Ar.Ma.
Difesa personale => Difesa Personale => Topic started by: MMAmedeo on December 09, 2013, 19:55:58 pm
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Ciao! Come si può leggere nel thread che ho aperto nell'altra sezione mi occupo di sport. Nella difesa personale, quindi, sono completamente ignorante. O meglio, so come dare due cartoni o proiettare qualcuno che mi mette le mani addosso, ma sono anche conscio che il fattore psicologico è fondamentale e che la pratica degli sport da combattimento, da sola, non è sufficiente, soprattutto perché manca la parte psicologica, che poi è quella che crea più problemi e blocca le reazioni. Tempo permettendo, mi piacerebbe approfondire l'argomento ed iniziare un percorso in tal senso. Scarto fin da subito le arti marziali perché, avendole fatte per tanti anni e in tante scuole diverse, posso dire di non aver mai imparato a "menare le mani" (sia in senso sportivo che non) e di non aver mai affrontato temi inerenti la parte psicologica, tipo come gestire l'ansia e la paura.
Con che cosa potrei iniziare?
Quanta importanza deve essere data allo sparring e quanta agli altri aspetti?
Se partecipassi ad uno stage/lezione al mese, ma in modo costante e continuo, e considerando che mi alleno tutte le sere curando lo striking, la lotta e la preparazione atletica, potrei raggiungere qualche risultato o perderei solo tempo?
Il carattere, o meglio ancora la reazione di una persona davanti ad una aggressione o una lite, si può modificare? O se ti caghi sotto oggi lo farai anche domani?
Personalmente di problemi non ne ho mai avuti, ma non si sa mai. Meglio essere preparati!:)
Insomma, la mia è semplice curiosità; curiosità scaturita dai tanti video che ho visto sul tubo.
Ah, i corsi bonsai non mi interessano per principio. In ambito sportivo, per imparare a tirare un Double Leg come si deve ci ho messo un sacco di tempo e non oso pensare come sia umanamente possibile promettere mari e monti, come qualche scuola fa, in pochi week-end di allenamento, specie quelli rivolti a persone afisicate e donne di cinquanta chili. Il disarmo, poi, non mi interessa. Se uno mi punta un coltello affilato, o una pistola, preferisco consegnare il portafogli.
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Dal punto di vista sportivo ti posso dire che la paura è inversamente proporzionale all'abitudine di prendere colpi in contesti non collaborativi via via sempre più liberi fino a incontri a KO.
Per la DP qui ci sono esperti specializzati, ma per mia esperienza in strada il primo problema è mantenera la lucidità e l'ordine in un contesto anomalo e disordinato.
I pressure test sono secondo me un ottimo esercizio. E più ti ricordi di quello che succede durante il pressure test e più ti ricordi, dopo il pressure test, quello che è successo più stai aumentando le possibilità di venirne fuori intero in una situazione reale.
E in questi termini il pressure test è fondamentale, in strada, anche nell'1 vs 1.
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Il lavoro che interessa a te,mi pare di capire, e' quello teorico.
Investire una lezione al mese e' francamente poco utile, gia' in un corso "normale" la teoria e' spesso diluitissima (anche per esser piu' digeribile), piuttosto potresti investire quel tempo "leggendo in giro" e, una volta fatta un idea generale delle cose che si dicono, sceglierti quelle che eventualmente reputi degno approfondire.
E va anche a gusti personali, libri e articoli "dp oriented", roba arican-pnlosa, articoli di psicologia vera e propria.
Qui un sito che non perdo occasione di segnalare e che offre un possibile punto di partenza :)
http://www.tatamido.it/arte_di_combattere.html (http://www.tatamido.it/arte_di_combattere.html)
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Da ignorante per me la DP rimane quello che posso fare ad aggressione ingaggiata.
Il testo non l'ho letto, ma ne avevo sentito parlare e sono sicuro che ci sono cose interessanti e utili.
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Il lavoro che interessa a te,mi pare di capire, e' quello teorico.
Investire una lezione al mese e' francamente poco utile, gia' in un corso "normale" la teoria e' spesso diluitissima (anche per esser piu' digeribile), piuttosto potresti investire quel tempo "leggendo in giro" e, una volta fatta un idea generale delle cose che si dicono, sceglierti quelle che eventualmente reputi degno approfondire.
E va anche a gusti personali, libri e articoli "dp oriented", roba arican-pnlosa, articoli di psicologia vera e propria.
Qui un sito che non perdo occasione di segnalare e che offre un possibile punto di partenza :)
http://www.tatamido.it/arte_di_combattere.html (http://www.tatamido.it/arte_di_combattere.html)
Per chi mastica l'inglese...
http://www.nononsenseselfdefense.com/ (http://www.nononsenseselfdefense.com/)
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Se avete un buon libro da consigliarmi me lo leggo volentieri. Poi do un'occhiata anche ai link. Più che altro mi domandavo cosa, eventualmente, poter praticare, qualora mi venisse voglia di immeggermi in una disciplina volta alla difesa personale.
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piuttosto potresti investire quel tempo "leggendo in giro" e, una volta fatta un idea generale delle cose che si dicono, sceglierti quelle che eventualmente reputi degno approfondire.
Mi interessa la parte che riguarda ciò che avviene prima dello scontro, ovvero, come non farsi sottomettere dall'ansia e dalla paura.
Come menare le mani lo so già, fermo restando che alcune cose andrebbero sicuramente contestualizzate alla situazione stradale che è sempre diverse dal ring e dal tatami.
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De Becker, Il dono della paura è un ottimo testo.
Anche i libri di Geoff Thompson sono preziosi.
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De Becker, Il dono della paura è un ottimo testo.
Anche i libri di Geoff Thompson sono preziosi.
Provvederò, grazie! E che mi dici del fatto di fare uno stage/lezione a settimana? Anche tu credi che non serva a nulla? E prima di iniziare con la pratica di una disciplina cosa dovrei valutare?
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la parte che riguarda ciò che avviene prima dello scontro, ovvero, come non farsi sottomettere dall'ansia e dalla paura.
Con il permesso di MMAmedeo (a cui do il benvenuto), vorrei aggiungere un paio di domande (strettamente connesse) alle quali, per mia ignoranza, non sono riuscito a trovare risposta.
"Come non farsi sottomettere dall'ansia e dalla paura"è generalmente riferito alle possibili situazioni in cui si può essere e/o diventare vittima di violenza (paura che ci facciano del male): è possibile che ansia e paura possano intervenire perché si teme di poter essere e/o diventare autori di violenza (paura di fare del male), anche in situazioni di legittima difesa? E quindi, ammesso che possa accadere, come si affronta un tale stato psicologico?
Naturalmente non sto chiedendo un corso di difesa personale via forum, ma solo delle indicazioni di massima o dei riferimenti bibliografici.
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Se partecipassi ad uno stage/lezione al mese, ma in modo costante e continuo, e considerando che mi alleno tutte le sere curando lo striking, la lotta e la preparazione atletica, potrei raggiungere qualche risultato o perderei solo tempo?
Per me è pochino una lezione/stage al mese.
Ok, male magari non fa, anche se il rischio di "confondere le idee" visto che non sei propriamente una "tavola bianca", c'è; ma almeno almeno una lezione a settimana... Almeno per me che son testone :)
Il carattere, o meglio ancora la reazione di una persona davanti ad una aggressione o una lite, si può modificare? O se ti caghi sotto oggi lo farai anche domani?
Il discorso non credo stia proprio in questi termini.
Non è tanto un mi "cago addosso o no", ma più propriamente creare dei meccanismi, degli automatismi da metabolizzare, che comunque nel caso mi permettono o di "sfruttare" la paura, o comunque di saperla gestire o quantomeno non di non restarne soggiogato.
Poi ritengo anche che la pratica e l'abitudine, in un certo modo e in una certa percentuale, contribuiscano comunque a gestire meglio le situazioni si panico, ansia, stress, shock e paura tipiche di certe situazioni di DP.
E secondo me queste sono cose insegnabili. A patto però che ci sia una certa presa di posizione mentale del praticante.
Ah, i corsi bonsai non mi interessano per principio.
Corso bonsai no, certo, ma almeno una panoramica di qualche lezione prova giusto per capire ambiente, professionalità e livello di eventuali inesattezze (cazzate?) che si possono sentire in certi ambienti, per me ci sta. :)
Il disarmo, poi, non mi interessa. Se uno mi punta un coltello affilato, o una pistola, preferisco consegnare il portafogli.
E questo è quello che insegna chiunque dotato di un minimo di buon senso, che poi è lo stesso buon senso dei consigli della nonna, ma non sarei così assolutistico.
Se la minaccia è per avere soldi o auto ok, si cedono, ma se è per tenermi buono mentre si prendono cura di mia figlia/fidanzata/moglie?
Un qualcosina che mi permetta di tentare il tutto per tutto può essere utile saperla. Saperla.
Poi si valuta caso per caso, situazione, scenario... Ma sfortunatamente bisogna mettere in conto che certi danni, fisici o psicologici che siano, possiamo subirli anche non reagendo.
Qui un sito che non perdo occasione di segnalare e che offre un possibile punto di partenza
http://www.tatamido.it/arte_di_combattere.html (http://www.tatamido.it/arte_di_combattere.html)
:thsit:
De Becker, Il dono della paura è un ottimo testo.
Anche i libri di Geoff Thompson sono preziosi.
Mi permetterei di aggiungere anche Grossman e il suo On Combat visto che si parla di ansia e stress pre conflitto.
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Per me è pochino una lezione/stage al mese.
Anche per me. Purtroppo, oltre ad essere impegnato con gli sport da combattimento, dalle mie parti mi pare che non ci sia nulla di serio.
Corso bonsai no, certo, ma almeno una panoramica di qualche lezione prova giusto per capire ambiente, professionalità e livello di eventuali inesattezze (cazzate?) che si possono sentire in certi ambienti, per me ci sta. :)
Quello sicuramente!
Il disarmo, poi, non mi interessa. Se uno mi punta un coltello affilato, o una pistola, preferisco consegnare il portafogli.
Se la minaccia è per avere soldi o auto ok, si cedono, ma se è per tenermi buono mentre si prendono cura di mia figlia/fidanzata/moglie?
Beh, in questo caso che ben venga lo studio delle basi del disarmo. Basta che non sia come le stupidaggini che ci propinavano anni fa a Karate, dove l'istruttore disarmava tutto e tutti con una facilità degna di un film di Chuck Norris.
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è possibile che ansia e paura possano intervenire perché si teme di poter essere e/o diventare autori di violenza (paura di fare del male), anche in situazioni di legittima difesa?
Per me è possibilissimo ed è pure una situazione concreta.
Nel piccolo basta pensare a quanti in palestra, durante un banalissimo allenamento, "trattengono" i colpi per paura di far male al proprio compagno.
E se in certi casi è cortesia e gentilezza, in molti altri casi è una preoccupazione eccessiva o immotivata, specialmente lavorando con le normali regole di sicurezza.
Verrebbe facile dire si ma tanto faccio così in allenamento perchè non ti voglio far male, non c'è mica bisogno di esagerare, ma non è propriamente così.
In situazioni limite di stress, faremo quello a cui siamo allenati. Quindi anche se trovandomi in pericolo la mia reazione sarà ferma e decisa, non mi verrà di affondare i colpi o di scegliere come bersagli certi punti. Ed è un errore.
Un esempio: all'inizio della seconda guerra mondiale, circa il 90% dei soldati (se non ricordo male e tranne un paio di eccezioni), anche trovandosi in situazioni di pericolo sotto il fuoco nemico, o non rispondevano al fuoco o sparavano senza puntare il bersaglio.
Questa percentuale scese, cito sempre a memoria, al 5 o al 15% semplicemente cambiando tipo di addestramento, ossia non più sparando a dei semplici bersagli rotondi da tiro a segno, ma a delle sagome umane, in certi casi addirittura con gli occhi disegnati.
Altro esempio: molti agenti di polizia americana erano abituati ad addestrarsi al poligono, ai tempi usando ancora i revolver, e una volta esplosi i 6 colpi, scaricavano i bossoli dal tamburo in mano o in tasca per non dover poi fermarsi a pulire per terra. Il problema è che era un'azione divenuta ormai così automatica, che si trovavano a farlo "per abitudine" anche durante i reali conflitti a fuoco, con le problematiche e le conseguenze che si possono immaginare.
Si fa quello per cui si è addestrati, non ce n'è.
Poi è indispendabile a monte una scelta peronale.
Se mai dovesse succedere qualcosa, sono disposto a reagire? E a spingermi fino a dove?
E' una domanda che qualsiasi praticante di DP deve porsi prima di trovarsi in certe situazioni, perchè se non ci rispondiamo prima, non ci sarà possibile farlo quando le rogne busseranno alla porta. Ci troveremmo in confusione, esiteremmo al momento giusto.
ALtro lato della medaglia per me interessante: è quindi anche cosa buona e giusta addestrarsi alla proporzionalità della difesa.
Se per comodità penso di trattare una presa al bavero come uno strangolamento e quindi mi alleno così perchè tanto funziona, rischierò poi magari di rompere naso e denti ad uno che mi ha solo preso per la maglietta quando ci sono soluzioni valide e più strategicamente adatte alla situazione.
Anche per questi casi è interessante il libro On Combat già suggerito prima.
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De Becker, Il dono della paura è un ottimo testo.
Anche i libri di Geoff Thompson sono preziosi.
L'ho letto e confermo: una lettura molto stimolante e ricca di casi su cui riflettere.
Cercherò di procurarmi i libri di Thompson, oltre che vedere il sito e il link che avete postato.
Un amico più esperto mi disse infatti che la DP è all' 80% psicologia... ;)
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Un amico più esperto mi disse infatti che la DP è all' 80% psicologia... ;)
In effetti se non hai carattere e non sai gestire le tue emozioni (ansia, paura, adrenalina...) non vai da nessuna parte.
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piuttosto potresti investire quel tempo "leggendo in giro" e, una volta fatta un idea generale delle cose che si dicono, sceglierti quelle che eventualmente reputi degno approfondire.
Mi interessa la parte che riguarda ciò che avviene prima dello scontro, ovvero, come non farsi sottomettere dall'ansia e dalla paura.
Come menare le mani lo so già, fermo restando che alcune cose andrebbero sicuramente contestualizzate alla situazione stradale che è sempre diverse dal ring e dal tatami.
Guarda,ti hanno risposto e consigliato benissimo :)
Cmq il primo "Link" e' un libro :)
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Guarda,ti hanno risposto e consigliato benissimo :)
Cmq il primo "Link" e' un libro :)
Si, da domani inizio a leggere qualcosa.
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De Becker, Il dono della paura è un ottimo testo.
Anche i libri di Geoff Thompson sono preziosi.
Provvederò, grazie! E che mi dici del fatto di fare uno stage/lezione a settimana? Anche tu credi che non serva a nulla? E prima di iniziare con la pratica di una disciplina cosa dovrei valutare?
Allora...gli stage con quella frequenza li lascerei stare...di caritatevoli ce ne sono pochi nell'ambiente e se nn fai Murdoch di cognome è meglio usare i soldi per altro...
Sulla lezione monosettimanale la mia risposta è "dipende"...io ho degli allievi che frequentano una volta a settimana e i progressi li fanno, anche se ovviamente a rilento rispetto a chi viene 2 volte a settimana.
Molto fa cmq il modo in cui vivi nel resto della settimana la tua disciplina.
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la parte che riguarda ciò che avviene prima dello scontro, ovvero, come non farsi sottomettere dall'ansia e dalla paura.
Con il permesso di MMAmedeo (a cui do il benvenuto), vorrei aggiungere un paio di domande (strettamente connesse) alle quali, per mia ignoranza, non sono riuscito a trovare risposta.
"Come non farsi sottomettere dall'ansia e dalla paura"è generalmente riferito alle possibili situazioni in cui si può essere e/o diventare vittima di violenza (paura che ci facciano del male): è possibile che ansia e paura possano intervenire perché si teme di poter essere e/o diventare autori di violenza (paura di fare del male), anche in situazioni di legittima difesa? E quindi, ammesso che possa accadere, come si affronta un tale stato psicologico?
Naturalmente non sto chiedendo un corso di difesa personale via forum, ma solo delle indicazioni di massima o dei riferimenti bibliografici.
Ti è già stato risposto in maniera egregia ma aggiungo un paio di cose...i riferimenti biblio li trovi già in queste pagine quindi nulla di più.
Per quanto riguarda ansia e paura, togliendo ovviamente di mezzo le fobie, queste non sono altro che emozioni, il più delle volte istintive quindi come tali inarrestabili.
Ma inarrestabili non vuol dire incontrollabili.
Anche se forse ne abbiamo parlato altre volte, giova ricordare che quella del soggetto che affronta il combattimento senza paura e senza stress è una panzana mitologica che nn sta nè in cielo nè in terra; basta leggere un pò in giro e, se si ha la fortuna di incontrarli, fare due chiacchiere con certi professionisti del settore per rendersi conto che la cd "macchina da guerra" non è un roboto privo di emozioni ma un uomo, sicuramente molto addestrato, che ha imparato a gestire e controllare le proprie emozioni e per farlo ha prima di tutto imparato a conoscerle e a frequentarle.
Questo, ferma restando l'importanza di una certa conoscenza teorica (che nn sia però vuota...) si traduce nel cercare il più possibile di allenarsi in modo da portarsi vicini al proprio limite, anche in un singolo aspetto, ed esplorare quel terreno...senza necessariamente riferirsi solo a cose estreme (io ho gente che si schifava del sudore o di mettersi le mani in faccia in certe zone...).
L'abitudine farà il resto.
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Allora...gli stage con quella frequenza li lascerei stare...di caritatevoli ce ne sono pochi nell'ambiente e se nn fai Murdoch di cognome è meglio usare i soldi per altro...
Ok!
Molto fa cmq il modo in cui vivi nel resto della settimana la tua disciplina.
Beh, come ho detto nell'altro thread, la disciplina (anzi, le discipline) che pratico le porto avanti principalmente per me stesso, anche se le gare le faccio comunque; tanto per far capire che quel "per me stesso" non è una scusa per fuggire dalle competizioni o dagli allenamenti duri, ma un aspetto in cui credo veramente. Ciò che ho capito in qualche anno di sport da combattimento è che ora, se ho un screzio verbale con qualcuno, di quelli che si concludono con un vaffa o giù di lì, non mi scombussolo più tanto. Prima, invece, quando non ero abituato a fare sparring pesante e gare a contatto pieno, stavo male. Da una parte perché, per motivi di orgoglio, non volevo mollare. Dall'altra, però, ero insicuro, visto che non sapevo cosa sarebbe successo se la situazione fosse degenerata. Lo sport, in un certo senso, mi fatto diminuire la paura dello scontro e quando non hai paura lasci correre con più facilità, visto che il tuo ego non ne risente. Non so se mi sono spiegato!:)
Alla fine, per quello che ci posso capire io, non esiste DP senza teoria e psicologia. Ma non può esistere DP neanche senza un sano confronto fisico, magari simulando situazioni reali in cui gli attacchi, però, siano ragionevolmente tosti.
Stasera comincio a leggere "il dono della paura" che ho appena trovato in pdf. :)
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Condividerlo no, eh?
Comunque, sai che effetti similari ha il paracadutismo?
Sai com 'è, la paura di schiantarsi a terra è una cosa tanto atavica quanto archetipica, dacchè grazie al cazzo che il parà si ritrova -a brevetto conseguito - un incremento di resilience generalizzata in omaggio.
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Condividerlo no, eh?
Era in cima alla lista, su Google!
http://www.aikikainutsu.altervista.org/libri/Il%20dono%20della%20paura.pdf (http://www.aikikainutsu.altervista.org/libri/Il%20dono%20della%20paura.pdf)
Sai com 'è, la paura di schiantarsi a terra è una cosa tanto atavica quanto archetipica, dacchè grazie al cazzo che il parà si ritrova -a brevetto conseguito - un incremento di resilience generalizzata in omaggio.
Non ho capito nulla, ma va bene ugualmente! ;)
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E si nu pingon!
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Non ho capito nulla, ma va bene ugualmente!
Benvenuto nel club XD
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Fermo restando che la psicologia è un buon contesto e a volte un contesto necessario di indagine e di studio e naturalmente non solo per il nostro contesto non è che dopo miliardi di post a ribadire quanto è importante lo sparring e un pò di sane mazzate viene fuori che per non avere paura basta la psicologia perché conosco qualcuno che davanti a una lama non farebbe una piega
e non mi risulta sappia cosa sia l'aspetto mentale del combattimento.
No perché le pippe mentali sono pippe mentali chiunque le faccia di qualunque disciplina e non so quanto le pippe possano trasformare agnelli in lupi...
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Cmq ci sono tanti fattori...
A me in un altro momento della mia vita una pistola in faccia l'hanno puntata...e nn mi sono per niente appanicato come in altre cose, allora e negli anni a seguire...
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.... dacchè grazie al cazzo che il parà si ritrova -a brevetto conseguito - un incremento di resilience generalizzata in omaggio.
Sicuro?
Stanotte proverò a dormire con il brevetto sotto il cuscino :D
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Quoto Zixuè e Gargoyle. Si reagisce in base a ciò per cui si è preparati.
Psicofisicamente non esistono mezzi termini o compromessi. Come alcuni maestri che dicono "ma noi abituiamo i ragazzi al controllo perché al momento di colpire duramente basterà imprimere più forza alla stessa tecnica" ( :dis:). Se si è abituati a ricevere colpi di una certa intensità e a rispondere con una certa intensità, il transfert sarà vicino all'abitudine d'allenamento.
E trovo anche, come già detto, che la paura di fare del male vada a braccetto con quella di riceverlo. Ovviamente conoscendo e avendo testato su se stessi, abitualmente, gli effetti di certi colpi (e avendo compreso che la faccia non ti esplode), si sarà più inclini a rispondere con meno esitazioni. Poi c'è tutto l'aspetto legato al timore della gente di sfigurarsi irrimediabilmente.
Sotto questo punto di vista, trovo che gli SDC aiutino moltissimo (così come tutto l'apparato dedicato ai pressure tests nelle discipline di DP), almeno per quanto riguarda il superamento di certe barriere psicologiche fini esclusivamente allo scontro stesso (con tutte le particolarità ed eccezioni del caso).
Poi chiaro, la DP è immensa. Ci sono interi universi totalmente sconosciuti ai non addetti ai lavori e, in questo caso, se non c'è la possibilità di frequentare un corso attivamente, degli ottimi libri (consigliati qui sopra) possono essere utilissimi.
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Ho letto "l'arte di combattere senza combattere". Indubbiamente dice cose molto interessanti anche se per metterle in pratica bisognerebbe tenere a freno il proprio ego, cosa più che corretta, se si vuole vivere bene. Certo, però, che quando l'autore afferma di aver fatto più di trecento scontri stradali e che, se volesse, potrebbe mettere fuori combattimento qualuqnue persona, grazie alle sue conoscenze, mi pare di leggere un copione già sentito altrove... :-X
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Con la differenza che lui però per strada effettivamente c'è stato a lungo...
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Con la differenza che lui però per strada effettivamente c'è stato a lungo...
Si si, per carità. Non volevo certo metterlo sullo stesso livello di certi personaggi! :)
Diciamo solo che alcune affermazioni sembrano un po' troppo forzate. Per il resto, tanto di cappello. Il libro è molto, molto interessante.
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Azzardo una teoria assurda:
a volte, forse, è proprio l'idea che se le cose vanno male, noi sapremmo comunque gestirle relativamente bene e cavarcela, che ci infonde la serenità per affrontare le situazioni con una certa diplomazia.
Un po' come dire, piano A: se funziona così è meglio per tutti; non va, non funziona? pazienza te la sei cercata tu. piano B: ti annichilisco.
In caso contrario, uno deve proprio avere una gran faccia da poker.
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Azzardo una teoria assurda:
a volte, forse, è proprio l'idea che se le cose vanno male, noi sapremmo comunque gestirle relativamente bene e cavarcela, che ci infonde la serenità per affrontare le situazioni con una certa diplomazia.
Un po' come dire, piano A: se funziona così è meglio per tutti; non va, non funziona? pazienza te la sei cercata tu. piano B: ti annichilisco.
In caso contrario, uno deve proprio avere una gran faccia da poker.
Assolutamente, io credo che questo sia un elemento fondamentale, ma di qualunque tipologia di negoziazione, avere una alternativa permette di valutare con maggiore oggettivita' e serenita' la situazione.
Anche se l'alternativa e' "se fallisco la mediazione ti accoltello e passo il resto della mia vita in galera" e' molto piu' facile affrontare una minaccia con questa piuttosto che con "se fallisco la mediazione mi stupri"...
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"The Art of Fighting without Fighting", "The Gift of Fear" non li ho mai letti, ma sembrano libri interessanti. Anche i consigli scritti qui sono validi. Aggiungo solo un concetto di cui magari non si parla molto nella DP: il concetto di attenzione/concentrazione. Da quello che ho potuto osservare e sperimentare, una dei problemi che spesso portano a situazioni poco piacevoli, e' proprio la mancanza di attenzone e consapevolezza dell'ambiente e delle persone. La flessibilita' nell'attivare il piano B, se il piano A e' andato male, dipende proprio da quanto si e' attenti e presenti mentalmente.
Poi un'altro punto su cui insistere secondo me e' la preparazione fisica. Un corpo potente, veloce, resistente e forte da sicurezza in se stessi oltre che permettere efficacia alle tecniche.
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Aggiungo solo un concetto di cui magari non si parla molto nella DP: il concetto di attenzione/concentrazione.
Giusta osservazione, ma se ne parla, se ne parla.... uh se se ne parla :)
C'è tutto il discorso delle condizioni, dei colori, del semaforo, ecc. ecc.
Poi un'altro punto su cui insistere secondo me e' la preparazione fisica. Un corpo potente, veloce, resistente e forte da sicurezza in se stessi oltre che permettere efficacia alle tecniche.
E il corpo "potente", magari scoraggia anche certi cerca guai
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Azzardo una teoria assurda:
a volte, forse, è proprio l'idea che se le cose vanno male, noi sapremmo comunque gestirle relativamente bene e cavarcela, che ci infonde la serenità per affrontare le situazioni con una certa diplomazia.
Un po' come dire, piano A: se funziona così è meglio per tutti; non va, non funziona? pazienza te la sei cercata tu. piano B: ti annichilisco.
In caso contrario, uno deve proprio avere una gran faccia da poker.
L'importanza di avere un piano B, da Hannibal Smith a Moni, è una cosa che mi circola nella mente da anni...
Ma quello che tu scrivi è giustissimo oltre che estremamente intelligente...
E maggiore è la nostra confidenza nel piano B (per certi versi una declinazione ulteriore del "welcome the fight" di cui parla Morrison...) minori saranno le possibilità che la nostra volontà di trattare venga fatta deragliare facilmente da un soggetto x.
E' una mera questione di conoscenza e consapevolezza di tutti i risvolti della situazione.
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Post estremamente interessante (già scaricato l'ebook che spero di leggere a breve) che capita giusto giusto a fagiuolo...
Considerazione / domanda: come riuscire a creare un contesto di stress pilotato applicabile per apprendere una "serenità mentale"?
Le teorie sono certamente parte di un'equazione che fila senza intoppi frutto di valutazioni su esperienze reali... vissute sulla pelle degli altri.
Ma per applicarle e sapere eventualmente correggere il (proprio) tiro potrebbe essere utile un 'ambiente di analisi' in cui una persona può applicare la teoria: in cui il corpo e la mente sono influenzati da adrenalina e noradrenalina, il lato chimico della faccenda... nella più totale "sicurezza" (dove si è consapevoli di un limite).
Esempio, tempo addietro lessi (la fonte NON era attendibile... cioè nel senso che non c'era bibliografia) che l'ipotermia produce gli stessi effetti di una pesante situazione ansiogena (ed era per quello che i soliti corpi speciali si addestravano nelle acque gelide dell'oceano).
Altro esempio (più fruibile anche se ti trovi ai caraibi) trovato nel delirante mondo del web è lo 'Stress inoculation training'... mix di percosse psicologiche (diversi modi su diverse scuole di pensiero) per far crollare una persona. Tra l'altro visto applicato proprio in un contesto di DP (con franca perplessità...).
Voglio dire... metodi (sperimentali? Di dubbia efficacia?) sembra che ci siano... a dirla tutta sarei proprio curioso di testarli, anche perchè vorrebbe dire mettersi alla prova.
Grazie
d.
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Credo che ormai in qualsiasi corso di DP di una certa mentalità, puoi sperimentare in un modo o in un altro, un'esperienza del genere :)
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In linea di massima l'applicazione pratica di alcuni concetti teorici legati alla dp nei lavori sotto pressione è una forma di "coping" inteso come in psicologia che a sua volta è legato allo S.I.T. di cui si parla sopra.
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Oki. Quindi, come in tutte le cose, vale la pena di verificare cosa offrono i vari corsi.
Denghiu.
d.