede necessariamente questa cosa.
Il motivo per cui nel modello usato sopra non condivido la divisione che adotti e' che non e' chiara in entrambi i casi.
Sia la mia accezione di de-escalation che di assertivita' prevedono di porsi sullo stesso piano dell'aggressore: in un caso si evita il ruolo di vittima ragionando da pari,nell'altro si evita reagendo da pari,senza mostrar paura. quindi entrambi sarebberro assertivivi nella tua accezione (Io=tu)
Sia la accezione di de-escalation che di assertivita' prevedono di sfruttare strumenti comunicativi per ingannare l'avversario ed ottenere un risultato, quindi sarebbero entrambi manipolativi secondo la tua accezione.
Essendo modelli teorici non e' questione di quale sia giusto o sbagliato,ma di quale sia piu' adatto a spiegare in un dato caso :)
Se usassimo il tuo modello potremmo dire che la de-escalation e' un processo assertivo-manipolativo che punta a sviluppare un empatia per disinnescare la carica emotiva dell'aggressore, l' assertivita' (a cui dovremmo cambiare nome) e' un processo assertivo-manipolativo in cui ci si mostra fermi e non intimiditi per preverenire un abuso emotivo dell'aggressore.[2]
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COMUNICAZIONE.
Processo in cui si inviano,ricevono e interpretano messaggi attraverso l'insieme dei canali sensoriali.
Intenzione di chi comunica ---> Messaggio[1] ---> Interpretazione di chi riceve.
In tutto questo la comunicazione e' influenzata dal Contesto, ambientale e situazionale.
Mad mi picchierà, facendo benissimo e so che non devo complicare la questione, visto che la sua è una sistematica ed ottima introduzione. Faccio davvero i complimenti al Cappellaio per la sua analitica chiarezza. Tra l'altro, relativamente alla difesa personale e alle aggressioni, non so nulla, quindi sono contentissimo di saperne di più su questo specifico campo.
Tuttavia non resisto[2], anche perchè mi è capitato oggi tra le mani... XD
"La trasmissione di un messaggio da un emittente ad un ricevente attraverso un codice simbolico che funge da medium. Questo, definito modello marconista, è ciò che la maggior parte di noi ritiene essere l’essenza della comunicazione.
La translinguistica di Bachtin afferma invece che la comunicazione avviene in un sistema di condivisione di significati. Quest’ultimo aspetto è molto più importante rispetto alla semplice competenza sintattico-grammaticale. Ogni parola “funziona”, generando un contesto all’interno del quale si procede rispondendo e corrispondendo."
....
"Comunicare non è un semplice trasmettere messaggi, un codificare e un decodificare, è, soprattutto un rispondere e un corrispondere stabilendo e attribuendo inferenze. La comunità nasce proprio dalla condivisione del silenzio entro cui si stabilisce il “senso del significato” degli enunciati della comunicazione. Questo “silenzio” è l’orizzonte entro il quale uno scambio comunicativo cessa di essere soltanto un “rimpallarsi” un insieme di segni dotati di significati per assumere il valore di “senso”. Pensiamo al gioco del calcio, alle regole che lo contraddistinguono. In questo orizzonte, una palla che oltrepassa una linea bianca assume il senso di un valore aggiunto capace di determinare l’esito della partita. Il senso non è determinabile alla luce dei significati dei singoli componenti: una palla e una linea bianca tracciata per terra. Il senso è taciuto, il significato dei componenti espresso. Il primo determina l’orizzonte entro il quale il secondo assume un valore senza il quale sarebbe un puro astratto."
http://haecceitasweb.com/2011/05/08/l%E2%80%99impero-delle-%E2%80%9Cparole-di-plastica%E2%80%9D-loghi-e-consensi/ (http://haecceitasweb.com/2011/05/08/l%E2%80%99impero-delle-%E2%80%9Cparole-di-plastica%E2%80%9D-loghi-e-consensi/)
Liberissimi di ignorarmi, era giusto per seguire... :whistle: :gh:
Piuttosto d'accordo; per quanto mi roda il cazzo ammetterlo se ti capita butta un occhio ai programmi d'esame di quel rotto in c**o di M********e :dis:
"Mosche,bottiglie e alcuni inasprimenti" Carlo Montaleone,Guerrini studio,Milano 2004
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Assolutamente d'accordo sul grosso errore di mettersi in atteggiamento remissivo - passivo. Credo non ci sia nemmeno bisogno di parlarne.
Forse mi sono espresso male, gli atteggiamenti sono 3+1
Aggressivo: IO > TU
Passivo: IO < TU
Assertivo: IO = TU
Manipolatorio: IO sono così bravo da farti credere di essere in posizione dominante (magari assecondando la tua aggressività), ma comando il gioco io e TU lo subisci. Un bell'esempio è T. Bag con Lechero nella terza stagione di Prison break, oppure Benjamin Linus di Lost.
Non ho capito bene il discorso dell'overrun, comunque ne' l'aggressivo ne' l'assertivo si lasciano mettere in piedi in testa, ma mentre uno lo fa minacciando e intimidendo (di fatto innescando una deescalation perchè ovviamente l'altro potrebbe fare la stessa cosa e quindi diventa un braccio di ferro che poi bisogna vincere), l'assertivo riporta tutto su di un piano più gestibile, mantenendo la propria posizione (non passiva) ma rispettando l'altra.
Va da se' che è più "comodo" essere aggressivi o passivi, mentre l'assertività è un'arte (e pure la manipolazione, sebbene abbia un connotato certamente più negativo).
Riprovo:
L'uso che io ho abitualmente adottato di assertivo e' differente da quello che suggerisci tu.
Credo che la differenza sia radicale.
Il contesto che[1] dici tu sembra essere uno relazionale, in cui c'e' un rapporto che si costruisce su ripetuti scambi.
Mentre la comunicazione non richiede necessariamente questa cosa.
Il motivo per cui nel modello usato sopra non condivido la divisione che adotti e' che non e' chiara in entrambi i casi.
Sia la mia accezione di de-escalation che di assertivita' prevedono di porsi sullo stesso piano dell'aggressore: in un caso si evita il ruolo di vittima ragionando da pari,nell'altro si evita reagendo da pari,senza mostrar paura. quindi entrambi sarebberro assertivivi nella tua accezione (Io=tu)
Sia la accezione di de-escalation che di assertivita' prevedono di sfruttare strumenti comunicativi per ingannare l'avversario ed ottenere un risultato, quindi sarebbero entrambi manipolativi secondo la tua accezione.
Essendo modelli teorici non e' questione di quale sia giusto o sbagliato,ma di quale sia piu' adatto a spiegare in un dato caso :)
Se usassimo il tuo modello potremmo dire che la de-escalation e' un processo assertivo-manipolativo che punta a sviluppare un empatia per disinnescare la carica emotiva dell'aggressore, l' assertivita' (a cui dovremmo cambiare nome) e' un processo assertivo-manipolativo in cui ci si mostra fermi e non intimiditi per preverenire un abuso emotivo dell'aggressore.[2]
Essendo un termine che sottende una modalità comunicativa molto precisa, credo sia importante e necessario usare il termine per quello che è. Un po' come il discorso della "filosofia" nelle arti marziali, per farti un paragone che puoi ben intendere.
Il modello di comunicazione assertivo non presuppone necessariamente una relazione lunga e stabile, anzi! Proprio nelle aziende in cui si ha a che fare con una clientela varia e occasionale si tengono corsi sull'assertività. Si può essere assertivi con il tipo che fa il furbo scavalcando la coda, con il cliente imbizzarrito che vuole reclamare, con la persona con cui si ha appena avuto un incidente. Poi, certamente, si può esserlo anche con la propria fidanzata o con il migliore amico.
Nell'assertività, porsi in maniera paritaria e rispettosa con l'interlocutore è un fondamento. Altrimenti non è assertività.
Per questo motivo concordo con te che la modalità assertiva nel caso specifico di un'aggressione non è sempre la migliore proprio per la specificità della situazione. Quindi a volte la modalità aggressiva (intimidire, ecc.) diventa giocoforza necessaria, fin quando non si degenera nell'aggressività estrema, ovvero si passa ai fatti.
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Essendo un termine che sottende una modalità comunicativa molto precisa, credo sia importante e necessario usare il termine per quello che è. Un po' come il discorso della "filosofia" nelle arti marziali, per farti un paragone che puoi ben intendere.
Il modello di comunicazione assertivo non presuppone necessariamente una relazione lunga e stabile, anzi! Proprio nelle aziende in cui si ha a che fare con una clientela varia e occasionale si tengono corsi sull'assertività. Si può essere assertivi con il tipo che fa il furbo scavalcando la coda, con il cliente imbizzarrito che vuole reclamare, con la persona con cui si ha appena avuto un incidente. Poi, certamente, si può esserlo anche con la propria fidanzata o con il migliore amico.
Nell'assertività, porsi in maniera paritaria e rispettosa con l'interlocutore è un fondamento. Altrimenti non è assertività.
Per questo motivo concordo con te che la modalità assertiva nel caso specifico di un'aggressione non è sempre la migliore proprio per la specificità della situazione. Quindi a volte la modalità aggressiva (intimidire, ecc.) diventa giocoforza necessaria, fin quando non si degenera nell'aggressività estrema, ovvero si passa ai fatti.
Ma perche' tu in situazioni o ipotesi di de-escalation ti poni su livelli differenti rispetto all'interlocutore?
L'uso di assertivita' con questa accezione io l'ho mutuato da un lavoro del Dott. Invernizzi che ne parlava a un seminario e avendolo trovato piu' comodo di quello canonico perche' esula dal piano di uguaglianza relazionale l'ho adottato, ma se crea problemi si puo' cambiare, non vi sono particolarmente legato XD
Quello che dicevo e' che pero' non mi ritrovo con il tuo modello perche' e' opaco per quanto concerne la distinzione tra i due approcci, non credi che etnrambi risulterebbero assertivi e manipolativi al contempo?
I ruoli sociali sono i sottotesti che fanno da "relazione lunga e duratura": io non ho nessun rapporto con "mario rossi" cassiere da mc donald's,ma ne ho avuti parecchi,quasi "istituzionalizati" , con generici cassieri e tendero' a trattare con mario rossi sulla base di essi :)
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Se tutti hanno un ruolo istituzionale che mi impedisce di classificarli come semplicemente "sconosciuti", allora cade il discorso (comunque non corretto in base al termine comunemente inteso) che l'assertività serve solo in relazioni prolungate, perchè di fatto lo sarebbero tutte.
Non capisco perchè dici che io in de-escalation non mi pongo in maniera paritaria, mi sembra di aver scritto l'opposto.
Se adotto un atteggiamento UP innesco (o assecondo perchè impossibilitato a fare altro, ovvero mi preparo a menare) una escalation.
Se adotto un atteggiamento DOWN subisco la violenza.
Assertività e manipolazione sono due comportamenti che generalmente sono tenuti ben distinti.
In generale la manipolazione comporta un bluff (nella situazione che ci interessa; finto UP, faccio il grosso ma magari mi cago sotto e spero che ci caschi, o finto DOWN, fingo di subire e aver paura e aspetto il momento buono per cacciargli la chiave in un occhio).
La manipolazione secondo me (e qui ho discusso con il relatore una volta) è una qualità molto utile al mondo d'oggi.
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No,non tutti hanno un ruolo istituzionale,infatti quando incontri qualcuno che rompe i ruoli tradizionali vai in crisi: e' quello che succede in casi come quelli del vandalismo dell'altro 3D, o per usare un esempio folkloristico "il joker di batman"[1][2]:)
Nu, io dico che per te la de-escalation e' paritaria :)
Ma lo e' anche l'atteggiamento che io chiamo assertivo.
Per te lo sono entrambi no?
Quindi la definizione va stretta perche' coprirebbe entrambi i casi.
E altrettanto risulterebbero manipolativi entrambi gli esempi,perche' non corrispondono al mio modo di sentire,ma a un utilizzo apposito di tecniche per giungere a un obiettivo.
Quello che dico e' che se le definizioni non rilevano la differenza tra i due approcci vuol dire che non sono ideali,no? :)
La manipolazione e' utilissima IMHO, anche solo per riconoscere ed evitare...
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No,non tutti hanno un ruolo istituzionale,infatti quando incontri qualcuno che rompe i ruoli tradizionali vai in crisi: e' quello che succede in casi come quelli del vandalismo dell'altro 3D, o per usare un esempio folkloristico "il joker di batman"[1][2]:)
Ma questo non influisce sul fatto che un comportamento assertivo può essere tenuto di fronte a chiunque.
Nu, io dico che per te la de-escalation e' paritaria :)
Ma lo e' anche l'atteggiamento che io chiamo assertivo.
Non sono d'accordo, se vuoi intimidire e velatamente minacciare (o quel che è) stai usando una modalità (velatamente) aggressiva.
Per te lo sono entrambi no?
Quindi la definizione va stretta perche' coprirebbe entrambi i casi.
Proprio perchè hai parlato di intimidire (tipico dell'aggressivo, e occhio che si può essere aggressivi anche in maniera pacata, come le classiche allusioni dei mafiosi nei film) mi sento di dire con certezza che invece sono due cose distinte.
E altrettanto risulterebbero manipolativi entrambi gli esempi,perche' non corrispondono al mio modo di sentire,ma a un utilizzo apposito di tecniche per giungere a un obiettivo.
Sulla sottile linea di confine tra assertività e manipolazione, come scrivevo, tendo con le dovute cautele ad essere in linea con te. Sono tuttavia opinioni mie, ma credo sia bene tenere a mente che in genere sono ben distinte.
Quello che dico e' che se le definizioni non rilevano la differenza tra i due approcci vuol dire che non sono ideali,no? :)
La manipolazione e' utilissima IMHO, anche solo per riconoscere ed evitare...
Non per fati le pulci eh... :sbav: ma in questo caso usi la tua sensibilità / conoscenza, non stai manipolando se riconosci e eviti. La manipolazione implica sempre un manipolatore e un manipolato.
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Per me aggressivita' e remissivita' sono connotazioni emotive, se sono presenti parliamo di atteggiamento aggressivo o passivo,altrimenti no.
One up e one down sono posizioni che richiedono necessariamente carica emotiva.
Uno puo' andare in one down pur con le peggiori intenzioni aggressive.
E' su questo confine che si gioca la manipolazione.
Per come la vedo io, e la gente che la pensa come me, la stragrande maggioranze delle nostre comunicazioni conscie e' manipolativa.
Manipolazione come ""disciplina"" interente all'uso di tecniche manipolatorie ≠ utilizzo delle suddette.
Come avere le competenze di nuoto non coincide con l'atto del nuotare :)
Conoscere la manipolazione permette di riconoscerne l'utilizzo e quindi evitare trappole e/o difendersi.
Mettere in pratica la manipolazione permette di ottenere "cose".
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Poi vi leggerò bene con calma eh!
Intanto.......mi sembrate 2 perpetue! :D
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Per me aggressivita' e remissivita' sono connotazioni emotive, se sono presenti parliamo di atteggiamento aggressivo o passivo,altrimenti no.
One up e one down sono posizioni che richiedono necessariamente carica emotiva.
Uno puo' andare in one down pur con le peggiori intenzioni aggressive.
E' su questo confine che si gioca la manipolazione.
Per come la vedo io, e la gente che la pensa come me, la stragrande maggioranze delle nostre comunicazioni conscie e' manipolativa.
Manipolazione come ""disciplina"" interente all'uso di tecniche manipolatorie ≠ utilizzo delle suddette.
Come avere le competenze di nuoto non coincide con l'atto del nuotare :)
Conoscere la manipolazione permette di riconoscerne l'utilizzo e quindi evitare trappole e/o difendersi.
Mettere in pratica la manipolazione permette di ottenere "cose".
C'è una sostanziale differenza nell'essere aggressivo, che comporta carica emotiva (la classica testa calda che reagisce alle provocazioni), o il recitare di fare l'aggressivo (in questo caso è un atteggiamento calcolato).
Non sono sicuro sul discorso manipolazione, molto spesso vedo che le persone, sebbene nelle intenzioni (e qui sottolineo nuovamente la differenza tra ciò che abbiamo in testa e ciò che invece possiamo comunicare) vorrebbero essere manipolatorie, 2 su 3 fanno emergere nonostante tutto la propria natura.
Essere un vero manipolatore è un'arte mica da ridere e credo siano davvero in pochi capaci di farlo. Essere assertivo invece è sempre complesso ma più alla portata, per quanto concordo con te (discordando dalla dottrina) che ci sia sempre una punta di manipolazione.
Su questo aspetto hai effettivamente ragione, in generale è importante riconoscere atteggiamenti pericolosi (aggressivo e manipolatore) per evitarli.
Poi vi leggerò bene con calma eh!
Intanto.......mi sembrate 2 perpetue! :D
Se vuoi ci mettiamo a discutere di kata, originalità delle tecniche o chi ha l'arte più fortissima :gh:
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:D
Sfotti, sfotti....... :grrr:
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Il modo migliore per districare tale divertentissima "quaestio" che vi propongo è provare a fare degli esempi di situazioni di de-escalation ed esempi rappresentativi invece di situazioni di assertività. Così emergerebbero le differenze tra le vostre posizioni, che apparirebbero più chiare a tutti.
Vi seguo con piacere. E' un ottimo topic. :thsit:
[/nb][1]:)
;D ;D ;D ;D
Tranquillo, mi limiterò ad osservare: le descrizioni fenomenologiche troppo spinte creano l'orticaria anche a me, da un po' di tempo a questa parte...
Piuttosto d'accordo; per quanto mi roda il cazzo ammetterlo se ti capita butta un occhio ai programmi d'esame di quel rotto in c**o di M********e :dis:
"Mosche,bottiglie e alcuni inasprimenti" Carlo Montaleone,Guerrini studio,Milano 2004
:D
Grazie per il suggerimento di Montaleone, che non conosco. Vado a guardare!! :-* :sur:
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Io noto che cmq l'assertività è un concetto che molti piegano un pò come cazzo gli pare...
E nn mi riferisco a quanto presentato qui. :nono:
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Ti riferisci a qualche episodio in particolare?
Comunque è vero, in generale si usa questo termine senza conoscerlo veramente.
Il modo migliore per districare tale divertentissima "quaestio" che vi propongo è provare a fare degli esempi di situazioni di de-escalation ed esempi rappresentativi invece di situazioni di assertività. Così emergerebbero le differenze tra le vostre posizioni, che apparirebbero più chiare a tutti.
Vi seguo con piacere. E' un ottimo topic. :thsit:
Semplice semplice (e volutamente estremizzata).
Situazione: arriva un tipo losco, tira fuori una lama, è agitato e chiede il portafogli.
- Aggressivo: mette petto in fuori, alza la voce "Avanti pezzo di merda fammi vedere che sai fare che quel coltello te lo pianto nel culo!".
- Passivo: spalle in avanti, inizia a singhiozzare, trema, e farfuglia qualcosa tipo che ha famiglia e implorando pietà a sguardo basso porge il portafogli.
- Assertivo: mantiene una postura eretta ma non aggressiva, sguardo in avanti ma non fisso, alza le mani in segno di resa (in realtà è una guardia) e a voce bassa e ferma "OK, ti do quello che chiedi", tira fuori il portafogli e lo porge senza abbassare l'attenzione.
Manipolatore: un classico potrebbe essere fingersi spaventato (passivo) o assertivo e poi approfittare di un attimo di rilassamento dell'aggressore per piantargli una crocca in faccia.
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Seguo.
Ryu bello il link che hai messo.
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Uso l'esempio di ryu cosi' mettiamo in luce le differenze di classificazione :)
Situazione: arriva un tipo losco, tira fuori una lama, è agitato e chiede il portafogli.
-Individuo con carica emotiva aggressiva: mette petto in fuori, alza la voce "Avanti pezzo di merda fammi vedere che sai fare che quel coltello te lo pianto nel culo!".
- Individuo con carica emotiva remissiva: spalle in avanti, inizia a singhiozzare, trema, e farfuglia qualcosa tipo che ha famiglia e implorando pietà a sguardo basso porge il portafogli.
- Individuo lucido,adotta atteggiamento di de-escalation per inibire la carica emotiva dell'aggressore,portare la situazione sotto controllo tramite un atteggiamento remissivo ma controllato: mantiene una postura eretta ma non aggressiva, sguardo in avanti ma non fisso, alza le mani in segno di resa (in realtà è una guardia) e a voce bassa e ferma "OK, ti do quello che chiedi", tira fuori il portafogli e lo porge senza abbassare l'attenzione.
-Individuo lucido, adotta atteggiamento assertivo (errato,essendo l'aggressore in stato di agitazione): Postura eretta,proiettata vero l'altro, sguardo fisso sul "terzo occhio", arti aperti e peso sui talloni, voce costante "Hai sbagliato persona, vai a rapinare qualche coglioncello con l'ipod da 400 euro,che io non valgo il rischio".
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Proposte di lavoro:
De-escalation
- Gruppi di 3-4 persone.
- Osservare/osservarsi mentre si simula per 1 minuto una aggressione verbale violenta e analizzare l'efficacia del comportamento del compagno che cerca di calmare l'aggressore
- Chi simula l'individuo agitato deve rispondere realisticamente agli sforzi di chi lo vuole calmare, calmandosi o infiammandosi in relazione alle sensazioni-emozioni prodotte da chi cerca di negoziare.
- Chi osserva non deve interferire ma annotare in modo accurato quanto accade nella conversazione. Al termine della simulazione si fa notare cio' che e' andato bene e cio' che va migliorato
Assertività
- Gruppi di 3-4 persone
- Osservare/osservarsi mentre si simula per 1 minuto un tentativo di approccio sessuale e analizzare l'efficacia del comportamento del compagno che cerca di inibirlo,bloccarlo[1]
- Chi simula l'individuo invadente deve rispondere realisticamente agli sforzi di chi vuole bloccarlo o disorientarlo, arrestando il suo comportamento o accentuandolo in relazione alle sensazione-emozioni prodotte da chi cerca di contrastarlo.
- Chi osserva non deve interferire ma annotare in modo accurato quanto accade nella conversazione. Al termine della simulazione si fa notare cio' che e' andato bene e cio' che va migliorato
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Confesso che sono divorato dal dubbio...
Proseguire e dare un elenco degli elementi salienti dei due atteggiamenti o non proseguire?
(https://encrypted-tbn0.google.com/images?q=tbn:ANd9GcS5Fk_eWqMC_fVwWQN9GBxBmzRKZebD8ljZkmppf9ockrqe-4CL2Q)
Da un lato l'informazione libera e' un bene e mi farebbe piacere se ne parlasse, dall'altro gia' mi vedo i ciarlatani da "esiste la filosofia nelle am" millantare conoscenze in materia perche' hanno letto una lista striminzita... XD
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Abusus non tollit usum.
Tanto se non si riempiono la bocca di questo se la riempiranno con altro, quindi tanto vale fare un po' di cultura come si deve :)
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:om:
Ripeto: Queste sono indicazioni generali e generiche,senza alcuna valenza di universalita' o trattazione esaustiva,servono giusto per dare un idea del tipo di lavoro che si puo' fare.
De-escalation
Linguaggio non verbale:
atteggiamento comprensivo,disponibile ma vigile
- Gli occhi guardano gli occhi dell'altra persona; non vuol dire "fissare",ma mantenerli sullo stello livello, il contatto visivo si interrompe spostando gli occhi lateralmente,non verso il basso o verso l'alto
- L'espressione facciale e' neutra
- La postura e' rilassata ma allerta
- I movimento e le gestualita' sono minimizzate ed essenziali
mantenimento della calma
- Respirazione calma e profonda
- Conversazione positiva
assumere un atteggiamento adatto per la fuga o la lotta
- Tenere l'aggressore a una distanza minima di due braccia, (non troppo maggioreper evitare che la distanza venga percepita come ostile)
- Tenere il corpo a 45°
- Tenere le mani aperte davanti al corpo
- Disporsi in moto tale da poter eventualmente sfruttare gli elementi ambientali
Linguaggio verbale:
- Voce calma e controllata
- Ascolto attivo
- Accondiscendenza
- Comunicazione chiara
- Definire chiaramente i limiti
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Assertività
Linguaggio non verbale:
atteggiamento sicuro e vigile
- Gli occhi guardano gli occhi dell'altra persona
- L'espressione facciale e' decisa
- La postura e' rilassata ma allerta
- I movimenti e le gestualita' sono essenziali,utilizzabili anche a scopo intimidatorio
mantenimento della calma
- Respirazione calma e profonda
- Mantenere l'autocontrollo,l'equilibrio emotivo
assumere un atteggiamento adatto per la fuga o la lotta
- Tenere l'aggressore a una distanza precauzionale di quattro braccia
- Tenere il corpo a 45°
- Tenere le mani aperte davanti al corpo
- Disporsi in moto tale da poter eventualmente sfruttare gli elementi ambientali
Linguaggio verbale:
- Chiedere a voce alta e decisa di rimanere a distanza
- Comunicazione chiara delle aspettative
- Voce lenta,ferma,con toni bassi
- Evidenziare attraverso la comunicazione che non si ha intenzione di litigare ma che comunque si pretende rispetto e che non si ha paura
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Credo che questo sia un argomento che tutti coloro che sono interessati alla vera DP dovrebbero tenere d'acconto.
Io a mia moglie faccio una testa così su questi argomenti.
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Noi non abbiam le pistole...