Mi alzo di buon umore e mentre faccio colazione penso agli ottimi interventi letti in questi giorni sulla sezione Karate. Accendo il computer e il primo topic non letto è sulle MMA e mi viene in mente la parola Evoluzione che ho sentito in questi giorni nei vari post. Mentre cerco di calcolare ad occhio quanti viaggi dovrò fare per buttare la plastica.....
....Pensavo a qualche anno fa quando un maestro di musica, purtroppo scomparso, mentre ascoltava con me della musica tecno (la tunz-tunz) con un mezzo sorriso mi guardò e mi disse: "Invece di andare avanti, torniamo indietro". Pensai allora e ho rifletutto oggi.
Ecco, il rischio delle MMA è esattamente questo: invece di andare avanti di tornare indietro esattamente come quella musica che tanto moderna appare e tanto moderna non è.
Ma cos'è questa evoluzione delle AM? L'evoluzione di un'AM è quando il saper combattare diventa solo una frazione di ciò che l'AM insegna. E' come dire che il combattimento è in realtà la cosa più facile da imparare. Vuol dire che il combattimento è la partenza non l'arrivo. Fa parte del percorso, ma se si rimane fermi al combattimento non si va avanti.
Quando O Sensei dice, anche se ormai vecchio, rincoglionito, pentito e shintoista, che l'Aikido è l'arte della difesa senza offesa e che un aggressione è un'opportunità per verificare la purezza del proprio spirito io non rimango così :o, ma così :thsit:
E' talmente avanti che supera anche il concetto spirituale del Qi: non il Qi per essere più forti in combattimento per ammazzare prima il mio avversario, per ucciderlo senza toccarlo (come Toki), ma il Qi come Armonia, come "sincronizzazione" della propria vita alla vita universale.
Una macchina di formula 1 continua ad evolversi e io continuo a non sapere come si guida.
Uno dei miei primi topic fu proprio su Toki perché come Toki anch'io sono avido di potere e non sono evoluto. Sono così pieno di rabbia da ammarzarmi ancora di burpees e di sparring, ma sto cercando di guardare oltre..
Qual è l'obiettivo dell'evoluzione di un AM se non l'evoluzione di noi stessi? Ma quante volte ho bisogno che mi venga detto che un AM è un percorso di Vita e come tale comprende la Vita e non solo una parte di essa. Perché il combattimento è solo una parte di essa. Il combattimento è esso stesso solo un'aspetto della didattica. E poi c'è il continuo affinare il rapporto con il nostro corpo. Poi c'è il continuo affinare il rapporto del nostro corpo con l'universo. Concetti astratti? Può essere, ma senza questi concetti non si può andare avanti, non c'è evoluzione. Invece di andare avanti si torna indietro.
Ma cos'è questa evoluzione delle AM? L'evoluzione di un'AM è quando il saper combattare diventa solo una frazione di ciò che l'AM insegna.
....Pensavo a qualche anno fa quando un maestro di musica, purtroppo scomparso, mentre ascoltava con me della musica tecno (la tunz-tunz) con un mezzo sorriso mi guardò e mi disse: "Invece di andare avanti, torniamo indietro". Pensai allora e ho rifletutto oggi.
Ma cos'è questa evoluzione delle AM? L'evoluzione di un'AM è quando il saper combattare diventa solo una frazione di ciò che l'AM insegna.
io vorrei tanto sapere chi è stato il primo a sparare sta boiata. cioè, nessuno si allena nel lancio del giavellotto sperando di imparare un giorno a cucinare! io capisco che tu, come tutti noi, sia stato cresciuto a pane e luoghi comuni, ma grazie al cielo arriva un giorno in cui uno ti fa una domanda semplice e ti sembra di aver ricevuto lo schiaffo più violento della tua vita. è una sveglia che non ti permetterà di tornare a dormire, e da quel giorno prendi a ragionare da solo, e a cercare input con una fame diversa
i fessi antichi così fessi poi non erano, e se trapiantati su una terra selvaggia hanno inventato le fornaci e trovato il modo di lavorare il ferro è perché hanno avuto la capacità di sviluppare strumenti adatti alle proprie necessità e di migliorarli di giorno in giorno. le discipline marziali hanno come scopo imparare a combattere, spesso uno contro uno e disarmati. in alcune epoche è stata forse una necessità, oggi è un divertimento
poi se vuoi vederci un meccanismo di sublimazione, in cui nell'applicarti a qualcosa elevi la tua persona, puoi farlo benissimo, ma devi tener presenti due cose:
- è un meccanismo che puoi ricercare in qualunque attività umana indifferentemente;
- è un qualcosa di individuale, tuo, intimo.. stai usando uno strumento per assolvere (anche) ad uno scopo diverso da quello per cui è stato preposto. questo non ti autorizza a sostenere che l'obiettivo per cui lo usi tu sia il vero fine per cui quello strumento è stato progettato. (per fartene una ragione vedi anche il punto precedente e fai due conti..)
Ma cos'è questa evoluzione delle AM? L'evoluzione di un'AM è quando il saper combattare diventa solo una frazione di ciò che l'AM insegna.
io vorrei tanto sapere chi è stato il primo a sparare sta boiata. cioè, nessuno si allena nel lancio del giavellotto sperando di imparare un giorno a cucinare! io capisco che tu, come tutti noi, sia stato cresciuto a pane e luoghi comuni, ma grazie al cielo arriva un giorno in cui uno ti fa una domanda semplice e ti sembra di aver ricevuto lo schiaffo più violento della tua vita. è una sveglia che non ti permetterà di tornare a dormire, e da quel giorno prendi a ragionare da solo, e a cercare input con una fame diversa
i fessi antichi così fessi poi non erano, e se trapiantati su una terra selvaggia hanno inventato le fornaci e trovato il modo di lavorare il ferro è perché hanno avuto la capacità di sviluppare strumenti adatti alle proprie necessità e di migliorarli di giorno in giorno. le discipline marziali hanno come scopo imparare a combattere, spesso uno contro uno e disarmati. in alcune epoche è stata forse una necessità, oggi è un divertimento
Non è che io ci vedo qualcosa. Per me è evidente vederci altro.
poi se vuoi vederci un meccanismo di sublimazione, in cui nell'applicarti a qualcosa elevi la tua persona, puoi farlo benissimo, ma devi tener presenti due cose:
- è un meccanismo che puoi ricercare in qualunque attività umana indifferentemente;
- è un qualcosa di individuale, tuo, intimo.. stai usando uno strumento per assolvere (anche) ad uno scopo diverso da quello per cui è stato preposto. questo non ti autorizza a sostenere che l'obiettivo per cui lo usi tu sia il vero fine per cui quello strumento è stato progettato. (per fartene una ragione vedi anche il punto precedente e fai due conti..)
@bingoNo, io credo che il migliore fosse il tedesco. Per esempio se hai avuto modo di leggere la "Fondazione della metafisica dei costumi" di Kant nella traduzione di Vigorelli avrai letto anche della difficoltà non solo di tradurre determinati termini, ma di seguire la corretta punteggiatura perché il ritmo dato dalla punteggiatura è fondamentale per riuscire a esprimere determinati concetti difficilmente traducibili dal tedesco in italiano.Spoiler: show
+1 ad Happo :thsit:
metti in spoiler la parte con me che senno' ci picchiano perche' siamo OT XDSpoiler: show
allora, per piacere, definisci 'combattere' e 'picchiarsi'. ho cercato sulla treccani, ma non riesce a risolvere questo problema: per quanto riguarda l'uso che facciamo noi di queste parole sono praticamente sinonimi. tende comunque a dare al termine 'combattere' una valenza più collegata all'uso di armi. però, per amore della discussione, per favore dimmi che differenze ci vedi, così magari riusciamo a capirci, e quindi a dialogare
evoluzione...Sono d'accordo.
mi viene da chiedermi che cosa si intenda esattamente...
se le pratiche per spaccare le ossa ci servono per -appunto- spaccare le ossa perchè viviamo in una realtà dove o siamo noi a spaccarle o le spaccano a noi, allora andare a cercare qualcosa di "spirituale" nelle suddette pratiche è involuzione
se invece abitiamo in una città abbiamo gli agi della società moderna e questi agi ci fanno avvertire dei bisogni che riusciamo a soddisfare (solo o in parte o anche) tramite la pratica "spirituale" dello spaccare le ossa allora cercarci -appunto- la parte spirituale nella suddetta pratica è evoluzione
cambiando il constesto e lo scopo la stessa azione (che poi non è più considerabile la stessa) assume diversi connotati
qualsiasi attivita' umana se ben praticata ci migliora...e le arti marziali sono solo una delle tante e nemmeno la migliore...
ho scritto combattare pensando a quello che pensi tu, cioè imparare a picchiarsi.
Secondo me incomiceremmo a capirci meglio se invece di dire imparare a combattere incominciassimo a scrivere imparare a picchiarsi. Perché, piaccia o non piaccia, i banchi di prova tanto osannati e reali si riducono a questo.
A volte nei luoghi comuni c'è molta verità. A volte ci sono enormi abbagli. Questo non credi valga tanto per le AM quanto per le MMA? (faccio una brutta divisione, ma sono sicuro che ci siamo capiti).
Immaginate nella vostra mente uno scontro fra due uomini molto primitivi...immaginate lo scontro a mani nude che ci è stato tramandato dalla Grecia classica...
Poi immaginate un match di MMA...immaginate un match di boxe...immaginate un match di karate...
Chi è più vicino alla primordialità dello scontro fisico?Chi si è evoluto di più?
Basta....porca zozza basta...
Sono stufo di sentire questo mantra ...qualsiasi attivita' umana se ben praticata ci migliora...e le arti marziali sono solo una delle tante e nemmeno la migliore...
Inoltre questa storia di evitare il combattimento diventa una scusa filosofica della nostra innettitudine come combattenti...Può essere, ma se pensi che io abbia parlato di evitare il combattimento ti sbagli.
Immaginate nella vostra mente uno scontro fra due uomini molto primitivi...immaginate lo scontro a mani nude che ci è stato tramandato dalla Grecia classica...E' molto semplice:
Poi immaginate un match di MMA...immaginate un match di boxe...immaginate un match di karate...
Chi è più vicino alla primordialità dello scontro fisico?Chi si è evoluto di più?
non hai mai giocato a risiko con me e i miei compari, devo avere ancora qualche carrarmatino in corpo :DVero. L'abitudine te la fai con l'esperienza, ma come ho già detto in altri post è la qualità di tale esperienza che cambia. L'esperienza l'unica cosa che porta è la maggiore velocità di risolvere problemi che sono diventati noti. Vale in qualunque attività. L'esperienza vera di una rissa la fai solo facendo una vera rissa. L'abitudine al confronto vero non la fai con lo sparring in palestra; è il discorso della progressione per arrivare a competere per il titolo del mondo. Il kata serve a costruirsi dentro prima che fuori. Serve a prendere atto delle nostre paure rapportando noi stessi alla marzialità di ciò che si sta facendo. E' un lavoro sottile, profondo, più difficile che tirare contro i colpitori. Se parliamo di marzialità allora dobbiamo parlare di vita e di morte.
Seriously, tutte giuste le reazioni emotive che descrivi, ma spesso sono le stesse che si vedono in chi sta per fare una rissa e non una sfida per la morte, e il motivo è l'assoluta mancanza di abitudine al confronto e quella non te la fai con i kata o con il rituale, secondo me è più facile che questa abitudine venga da un confronto sportivo.
1. | poi è chiaro a scopi diversi è normale che corrispondano metodologie diverse |
Basta....porca zozza basta...
Sono stufo di sentire questo mantra ...qualsiasi attivita' umana se ben praticata ci migliora...e le arti marziali sono solo una delle tante e nemmeno la migliore...
Qualsiasi attività umana è un pò troppe cose e io non faccio qualsiasi attività, faccio AM.Inoltre questa storia di evitare il combattimento diventa una scusa filosofica della nostra innettitudine come combattenti...Può essere, ma se pensi che io abbia parlato di evitare il combattimento ti sbagli.
Ti rispondo sotto.Immaginate nella vostra mente uno scontro fra due uomini molto primitivi...immaginate lo scontro a mani nude che ci è stato tramandato dalla Grecia classica...E' molto semplice:
Poi immaginate un match di MMA...immaginate un match di boxe...immaginate un match di karate...
Chi è più vicino alla primordialità dello scontro fisico?Chi si è evoluto di più?
immagino due uomini primitivi della stessa tribù che guardati a vista dalla parentela, per evitare che si cavino gli occhi, che si prendano a pietrate in testa, che si ammazzino, combattono per entrare nel mondo degli adulti ed essere ammessi alla prima caccia.
In questo caso le MMA sono un'evoluzione.
Poi immagino lo stesso uomo che subisce un agguato da un pò di uomini della tribù vicina mentre è solo e porta a casa la sua cacciagione. In questo caso nessun contesto protettivo. Se non può scappare deve affrontarne più di uno. Non è quindi un incontro, ma uno scontro. Non deve ingaggiare la lotta a terra perché per lui prima si conclude e meglio è. Se sapesse come produrre il massimo danno con un singolo colpo colpendo la gola o la base del collo...Peccato che non lo sappia fare.
In questo caso il Karate è un'evoluzione.
Oggi però più evoluta di entrambi, più evoluta di CKM, di MT, di WT, di Taiji, di MMA, ecc...C'è un'AM che si chiama Aikido.
Vedi Spartano se proprio un trappolone lo vogliamo vedere è quello di pensare che basta fare un milione di disarmi da pistola o coltello, di farli sotto pressione, di pensare che ci siano i metodi. Non credo che tu pensi che sia solo così altrimenti non avresti sottolineato in molti tuoi post un punto fondamentale: l'atteggiamento mentale.
Quindi voglio parlare proprio di questo e lo dico anche @Moai che pensa che tutto questo spirito sia una scusa per non fare i conti con la realtà mentre invece è prorpio per farli seriamente questi conti.
Sapete che cosa succederà semmai un praticante che fa decine di disarmi in palestra si troverà davanti uno sconosciuto che gli punta una vera arma addosso? Che prendendo coscienza del fatto che sta per morire davvero (adesso non è più come in palestra), che si sta per perdere tutto...Il panico prenderà il sopravvento e verrà stimolato il "vago" antogonista del "simpatico" provocando la brachicardia facendo rallentare i battiti fin quasi l'arresto cardiaco. Il respiro si fermerà causando un pericoloso stato d'apnea. Maggiore salivazione, tremore, sudorazione, rilascio dello sfintere...Le sue palle quadrate in palestra diventeranno piccole come biglie. Ah, vale per tutti i praticanti di qualunque disciplina. Vedi Moai è proprio perché ne ho visti tanti non riuscire a muovere un muscolo, mordersi le labbra e le mani che mi permetto di dirvi di non pensare che i kata non servono a niente.
I kata, il kiai, il gesto nello iaido di poggiare la spada a terra, di fare quel passo indietro...Sono tutti rituali il cui fine è quello di mettere il praticante in condizione di gestire il rapporto con le proprie proprie paure, con la morte. Sono la ritualizzazione della morte. Ecco quello che avevano in più quegli uomini primitivi: il rito della morte.
Ma quali disarmi e tenciche mortali? Oggi la maggior parte dei ragazzi non sarebbe in grado di tirare il collo a una gallina o schiacciare la testa a una quaglia o sgozzare un capretto. Tutte cose che in calabria i nostri nonni ci insegnavano a fare fin da piccoli perché poi imparare da grande è più difficile.
Oh, ben inteso: quando impari poi è un gioco da ragazzi. Certo all'inizio la gallina non morirà al primo colpo, ma dopo un paio di galline si prende la mano. Anche questo è un rituale. E' abituarsi alla morte, ma il transfer non sarà immediato perché una gallina non è un uomo. Non posso neanche allenarmi in progressione perché non posso ammazzare "solo un pò" qualcuno. Quindi non sarà come il pugile che prima di fare l'incontro della vita avrà fatto tanti altri incontri per fare esperienza.
Quella situazione sarà una finale raggiunta senza progressione. E cosa serve per non farsi trovare impreparati? I Kata. Il rituale. Il kiai. Esattamente. Serve ciò che ritualizzi la morte prima dell'esperienza del combattimento. Il Kata serve a combattare in assoluto. E' prima del sapersi picchiare. Sapersi picchiare è da ragazzini. Qua stiamo parlando della perdita della vita nostra e altrui. Il kata è il rituale.
Servono 10 minuti di kata per combattare? Infinitamente di più di 10 minuti di pao se nel fare il kata si prende coscienza di se stessi, della morte e della sua ritualizzazione.
Altro che rifiutare il confronto Moai. Io so bene cosa vuol dire avere paura. So anche cosa mi è servito per non averne più e mi permetto di dare un consiglio in modo da non trovarsi impreparati in quell'unico momento della vita dove per davvero magari servirà aver fatto anni di AM. Non mi interessa l'umiltà. Mi interessa essere l'unico a rimanere in piedi. A conti fatti.
Può essere interessante:
"Ultime grida dalla savana: la grande caccia ( 1974 )"
@Xjej
Nel pugiliato ci si picchia. Strategie e tattica al solo scopo di picchiarsi e di non farsi picchiare.
Nel risiko non ci si picchia.
L'abitudine al confronto è trasversale, è voglia di sopraffare l'altro, di riportare meno danni possibili ecc. ecc.. Indipendentemente dall'ambito in cui si applica, dall'agonismo, alla rissa, al litigio con i fratelli per accaparrarsi il pezzo più grosso di torta, a tirarsi i carrarmatini durante le partite di risiko, dallo sparring al litigio da bar :) Certo esistono evidenti differenze tra le varie cose ma lo spirito dietro è lo stesso, un'arte che non ti prepara a quello ma che nel suo intento maggiore ti promette di difenderti in una situazione concreta[1] è a mio avviso truffaldina, anche se in buona fede
1. poi è chiaro a scopi diversi è normale che corrispondano metodologie diverse
Non so se per kata intendiamo due cose diverse ma non mi sembra che serva a prendere atto delle nostre paureSe per prendere atto delle proprie paure pensi che sia necessario conoscere il proprio nemico allora può essere che molte delle paure siano causate dal primo nemico che bisogna imparare a conoscere: se stessi. Il kata serve anche a questo. Lo so che fa molto saggio della montagna, ma il punto è più vado avanti è più capisco che quel saggio aveva ragione.
Scusami ma fumo negli occhi e mezze verità a parte la risposta dove starebbe?Se c'è del fumo negli occhi di solito è perché c'è qualcosa che sta bruciando.
In buona fede anche molti corsi di inglese promettono di insegnarlo, ma non tutti quello che lo frequenteranno impararenno l'inglese. Qualcuno lo imparerà male, qualcuno poco, qualcuno si ritirerà, qualcuno diventerà un interprete.ok, ma la lingua è una cosa specifica, io stavo parlando di qualcosa di più profondo.... se forziamo e diciamo che la lingua è un am, diciamo che l'abitudine al confronto(che è scontro ma non solo) è equiparabile alla voglia di comunicaree alla capacità di comunicare con gli altri :)
Se invece intendi che ti promettono di insegnare l'inglese e poi non fanno neanche 1 minuto di conversazione in inglese allora è un problema del corso.
Poi ci sono quelli dove invece fai solo conversazione e magari lo sai parlare, ma non scrivere. Anche questo è un problema del corso
Se per prendere atto delle proprie paure pensi che sia necessario conoscere il proprio nemico allora può essere che molte delle paure siano causate dal primo nemico che bisogna imparare a conoscere: se stessi. Il kata serve anche a questo. Lo so che fa molto saggio della montagna, ma il punto è più vado avanti è più capisco che quel saggio aveva ragione.Concordo sul conoscere se stessi, il kata non mi sembra adatto, meglio una corsa di lungo tragitto, un'arrampicata, la stessa meditazione o sollevare pesi in palestra, tutte a modo loro mi sembrano partecipare attivamente alla comprensione di se, ci sarebbero anche altre pratiche più deleterie ma sorvolo :) Il kata non mi sembra far parte di queste cose
Che il combattimento nella sua forma più pura e semplice è lo stesso da secoli, il lavoro e il funzionamento del corpo dietro è lo stesso da secoli e, nonostante quello che qualcuno ami far credere, tutto quello che ha volutamente allontanato lo scontro dalla sua radice è artifizio, sofismo, inutile complicazione e nn evoluzione; l'evoluzione in campo marziale è fare in modo che una cosa semplice e nota come una tecnica diventi più efficace attraverso un uso migliore del corpo, non attraverso un uso diverso.
In buona fede anche molti corsi di inglese promettono di insegnarlo, ma non tutti quello che lo frequenteranno impararenno l'inglese. Qualcuno lo imparerà male, qualcuno poco, qualcuno si ritirerà, qualcuno diventerà un interprete.ok, ma la lingua è una cosa specifica, io stavo parlando di qualcosa di più profondo.... se forziamo e diciamo che la lingua è un am, diciamo che l'abitudine al confronto(che è scontro ma non solo) è equiparabile alla voglia di comunicaree alla capacità di comunicare con gli altri :)
Se invece intendi che ti promettono di insegnare l'inglese e poi non fanno neanche 1 minuto di conversazione in inglese allora è un problema del corso.
Poi ci sono quelli dove invece fai solo conversazione e magari lo sai parlare, ma non scrivere. Anche questo è un problema del corso
Questo è esattamente il punto. Se un giorno ti metterai nella posizione del loto o in qualunque altra posizione (l'importante però che non sia a casaccio, ma sia un rituale anche metterti in quella posizione) e lo farai con l'intenzione di conoscerti meglio con l'obiettivo di diventare un combattaente più forte con in testa la marzialità. Meditando sulle tue paure. Allora io dico che sei diventato un combattente più forte che non se avessi utilizzato quel tempo per fare sparring. L'unica differenza è che io ho questo atteggiamento anche quando faccio il kata. Allora il kata unisce la conoscenza di me stesso alla gestualità marziale e al significato profondo di questa gestualità e ritualità nel rapporto con le mie paure.Se per prendere atto delle proprie paure pensi che sia necessario conoscere il proprio nemico allora può essere che molte delle paure siano causate dal primo nemico che bisogna imparare a conoscere: se stessi. Il kata serve anche a questo. Lo so che fa molto saggio della montagna, ma il punto è più vado avanti è più capisco che quel saggio aveva ragione.Concordo sul conoscere se stessi, il kata non mi sembra adatto, meglio una corsa di lungo tragitto, un'arrampicata, la stessa meditazione o sollevare pesi in palestra, tutte a modo loro mi sembrano partecipare attivamente alla comprensione di se, ci sarebbero anche altre pratiche più deleterie ma sorvolo :) Il kata non mi sembra far parte di queste cose
Questo è esattamente il punto. Se un giorno ti metterai nella posizione del loto o in qualunque altra posizione (l'importante però che non sia a casaccio, ma sia un rituale anche metterti in quella posizione) e lo farai con l'intenzione di conoscerti meglio con l'obiettivo di diventare un combattaente più forte con in testa la marzialità. Meditando sulle tue paure. Allora io dico che sei diventato un combattente più forte che non se avessi utilizzato quel tempo per fare sparring. L'unica differenza è che io ho questo atteggiamento anche quando faccio il kata. Allora il kata unisce la conoscenza di me stesso alla gestualità marziale e al significato profondo di questa gestualità e ritualità nel rapporto con le mie paure.
Bingo, tu hai fatto un post volutamente capzioso...tendente a spostare il discorso...peccato che trovi interlocutori sbagliati...Io che sono un promotore della ricerca del disagio sottovaluto il lavoro sotto stress? Ti sbagli. Fra i vari disagi e tipi di stress che promuovo meditare sulla propria adeguatezza a trovarsi realmente di fronte a uno sconosciuto che ti sta per far fuori è molto nteressante e stressante. Sono 2 stress diversi avere intorno 10 persone che fanno finta di ucciderti e uno che invece lo farà realmente. Solo che per questo secondo stress non c'è confronto che tenga e non penso tu creda che 10 persone che fanno finta di ucciderti siano sufficienti. E' stressante, ma non sufficiente. Manca ancora qualcosa. E quello che manca non si trova fuori di noi nei nuovi mezzi e nei nuovi metodi. Si trova dentro di noi.
Perchè nel momento in cui cominci a parlare di uno contro molti scegli di andare fuori tema volutamente...
Il fatto che si sottovaluti i lavori sotto stress per esaltare il kata come preparazione alla morte è già eloquente ma nn voglio soffermarmi su quello.
La mia domanda nn può essere affrontata con sofismi ma con onestà intellettuale che spesso latita in certi ambienti...l'uno contro uno a mani nude senza sassi e bastoni dell'antichità assomiglia in maniera inequivocabile alle MMA e ancora meglio ai primissimi Vale Tudo le cui sembianze sono state in parte riprese dal famoso Heroes...e le MMA lo sono anche di più della boxe o, ca va sans dire, del karate...
Ma, e qui c'è il bello, le MMA sono allo stesso tempo la forma di combattimento che si è più evoluta...selezionando le tecniche, specializzando gli allenamenti, facendo ricorso a moderne metodologie di allenamento, ecc...un caso clamoroso di simbiosi fra tradizionale (inteso grazie a Dio nel senso di marziale, da Marte, brutale scontro fra due esseri umani per il dominio di uno sull'altro...) e moderno.
Questo cosa vuol dire?Che il combattimento nella sua forma più pura e semplice è lo stesso da secoli, il lavoro e il funzionamento del corpo dietro è lo stesso da secoli e, nonostante quello che qualcuno ami far credere, tutto quello che ha volutamente allontanato lo scontro dalla sua radice è artifizio, sofismo, inutile complicazione e nn evoluzione; l'evoluzione in campo marziale è fare in modo che una cosa semplice e nota come una tecnica diventi più efficace attraverso un uso migliore del corpo, non attraverso un uso diverso.
Se un combattente viene tritato perché in mezzo al resto dedica 10 minuti alla meditazione invece che allo sparring la cosa più utile che può fare è smettere di combattere.Quote from: Bingo BongoQuesto è esattamente il punto. Se un giorno ti metterai nella posizione del loto o in qualunque altra posizione (l'importante però che non sia a casaccio, ma sia un rituale anche metterti in quella posizione) e lo farai con l'intenzione di conoscerti meglio con l'obiettivo di diventare un combattaente più forte con in testa la marzialità. Meditando sulle tue paure. Allora io dico che sei diventato un combattente più forte che non se avessi utilizzato quel tempo per fare sparring. L'unica differenza è che io ho questo atteggiamento anche quando faccio il kata. Allora il kata unisce la conoscenza di me stesso alla gestualità marziale e al significato profondo di questa gestualità e ritualità nel rapporto con le mie paure.
Già, un combatente più forte che viene tritato da chi usa lo stesso tempo per fare cose più utili.
E basta con ste fregnacce...
Se un combattente viene tritato perché in mezzo al resto dedica 10 minuti alla meditazione invece che allo sparring la cosa più utile che può fare è smettere di combattere.
Bingo, io quando parlo di marziale parlo e mi riferisco, soprattutto in questo campo, allo scontro, al combattimento uomo contro uomo...KM o altro che sia...se tu mi parli di arte, filosofia o altro mi spiace ma nn è il mio campo...nè interesse al momento.
Per il resto nn avertene ma la cosa dell'uso superiore del corpo del TJ è stata già sepolta tempo addietro sotto palate e palate di letame.Si, mi sono giunte voci in tal senso. Chissà chi le ha diffuse.
Non ho capito se ti alleni solo 50 ore all'anno o solo per lavoro tecnico e condizionamento. In 10 minuti di allenamento mi fai dimenticare come mi chiamo o mi fai dimenticare come mi chiamo se ci picchiamo per 10 minuti? Perché è importante: in un caso sono allenamenti duri, nell'altro sei uno forte.Se un combattente viene tritato perché in mezzo al resto dedica 10 minuti alla meditazione invece che allo sparring la cosa più utile che può fare è smettere di combattere.
50 ( cinquanta ) ore all' anno che posso dedicare al lavoro tecnico o per il condizionamento. In dieci minuti ti faccio dimenticare come ti chiami, altro che meditare sulle tue paure.
E non mi raccontare che dedicheresti 10 minuti al giorno al kata.
Per la posizione del loto e quant' altro, sticazzi.
Bingo se io parlo di fare una cosa semplice con un uso migliore del corpo e tu dissenti dicendo che questa nn è evoluzione delle AM allora diccelo tu di che parli...Per me il cesso è più comodo e quindi anche funzionale, ma è funzionale anche la turca che è più igienica e senza la seduta permette un gioco maggiore ai fini di trovare l'angolo più efficace per espletare. Comunque almeno mi hai fatto sorridere :)
Poi tu puoi pure cacare facendo kata e trovarti bene ma nn avertene se nei fatti il modo migliore e più funzionale di farlo resta seduti su un cesso... :thsit:
Su, la favoletta che sia più funzionale la ricerca di sè attraverso la forma piuttosto che 10 persone che ti riempono di mazzate giocatela per la pizza in palestra non qui, per favore....
RagazziVediamo se riesco a essere sintetico.scrivete post troppo lunghi.Spoiler: show
@Bingo: davvero praticare kata per te è entrare in relazione con l'idea di morte? Se sì mi potresti spiegare come?
Non conosco l'aikido ma credo fermamente che ognuno si scelga la pratica che più lo rispecchia, non credo esiste l'AM perfetta e definitiva
a parte il bjj che ovviamente spacca il culo a tutte le altre..
RagazziVediamo se riesco a essere sintetico.scrivete post troppo lunghi.Spoiler: show
@Bingo: davvero praticare kata per te è entrare in relazione con l'idea di morte? Se sì mi potresti spiegare come?
Non conosco l'aikido ma credo fermamente che ognuno si scelga la pratica che più lo rispecchia, non credo esiste l'AM perfetta e definitiva
a parte il bjj che ovviamente spacca il culo a tutte le altre..
Si. Fare il kata è entrare in relazione con ciò che significa: procurare la morte. Solo che fare il kata è un conto e uccidere (nel senso del significato di un'Arte Marziale) sul serio è un altro. Ecco perché bisogna meditare su ciò che si sta facendo per dare senso a ciò che si sta facendo.
Si. Per prima cosa sapere che ciò che si sta facendo ha un senso. Poi meditare su questo senso. Poi mettere se stessi di fronte a questo senso. Il senso è la ritualità della morte che la forma rappresenta attraverso un combattimento immaginario e quando avrai capito perchè è inutile avere paura sarai già un' Artista Marziale più forte.
Si. Fare il kata è entrare in relazione con ciò che significa: procurare la morte. Solo che fare il kata è un conto e uccidere (nel senso del significato di un'Arte Marziale) sul serio è un altro. Ecco perché bisogna meditare su ciò che si sta facendo per dare senso a ciò che si sta facendo.
Si. Per prima cosa sapere che ciò che si sta facendo ha un senso. Poi meditare su questo senso. Poi mettere se stessi di fronte a questo senso. Il senso è la ritualità della morte che la forma rappresenta attraverso un combattimento immaginario e quando avrai capito perchè è inutile avere paura sarai già un' Artista Marziale più forte.
Poi immagino lo stesso uomo che subisce un agguato da un pò di uomini della tribù vicina mentre è solo e porta a casa la sua cacciagione. In questo caso nessun contesto protettivo. Se non può scappare deve affrontarne più di uno. Non è quindi un incontro, ma uno scontro. Non deve ingaggiare la lotta a terra perché per lui prima si conclude e meglio è. Se sapesse come produrre il massimo danno con un singolo colpo colpendo la gola o la base del collo...Peccato che non lo sappia fare.
In questo caso il Karate è un'evoluzione.
Oggi però più evoluta di entrambi, più evoluta di CKM, di MT, di WT, di Taiji, di MMA, ecc...C'è un'AM che si chiama Aikido.
l'atteggiamento mentale.
Quindi voglio parlare proprio di questo e lo dico anche @Moai che pensa che tutto questo spirito sia una scusa per non fare i conti con la realtà mentre invece è prorpio per farli seriamente questi conti.
Sapete che cosa succederà semmai un praticante che fa decine di disarmi in palestra si troverà davanti uno sconosciuto che gli punta una vera arma addosso? Che prendendo coscienza del fatto che sta per morire davvero (adesso non è più come in palestra), che si sta per perdere tutto...Il panico prenderà il sopravvento e verrà stimolato il "vago" antogonista del "simpatico" provocando la brachicardia facendo rallentare i battiti fin quasi l'arresto cardiaco. Il respiro si fermerà causando un pericoloso stato d'apnea. Maggiore salivazione, tremore, sudorazione, rilascio dello sfintere...Le sue palle quadrate in palestra diventeranno piccole come biglie. Ah, vale per tutti i praticanti di qualunque disciplina. Vedi Moai è proprio perché ne ho visti tanti non riuscire a muovere un muscolo, mordersi le labbra e le mani che mi permetto di dirvi di non pensare che i kata non servono a niente.
I kata, il kiai, il gesto nello iaido di poggiare la spada a terra, di fare quel passo indietro...Sono tutti rituali il cui fine è quello di mettere il praticante in condizione di gestire il rapporto con le proprie proprie paure, con la morte. Sono la ritualizzazione della morte.
Poi immagino lo stesso uomo che subisce un agguato da un pò di uomini della tribù vicina mentre è solo e porta a casa la sua cacciagione. In questo caso nessun contesto protettivo. Se non può scappare deve affrontarne più di uno. Non è quindi un incontro, ma uno scontro. Non deve ingaggiare la lotta a terra perché per lui prima si conclude e meglio è. Se sapesse come produrre il massimo danno con un singolo colpo colpendo la gola o la base del collo...Peccato che non lo sappia fare.
Assolutamente. Il rituale, sia esso una danza o un kata, è il mezzo attraverso il quale si razionalizza un evento drammatico rendendo quell'evento un evento accettabile. Esattamente come il rituale del funerale. L'accettazione delle morte, la razionalizzazione delle morte. Anche il kata è accettazione delle morte nel momento in cui il procurarla significa che a noi stessi può essere procurata. Solo che non dobbiamo essere noi quelli che dovranno morire. Ecco la tecnica marziale nel kata, allora il kata è nella sua rappresentazione la mia volontà di essere colui che procurerà la morte in combattimento. Il kiai in questo senso assume il valore più alto fra l'unione dell'intenzione con l'azione. Il kata rende più forti proprio in questo senso. Andrò in battaglia e vincerò perché sono il più forte e sono il più forte perché è forte l'unione fra la mia intenzione e la mia azione. Rapportarsi fin da subito alla paura, attraverso il rituale, per non lasciare spazio alla paura in battaglia. E' un lavoro interno che va di pari passo col lavoro esterno.Si. Fare il kata è entrare in relazione con ciò che significa: procurare la morte. Solo che fare il kata è un conto e uccidere (nel senso del significato di un'Arte Marziale) sul serio è un altro. Ecco perché bisogna meditare su ciò che si sta facendo per dare senso a ciò che si sta facendo.
Si. Per prima cosa sapere che ciò che si sta facendo ha un senso. Poi meditare su questo senso. Poi mettere se stessi di fronte a questo senso. Il senso è la ritualità della morte che la forma rappresenta attraverso un combattimento immaginario e quando avrai capito perchè è inutile avere paura sarai già un' Artista Marziale più forte.
Approfitto per un piccolo contributo...
Nella muay thai per esempio le danze andrebbero eseguite con una approccio profondamente diverso. Nel rituale originale, la danza era un'offerta (alle divinità, agli antichi maestri, ecc...) e l'idea era di eseguirla il più "perfetta" possibile, in quanto c'era la possibilità che fosse l'ultima cosa donata prima della morte. Quindi non l'idea di procurare la morte, ma più l'idea di accettare la morte.
È anche vero che le danze non sono assolutamente kata e non contengono tecniche marziali.
Bingo,questa cosa dei kata come preparazione alla morte da dove salta fuori?La fonte è il risultato fra come mi hanno insegnato i kata, fra come io li ho interpretati e del significato che dei kata e del rituale ho ricavato dai testi di discipline tradizionali.
E' tua o c'è una fonte?
Inoltre devo dissentire su una cosa;ogni volta che sono stato aggredito,sia sul lavoro,che due volte fuori dal lavoro,ero tachicardico,non bradicardico.
E pur con anni di Ju Jitsu alle spalle,ho colpito,tirato e spinto.
Non mi è venuto nemmeno in mente di cercare leve,per cui andavo matto,né di cercare una proizeione.
Istintivamente si fanno delle cose elementari,ci si protegge la testa,si cerca di tenere il corpo lontano dai colpi e si colpisce,si tira e si spinge.
Assolutamente. Il rituale, sia esso una danza o un kata, è il mezzo attraverso il quale si razionalizza un evento drammatico rendendo quell'evento un evento accettabile. Esattamente come il rituale del funerale. L'accettazione delle morte, la razionalizzazione delle morte. Anche il kata è accettazione delle morte nel momento in cui il procurarla significa che a noi stessi può essere procurata. Solo che non dobbiamo essere noi quelli che dovranno morire. Ecco la tecnica marziale nel kata, allora il kata è nella sua rappresentazione la mia volontà di essere colui che procurerà la morte in combattimento. Il kiai in questo senso assume il valore più alto fra l'unione dell'intenzione con l'azione. Il kata rende più forti proprio in questo senso. Andrò in battaglia e vincerò perché sono il più forte e sono il più forte perché è forte l'unione fra la mia intenzione e la mia azione. Rapportarsi fin da subito alla paura, attraverso il rituale, per non lasciare spazio alla paura in battaglia. E' un lavoro interno che va di pari passo col lavoro esterno.Si. Fare il kata è entrare in relazione con ciò che significa: procurare la morte. Solo che fare il kata è un conto e uccidere (nel senso del significato di un'Arte Marziale) sul serio è un altro. Ecco perché bisogna meditare su ciò che si sta facendo per dare senso a ciò che si sta facendo.
Si. Per prima cosa sapere che ciò che si sta facendo ha un senso. Poi meditare su questo senso. Poi mettere se stessi di fronte a questo senso. Il senso è la ritualità della morte che la forma rappresenta attraverso un combattimento immaginario e quando avrai capito perchè è inutile avere paura sarai già un' Artista Marziale più forte.
Approfitto per un piccolo contributo...
Nella muay thai per esempio le danze andrebbero eseguite con una approccio profondamente diverso. Nel rituale originale, la danza era un'offerta (alle divinità, agli antichi maestri, ecc...) e l'idea era di eseguirla il più "perfetta" possibile, in quanto c'era la possibilità che fosse l'ultima cosa donata prima della morte. Quindi non l'idea di procurare la morte, ma più l'idea di accettare la morte.
È anche vero che le danze non sono assolutamente kata e non contengono tecniche marziali.
@Moai
Rispondo ai tuoi quesiti per ultimo così ho occasione di chiarire un concetto inerente al Topic.
Bingo,questa cosa dei kata come preparazione alla morte da dove salta fuori?La fonte è il risultato fra come mi hanno insegnato i kata, fra come io li ho interpretati e del significato che dei kata e del rituale ho ricavato dai testi di discipline tradizionali.
E' tua o c'è una fonte?
Inoltre devo dissentire su una cosa;ogni volta che sono stato aggredito,sia sul lavoro,che due volte fuori dal lavoro,ero tachicardico,non bradicardico.
E pur con anni di Ju Jitsu alle spalle,ho colpito,tirato e spinto.
Non mi è venuto nemmeno in mente di cercare leve,per cui andavo matto,né di cercare una proizeione.
Istintivamente si fanno delle cose elementari,ci si protegge la testa,si cerca di tenere il corpo lontano dai colpi e si colpisce,si tira e si spinge.
Non c'è bisogno che dissenti perché è un'altra cosa quella che ti è successa e meno male che ti è successa: l'organismo ha reagito alla paura con scariche di adrenalina. Fisiologicamente, l'adrenalina, pompata dalle ghiandole surrenali, stimola il simpatico, il sistema nervoso vegetativo, provocando una serie di effetti secondari: primo fra tutti la tachicardia; L'adrenalina costringe il cuore ad aumentare le pulsazioni per assicurare un maggior afflusso di sangue all'organismo. Di conseguenza, i polmoni a loro volta sono obbligati ad aumentare il respiro per incamerare più ossigeno mantenendo in tensione il diaframma. Un altro effetto è la midriasi cioè la dilatazione delle pupille per migliorare la prestazione visiva. Non solo, un rafforzamento dei contatti fra cellule cerebrali con un'accelerazione dei segnali elettrici che, a loro volta agendo sulla corteccia cerebrale, velocizzano le risposte del cervello. Ecco perché l'adrenalina in determinate condizioni d'allarme accresce le capacità psicofisiche dell'individuo per consentirgli di reagire meglio. La paura è quindi un meccanismo predisposto dalla natura per la sopravvivenza. Ci offre un'alternativa di salvezza: la competizione con l'avversario o una via d'uscita con la fuga.
Tuttavia può accadere il contrario quando il panico prende il sopravvento ed entrano in gioco altri mediatori che vanno a stimolare il "vago" invece del "simpatico" come nel tuo caso. Gli effetti di questa condizione sono quelli che ho scritto nell'altro post.
scusa ma tu...quanta gente hai ucciso? :)
mi diresti gentilmente dove "ne hai visti tanti" ?
Mi tolgo le scarpe e la maglietta e tiro un pugno contro un cassonettoPerche' ti eri tolto le scarpe?
caro Bingo Bongo, :)Sono d'accordo con te Moai :)
come ho già espresso in altri post, le mie critiche e pensieri non sono cose personali poichè essendo tutti dei nick anonimi non so con chi parlo e sinceramente manco mi importa...
le discussioni possono vertere solo su argomentazioni ed idee quindi nel merito delle questioni...
che tu sia un killer o l'ultimo dei nerds per me è assolutamente irrilevante, credimi...ai fini del discorso non cambia nulla...
conosco anch'io, nel mio ambiente di lavoro, gente che ammazzerebbe di botte il 90% della gente che scrive qui (me compreso intendiamoci) senza aver fatto una lezione di am.
ps. una pizza me la faccio volentieri se ci troviamo al prossimo raduno forumistico e anche una birra (magari 2)...
@ Bingo :Ho scritto scarpe per darmi un tono. Erano infradito. :)QuoteMi tolgo le scarpe e la maglietta e tiro un pugno contro un cassonettoPerche' ti eri tolto le scarpe?
Bingo Bongo sei un fottuto violento!!!Se mi depenni dall'ordine dei Santoni/Filosofi praticamente depenni il 90% di quello che scrivo :)
Quasi quasi ti depenno dall'ordine dei Santoni/Filosofi !
;)
perché è un ungulatoNon ho assolutamente dovuto cercare il significato di "ungulato" su google... :)
@ Bingo :Ho scritto scarpe per darmi un tono. Erano infradito. :)QuoteMi tolgo le scarpe e la maglietta e tiro un pugno contro un cassonettoPerche' ti eri tolto le scarpe?
@Bingo: davvero praticare kata per te è entrare in relazione con l'idea di morte? Se sì mi potresti spiegare come?Giorgia, si vede che non ti hanno costretto a non fare altro per 4 anni... XD
Secondo me, il confronto tra MMA e un’arte marziale tradizionale andrebbe fatto a parità di ore di allenamento e di massa magra.
I kata, il kiai, il gesto nello iaido di poggiare la spada a terra, di fare quel passo indietro...Sono tutti rituali il cui fine è quello di mettere il praticante in condizione di gestire il rapporto con le proprie proprie paure, con la morte. Sono la ritualizzazione della morte. Ecco quello che avevano in più quegli uomini primitivi: il rito della morte.
Ma quali disarmi e tenciche mortali? Oggi la maggior parte dei ragazzi non sarebbe in grado di tirare il collo a una gallina o schiacciare la testa a una quaglia o sgozzare un capretto. Tutte cose che in calabria i nostri nonni ci insegnavano a fare fin da piccoli perché poi imparare da grande è più difficile.
Oh, ben inteso: quando impari poi è un gioco da ragazzi. Certo all'inizio la gallina non morirà al primo colpo, ma dopo un paio di galline si prende la mano. Anche questo è un rituale. E' abituarsi alla morte, ma il transfer non sarà immediato perché una gallina non è un uomo. Non posso neanche allenarmi in progressione perché non posso ammazzare "solo un pò" qualcuno. Quindi non sarà come il pugile che prima di fare l'incontro della vita avrà fatto tanti altri incontri per fare esperienza.
Quella situazione sarà una finale raggiunta senza progressione. E cosa serve per non farsi trovare impreparati? I Kata. Il rituale. Il kiai. Esattamente. Serve ciò che ritualizzi la morte prima dell'esperienza del combattimento. Il Kata serve a combattare in assoluto. E' prima del sapersi picchiare. Sapersi picchiare è da ragazzini. Qua stiamo parlando della perdita della vita nostra e altrui. Il kata è il rituale.
Servono 10 minuti di kata per combattare? Infinitamente di più di 10 minuti di pao se nel fare il kata si prende coscienza di se stessi, della morte e della sua ritualizzazione.
Dopo i primi 15 minuti mi rendo conto che potrei tranquillamente sterminare tutti i suoi allievi cinture nere comprese. Dopo i primi 30 minuti mi diventa insopportabile vedere che il mio compagno proiettato impiega più di 3 secondi per rialzarsi e rifare l'esercizio. Io appena proiettato non facevo in tempo a toccare terra che ero già sull'attenti per proseguire. Dopo una settimana è evidente che sono quello più "allegro". Dopo 2 settimane il maestro fa un discorso dove sottolinea che il suo dojo non è la "tana delle tigri". Aveva sicuramente ragione. Mi dicono che in 3 anni io posso diventare cintura nera senza ombra di dubbio. Dopo un anno e mezzo mi dedico ad altro.
Siccome aveva il mio pao a casa sua una sera me lo porta e insieme a lui viene pure uno dei suoi compagni della GdF. Naturalmente inizia un discorso sull'aikido e su quanto sia meraviglioso e in stereo mi dicono di andare a fare lezione da loro.
Quando spunta il pao dico al mio amico di tenermelo fermo e scarico una decina di pugni e gomitate fino a quando il mio amico mi dice "mi fai paura". Anche il tizio della GdF rimane stupito da quanto veloce e pesante possa arrivare un pugno.
Allora inizia un discorso su come l'aikido non sia un'arte solo per il combattimento crudo e puro e cercano di convincermi di andare a provare con il loro maestro.
2. Come mai secondo te (io lo so), nonostante tutto, sono convinto che l'aikido sia l'AM più moderna in assoluto.
Bingo Bongo,non mi hai ancora risposto se tu consigli i kata come esercizio di gestione dello stressPosta in questo modo ti dico: assolutamente si.
Cavolo Bingo, a me i kata stressano da morire... dico davvero ! :-\Ma non sono i kata in sè probabilmente, è tutto il resto che generano... XD
Bingo Bongo,non mi hai ancora risposto se tu consigli i kata come esercizio di gestione dello stressPosta in questo modo ti dico: assolutamente si.
Però se vuoi una risposta più articolata dimmelo che appena ho tempo rispondo.
Nel frattempo rispondo a GiBi che faccio prima.
Dopo i primi 15 minuti mi rendo conto che potrei tranquillamente sterminare tutti i suoi allievi cinture nere comprese. Dopo i primi 30 minuti mi diventa insopportabile vedere che il mio compagno proiettato impiega più di 3 secondi per rialzarsi e rifare l'esercizio. Io appena proiettato non facevo in tempo a toccare terra che ero già sull'attenti per proseguire. Dopo una settimana è evidente che sono quello più "allegro". Dopo 2 settimane il maestro fa un discorso dove sottolinea che il suo dojo non è la "tana delle tigri". Aveva sicuramente ragione. Mi dicono che in 3 anni io posso diventare cintura nera senza ombra di dubbio. Dopo un anno e mezzo mi dedico ad altro.
Curiosità: visti i presupposti, come hai fatto a "resistere" li dentro per un anno e mezzo?
L'unica risposta che mi viene in mente è che in quel dojo tu NON cercassi le "botte", argomento già da te "soddisfatto" sia nella realtà in cui sei cresciuto che nelle precedenti esperienze marziali/sportive.
Se così è, si torna al fatto che l'aikido non va bene per combattere, magari per altro si ma per combattere no, dentro ci si può trovare filosofia, spiritualità, ma in maniera slegata dal combattimento.
Siccome aveva il mio pao a casa sua una sera me lo porta e insieme a lui viene pure uno dei suoi compagni della GdF. Naturalmente inizia un discorso sull'aikido e su quanto sia meraviglioso e in stereo mi dicono di andare a fare lezione da loro.
Quando spunta il pao dico al mio amico di tenermelo fermo e scarico una decina di pugni e gomitate fino a quando il mio amico mi dice "mi fai paura". Anche il tizio della GdF rimane stupito da quanto veloce e pesante possa arrivare un pugno.
Non è difficilissimo stupire due praticanti di aikido (o altra AM che non si occupa di striking e di lavoro ai colpitori) scaricando pugni e gomitate in maniera aggressiva eh. Magari se lo facevi davanti ad un agonista di thai ti dava pure qualche dritta.
Allora inizia un discorso su come l'aikido non sia un'arte solo per il combattimento crudo e puro e cercano di convincermi di andare a provare con il loro maestro.
Sintomatico che tale affermazione arrivi dopo che ti abbiano visto sfondare i pao... sono certo che la risposta te la sei dato da solo ;)
Probabilmente è così. Forse perché ho visto buttare vie troppe cose e ora sono stanco.2. Come mai secondo te (io lo so), nonostante tutto, sono convinto che l'aikido sia l'AM più moderna in assoluto.
Bingo, io no so darmi una spiegazione diversa da quella che ho dato sopra:probabilmente dopo una vita passata a dare e prendere botte, ti va un percorso più "rilassato", non hai bisogno che in palestra ti dicano quanto male pòù fare un pugno e che ti parlino di strategie di DP, di adrenalina prima dello scontro ecc ecc, hai già fatto esperienza sulla tua pelle.
Ora ti và l'aikido, che è slegato dal combattimento.
E' una mia supposizione, attendo la tua risposta. :)
Certo si sudava poco e non si combatteva. Però la cosa che non accettavo non era questa.
Il culo una volta che tocca terra come una molla deve tornare su altrimenti non puoi pretendere di imparare molto da una disciplina che per natura e metodo richiede già una continua collaborazione.
secondo me Bingo, è solo un'ipotesi potrei sbagliarmi, quello che tu vedi nel kata è un riflesso di quello che hai fatto nella vita, sei tu che rivivi alcune cose concentrandoti nel fare il kata, non il kata che fa vivere universalmente quelle cose
E avevi bisogno dell'aikido per avere la vocina? ???Si.
Allora intendiamo la stessa cosa.
Il KM non lo conosco, ma da quello che ho visto non mi pare che ci sia il tentativo, che invece vedo nell'aikido, di portare i principi etici anche nell'applicazione tecnica (parliamo sempre di scontro, non tecniche per evitarlo) anche se non c'è il tentativo per motivi più che ragionevoli.
Le applicazioni del KM si basano su ciò che è ("Do or die")...secondo certe idee.
Le applicazioni di Aikido si basano più su ciò che dovrebbe essere...secondo certe idee.
Di chi o secondo quale universo parallelo?Mi accodo...
Assafà, bel post!@Bingo: davvero praticare kata per te è entrare in relazione con l'idea di morte? Se sì mi potresti spiegare come?Giorgia, si vede che non ti hanno costretto a non fare altro per 4 anni... XD
A proposito, ti chiedo scusa perchè questo post sarà lunghetto.
Secondo me tutte queste pappardelle hanno facile risoluzione.
Se volessimo fare i figaccioni, possiamo anche trovarne una fonte a livello storico e sociologico.
Oriente ed Occidente.
In Occidente, se ti allenavi a combattere, ti allenavi a combattere e di conseguenza a spaccare teste, PUNTO.
Dal soldato che lo faceva letteralmente (i pochi che avevano la fortuna di essere addestrati/professionisti, vedi i Legionari de Roma), al gladiatore, pugilatore, lottatore che lo faceva per sport; al Cavaliere medievale, che se non combatteva utilizzava ciò che aveva imparato nei tornei (=sport).
Dove sono nate tutte queste pare (senza offesa, e se c'è qualcuno che si offende mi spiace, ma io è così che le vedo, anche perchè ci sono passato) su kata, filosofia del combattimento, sequenze, combattere per scegliere di non farlo, ecc..?
In Oriente.
Ed in che contesto?
Quando gente che si trovava un addestramento al combattimento all'improvviso diventò completamente INUTILE per via di un lunghissimo periodo di pace.
Al che, come fare? In Occidente, luogo di pragmatismo ignorante, si trovano un paio di soluzioni per far sfogare questo bisogno. Vedi nel medioevo, dove vengono concepiti i tornei, vedi nei secoli XVIII e IX, dove per piccole incomprensioni ci si sbudella a spadate. Cosa speculare parecchi secoli dopo fece un giapponese, tal Jigoro Kano, ma forse per parlare di questo ci vorrebbe un altro post.
Da qualche altra parte, invece, i guerrieri li chiudi nei monasteri o nei dojo e gli riempi la testa di roba religiosa e filosofica per giustificare il come si sono allenati una vita a spaccare teste, ed ora non possono più farlo. Prima che si rispondano da soli e comincino a fare cose poco costruttive per Pace ed Ordine costituito. Loro, così come i discendenti, visto che la standardizzazione educativa risulta utile per tenerli dove volevano che stessero.
Ogni civiltà ha il suo modo di tenerti per le palle, scusate il francesismo.
E si che non mi sembra di essere il primo a scrivere certe cose, ma che già furono scritte da, per esempio, Mad e Muteki.
Di chi o secondo quale universo parallelo?
Le riflessioni a voce alta, se poi ti rifiuti di spiegarle, bisognerebbe farle nella propria cameretta, non pubblicamente in un forum. :)
Speravo di svilupparle insieme a voi sinceramente... i presupposti ci sono ?Che è già un altro discorso. :)
Secondo voi quindi certe pratiche non hanno ragione di esistere da un certo punto di vista ?Che tipo di pratiche..?
Non so perchè ma mentre leggevo mi è venuto in mente uno coi baffetti e la voce stridula davanti a uno di nota e lunga pratica con maestria... XD:D :D :D :D :D :D
1. | per capirci tutti, nessun riferimento a spartan |
Condivido concettualmente la cosa [CUT]Signori, ne ho fatto una questione di concetto.
1. | Riporto una frase di Spartan perché è esattamente ciò che intendo per "contatto" in questo contesto: "se si apprezza il ben detto, è concetto. Se si apprezza il ben fatto, è contatto". |
Condivido concettualmente la cosa MA la mia domanda è:
sei a casa, con tuo figlio, entra uno che ti aggredisce immediatamente con violenza, determinazione ed efferatezza e ti dice che ti ammazzerà e poi si porterà tuo figlio...
E tu reagisci...mi dici quale soluzione prevederebbe il "tuo" aikido, ovviamente parlo nn a livello tecnico, e quali sarebbero reazioni antitetiche?
1. | in virtù delle sue vecchie esperienze |
Nn hai risposto Sabù...è una mezza supercazzola nel momento in cui citi l'aspirazione dell'aikido...
Io purtroppo ho esperienze di segno opposto.allora hai le stesse esperienze di Bongo :) Ed è ok quando uno a già affrontato spesso uno scontro, cercare di "evolversi" verso una forma non troppo danneggiante[1] di scontro. A differenza di John te le do per buone entrambe, ma il livello di apprendimento dell'arte necessario in entrambi i casi è abissale :)
E' facilissimo fare del male, anche non volendo, ed è facilissimo girarsi le scatole ad oltranza per un episodio di 20 secondi tranquillamente evitabile o comunque gestibile con minore brutalità.
Leggendo qui, a volte, senza nessuna pretesa... mi chiedo quanti, davvero, al di là degli intenti e del "sentito dire" abbiano realmente partecipato a risse, perché da quello che si legge traspare che chi lo ha fatto davvero la pensi in maniera piuttosto simile.Non credo si parli di risse, quando di aggressioni ad un livello ancora più grave di bastardaggine, poi di solito quelli che leggo con un lavoro o un'attitudine spiccata per menarsi le mani di solito non ci vanno tanto per il sottile
1. | ostia, come scrivo male sta mattina :) |
Devi essere concreto....e il KM nn c'entra un cazzo in questo caso.
L'aikido e il karate puntano pure a creare uomini di morale superiore e vi basta un nulla per passare giorni a lanciarvi stracci di merda in faccia quindi, per favore, con me la favoletta delle ambizioni e delle aspirazioni evitala...
Io pongo un caso specifico e concreto, bene...se mi si obietta voglio leggere per filo e per segno quali sarebbero questi approcci antitetici tali da rendere unico quello dell'aikido... :thsit:
Nn è che John nn le da buone...è che basta leggere il post di Ryujn per capire che la realtà è ben diversa dalle nostre aspirazioni (e che tornando al nostro discorso rende certe testi insostenibili...).:thsit:
1. | delle tante che si vedono in giro |
2. | è bisogna avercele di default perchè la pratica stessa dell'aikido, a differenza di altre, non te le fa tirare fuori |