Ar.Ma.
Arti marziali del Giappone - Okinawa - Corea => Karate e Kenpo => Topic started by: Il Tano on April 18, 2011, 23:53:25 pm
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Amici
Una o due volte all'anno ci viene offerta la possibilitá di partecipare ad una competizione di kata / kumite, generalmente organizzata dalla nostra federazione.
Io sono sempre in dubbio sul da farsi.
Sin da piccolo non mi sono mai sentito a mio agio nelle competizioni individuali di alcun tipo... atletica, tiro con l'arco etc. Non mi é mai piaciuta l'esposizione pubblica (che sofferenza quando ero piccolo e il sacerdote mi costringeva a leggere il vangelo durante la messa). Quando praticavo capoeira, ho partecipato a varie esibizioni, ma il fattore "pubblico" mi ha sempre condizionato negativamente. Anche nella "roda" in palestra, quando ero sotto gli occhi degli amici, il mio rendimento scadeva molto rispetto al "gioco a due". E si che ho praticato per piú di 3 anni. Sono stato soddisfattro di me solo in un'esibizione... era il mio addio alla capoeira (sapevo che non avrei praticato piú) e sono riuscito a liberarmi di ogni menata ed insicurezza.
Ho partecipato anche ad una competizione di taekwondo ed ho perso tutta la luciditá che avevo negli allenamento. Ho perso i due incontri, non in modo umiliante, ma veramente mi sono fatto schifo. L'ansia da prestazione ha di nuovo giocato a mio sfavore
Insomma, le competizioni non mi piaciono.
Quando si presenta la possibilitá di partecipare ad una, sempre sono in contrasto...
Una parte di me repelle l'idea... non é un momento che mi provoca piacere e divertimento e preferisco 20.000 volte passare un bel weekend con la mia famiglia
Un'altra parte mi istiga a considerare l'idea...
"Il momento della competizione é un interessante momento di crescita"
"Comunque sei bravo e dopo la seconda e terza competizione ti troverai a tuo agio e potrai provare piacere o anche mostrare le tue qualitá"
e anche il kumite e irikumi mi piaciono e cerco sempre di superare i miei limiti e mettermi alla prova...
Fino ad oggi ha sempre prevalso la parte di me che schiva la competizione, costruendomi scuse ed impegni piú o meno veri.
Peró ogni volta sta cosa mi attanaglia.
A 37 anni dovrei poter aver risolto questo "conflitto cosí secondario" ed avere una posizione piú derminata:
"Fregatene delle competizioni"
o
"Partecipa e fregate delle figure di cacca che potresti fare"
Peró non riesco a prendere questa decisione.
Per lavoro ho dovuto necessariamente superare certi limiti... Un tempo avevo problemi ad esporre un concetto in una riunione con piú persone, adesso lavoro nell'aerea commerciale e posso gestire tranquillamente una riunione spinosa con 20 persone...
Ho affrontato questa paura / insicurezza preparandomi seriamente, prima di una ruinione o di un viaggio. Ossia supero l'insicurezza rispetto alle mie capacitá (un'insicurezza irrazionale perché so che "tecnicamente" ho tutte le capacitá per fare bene), attraverso una preparazione seria e estremamente professionale. Vedo molti compagni di lavoro che se ne fregano di questo e se si trovano ad una riunione e non sanno... inventano. Io invece non riesco a vivere queste situazioni alla leggerera e sento il bisogno di prepararmi.
Sento il bisogno di fare lo stesso nel karate. Parteciperei piú tranquillamente ad una competizione se potessi prepararmi veramente bene... tipo fare un mese allenandomi 4 volte a settimana in kumite...
Peró questo non posso farlo, per questioni di tempo.
Allo stesso modo in cui mi sorprendono i compagni di lavoro, guardo con meraviglia i ragazzi che partecipano a competizioni di kumite con delle performances sgangerate, riuscendo pure ad essere contenti, editare il video e metterlo in you tube con muscia e "moviola" in slow motion... Invidio un po' quella "leggerezza" ed indulgenza con se stessi.
Cosí non riesco a superare il blocco ma neppure a rassegnarmi.
Gli esami e i gasshuku invece mi piaciono. C'é un po' di emozione ma é un momento bello. Anche un kumite duro in un esame non mi dispiacerebbe affatto.
So che é un problema minore ed effettivamente nella vita ho preoccupazioni differenti... peró quelle due volte all'anno si ripresenta il tema e mi fa pensare.
Un saluto che vado ad allenarmi
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Sono dell'idea che, se lo percepisci come un problema, allora merita affrontarlo (e quindi darci dentro con le competizioni per 'risolverlo').
Altrimenti fregatene. :)
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Sono dell'idea che, se lo percepisci come un problema, allora merita affrontarlo (e quindi darci dentro con le competizioni per 'risolverlo').
Altrimenti fregatene. :)
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Innanzitutto grazie per aver letto la pappardella... ti meriti un +1 per la buona volontá e perché con poche parole hai detto molto
Hai proprio ragione...
Ci penseró...
Sono sicuro che se il nostro dojo non partecipasse a gare, me ne fregherei totalmente delle competizioni e senza farmi alcuna paranoia.
Il fatto che ce lo propongano e che vengano presentate come un momento di crescita e che ci incentivino a partecipare, fa scattare in me un meccanismo da "bravo alunno"... che mi porta a ragionare su cioé che "dovrei" piuttosto che su ció "vorrei".
Su ció che gli altri si aspettano che io faccia piuttosto che su ció che mi interessa.
Certo che a quasi 40 anni uno non dovrebbe cadere in questi meccanismi... ma evidentemente ho da risolvere qualche nodo che mi portano a dubitare di me e a farmi domande.
Grazie mille!!!
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io penso che forse, in infanzia/adolescenza potrebbe essere che sei stato sottoposto a forti aspettative forse nello studio, da parte dei tuoi genitori o da tuo padre o forse da una figura di insegnante. Potrebbe essere che la tua ansia da prestazione perfetta derivi da qualcosa del genere?
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anche io detesto le competizioni, ma sotto sotto mi piacerebbe partecipare a qualcosa a contatto pieno, e ora che ho scoperto il regolamento delle competizioni IOGKF, sono tentato fortemente, pur avendo superato i 30 da un po'.
un tempo, quando ero adolescente, partecipavo a gare di kata e di kumite sportivo, e non mi divertivo moltissimo, nemmeno quando vincevo o ero comunque sul podio, cosa che in genere accadeva. ora che ho perso i capelli, invece, mi sento più motivato. chissà, forse è il desiderio di sentirsi ancor giovincello... ok, ho solo 32 anni, ma non mi muovo più come a 18. e quindi un po' sono tentato...
che ti devo dire, amico mio? prova. tentar non nuoce. magari alla fine ti diverti e fai qualche bella esperienza.
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Boh se lo fai perchè gli altri lo fanno ma tu non credi sia positivo per la tua pratica allora non farlo. In genere io funziono che se quello che non mi va di fare è un mio blocco tento di superarlo, se invece è un condizionamento esterno me ne frego.
Secondo me la domanda a cui devi in sincerità risponderti è: partecipare alla gara potrebbe essere utile per me o per la mia pratica? Se la risposta è sì allora vinciti
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Ci penseró...
Sono sicuro che se il nostro dojo non partecipasse a gare, me ne fregherei totalmente delle competizioni e senza farmi alcuna paranoia.
Il fatto che ce lo propongano e che vengano presentate come un momento di crescita e che ci incentivino a partecipare, fa scattare in me un meccanismo da "bravo alunno"... che mi porta a ragionare su cioé che "dovrei" piuttosto che su ció "vorrei".
Su ció che gli altri si aspettano che io faccia piuttosto che su ció che mi interessa.
Questa parte del tuo messaggio mi ha colpito molto.
Più del tuo messaggio precedente.
Credo che il vero nodo da indagare sia li, e che la tensione da gara/pubblico si asecondaria.
Tu stesso dici che in ambito lavorativo, ambito in cui eri giustamente molto più motivato dipendendone la tua sussistenza e quella della famiglia, il problema è stato affrontato e superato.
In modo diverso da quello dei tuoi colleghi, ma coerentemente per comesei fatto lo hai superato.
Secondo me è sul cosa ti spinge ad essere attirato adlla gara che dovresti indagarti.
Lo vuoi fare tu? oppure ti senti in qualche maniera "spinto" a farlo?
Anche io, che di anni ne ho 38, ho iniziato qualche anno fa a frmi questo tipo di dimonade e a cercare di analizzarmi.
Consolati che non sei l'unico "cresciutello" che si fa 'sti viaggi... :)
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le ho sempre considerate un gioco :om:
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A mio avviso, il solo fatto che tu sia dibattuto indica che la voglia c'è, quindi credo che la dovresti assecondare.
Poi c'è di sicuro una quota dubbi, di varia natura, magari dei timori, ma trovano soluzione solo sul tatami, in nessun altro posto, quindi torna d'attualità la prima idea.
Non c'è nulla di più entusiasmante del dover ricominciare daccapo, ritrovando quelle sensazioni perdute del principiante, quindi se la gara può metterti davanti alla conferma di certi dubbi, ben venga, avrai tanto bellissimo lavoro da fare.
Quindi credo tu debba partecipare, divertirti, sentire le gambe che tremano e i cuore che batte forte, abbattere gli ostacoli senza porti problemi sul risultato che sarà comunque buono.
Sarebbe giusto archiviare il discorso se tu non ne avessi nessuna voglia, se non sentissi nessuna necessità di trovar conferme o smentite, ma se così fosse non saresti li a macerarti nei dubbi, quindi non puoi archiviare nulla, puoi solo, al limite, seppellire il problema sapendo che si ripresenterà sotto forma di rimorso.
Vai e divertiti, poi tirerai le somme, qualunque siano. ;)
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Roro, ti rispondo in maniera terra terra.
quello che ti frega è proprio l'ansia da prestazione. se ti va di metterti in gioco in una competizione, allora fallo senza pensare nè alle figure di cacca, nè a fare figuroni, concentrati e parti... quello che viene viene.
pensa che io ho iniziato a praticare a 38 anni, quindi al di fuori di qualsiasi schema agonistico pensabile... eppure, sono salito sul tatami, un po' per fare numero, un po' per consentire ad altri di gareggiare seriamente.
beh, non è che sia andato malissimo.... sono andato proprio male! ho preso un sacco di mazzate e basta.
ma ero soddisfatto cisì, perchè ho preso il fatto per quello che era: un gioco. ed almeno che tu non voglia vincere un mondiale a 37 anni, continua a prenderlo come un divertimento. ;)
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Roro, ti rispondo in maniera terra terra.
quello che ti frega è proprio l'ansia da prestazione. se ti va di metterti in gioco in una competizione, allora fallo senza pensare nè alle figure di cacca, nè a fare figuroni, concentrati e parti... quello che viene viene.
pensa che io ho iniziato a praticare a 38 anni, quindi al di fuori di qualsiasi schema agonistico pensabile... eppure, sono salito sul tatami, un po' per fare numero, un po' per consentire ad altri di gareggiare seriamente.
beh, non è che sia andato malissimo.... sono andato proprio male! ho preso un sacco di mazzate e basta.
ma ero soddisfatto cisì, perchè ho preso il fatto per quello che era: un gioco. ed almeno che tu non voglia vincere un mondiale a 37 anni, continua a prenderlo come un divertimento. ;)
scusa Storm , rispondo a te ma più in generale mi rivolgo a tutti, ma cosè stà storia che le gare son un gioco??...quello che viene viene???...badate bene io non sono assolutamente uno con ambizioni agonistiche, anche perchè non sono certo un campione, ma nel mio pccolo quando mi alleno, ci investo tanto tempo, sacrifico gli affetti ecc... col cavolo che poi penso "come viene viene" fosse anche la gara dell'oratorio ,che non vuol dire che non metto in conto di perdere anzi ma di come "starò in piedi" sul ring/tatami si, di come mi rialzerò ogni volta che mi schintano in terra, di come darò tutto fino all'ultimo secondo, del desiderio di non deludere i compagni di allenamento ecc..; poi, pur assolutamente consapevole che (se leggete i miei vecchi post l'ho sempre detto) il tutto avviene in un ambiente controllato e con tanto di regolamento e tutte le sicurezze del caso, col cavolo che lo percepisco come un gioco, ma proprio per niente, credo che sarebe irrispettoso verso il mio avvesario e il mio maestro e sicuramente sarebbe l'atteggiamento mentale che più mi metterebbe a rischio.
p.s. spero davvero di non aver dato l'idea del megalomane e del "fighter" perchè chi mi consoce sà quanto io non sia così
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Gli esami e i gasshuku invece mi piaciono. C'é un po' di emozione ma é un momento bello.
Dipende chi hai davanti ad esaminarti... ;)
cmq, a me piace da matti fare l'arbitro !
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Beh io non credo proprio che sia un giochetto e stop, concordo con chi separa il ring dalla realtà per tutte le questioni di regole e tutele già dette, ma è ovvio che se ci si mena, per quanto in modo tutelato, ci si fa male.
Così come la questione del vincere o perdere, che non deve essere un problema perchè altrimenti è meglio lasciar stare, ma è ovvio che se salgo sul ring lo faccio per vincere senza tante balle, poi se perdo non mi farò mille menate, cercherò di capire perchè ho perso e di porvi rimedio, solo in quel senso è giusto non menarsela per la eventuale sconfitta.
Qualunque sia la competizione, se parto da perdente (con l'idea che tanto perderò) allora perderò di certo, anche se fosse palla prigioniera.
Si tratta di onestà con se stessi, perchè è ipocrita combattere se non si vuole combattere, è stupido affrontare chi siamo certissimi ci ammazzerà, quindi è il caso, se abbiamo deciso di salire su quel ring, di non menarsela, perchè non è più tempo per le menate, c'era tempo prima e ce ne sarà dopo.
Inoltre, sempre in ordine al problema vittoria/sconfitta/figuradimerda, bisognerebbe tenere a mente che, chi oggi mena e vince, lo fa perchè tante ne ha prese e ha imparato ;)
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scusate, ma il mio post faceva riferimento esclusivamente a me.
Joe, io ho 45 anni... cosa pensi che possa fare sul tatami con un ventenne? io mi diverto sul tatami e basta. non ho alcun tipo di velleità agonistica, sia perchè non ho i mezzi tecnici sia perchè non ho quelli fisici.
quindi, quando ho fatto una gara l'ho fatto solo perchè in categoria mancava qualcuno e non si sarebbe potuta disputare. non dico che sono andato a combattere per farmi menare o rimanere fermo come uno stoccafisso, ma ad una certa età non mi sono fatto illusioni sulle mie performances. tutto qui.
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scusate, ma il mio post faceva riferimento esclusivamente a me.
Joe, io ho 45 anni... cosa pensi che possa fare sul tatami con un ventenne? io mi diverto sul tatami e basta. non ho alcun tipo di velleità agonistica, sia perchè non ho i mezzi tecnici sia perchè non ho quelli fisici.
quindi, quando ho fatto una gara l'ho fatto solo perchè in categoria mancava qualcuno e non si sarebbe potuta disputare. non dico che sono andato a combattere per farmi menare o rimanere fermo come uno stoccafisso, ma ad una certa età non mi sono fatto illusioni sulle mie performances. tutto qui.
E ci sta tutto :)
Ma credo che tu non sia andato li a fare l'agnello sacrificale, penso invece che una volta partito, tu abbia provato a vincere.
Che poi tu non fossi li a consumarti per l'eventualità di perdere, semplicemente è ciò che chiunque dovrebbe fare ;)
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Al limite uno può sempre fare il corso Ninjia della scuola radioelettra, si presenta in gara invisibile e vince a mani basse :sur: :sur: :sur: :sur: :spruzz: :spruzz: :ricktaylor:
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Roro, ti rispondo in maniera terra terra.
quello che ti frega è proprio l'ansia da prestazione. se ti va di metterti in gioco in una competizione, allora fallo senza pensare nè alle figure di cacca, nè a fare figuroni, concentrati e parti... quello che viene viene.
pensa che io ho iniziato a praticare a 38 anni, quindi al di fuori di qualsiasi schema agonistico pensabile... eppure, sono salito sul tatami, un po' per fare numero, un po' per consentire ad altri di gareggiare seriamente.
beh, non è che sia andato malissimo.... sono andato proprio male! ho preso un sacco di mazzate e basta.
ma ero soddisfatto cisì, perchè ho preso il fatto per quello che era: un gioco. ed almeno che tu non voglia vincere un mondiale a 37 anni, continua a prenderlo come un divertimento. ;)
scusa Storm , rispondo a te ma più in generale mi rivolgo a tutti, ma cosè stà storia che le gare son un gioco??...quello che viene viene???...badate bene io non sono assolutamente uno con ambizioni agonistiche, anche perchè non sono certo un campione, ma nel mio pccolo quando mi alleno, ci investo tanto tempo, sacrifico gli affetti ecc... col cavolo che poi penso "come viene viene" fosse anche la gara dell'oratorio ,che non vuol dire che non metto in conto di perdere anzi ma di come "starò in piedi" sul ring/tatami si, di come mi rialzerò ogni volta che mi schintano in terra, di come darò tutto fino all'ultimo secondo, del desiderio di non deludere i compagni di allenamento ecc..; poi, pur assolutamente consapevole che (se leggete i miei vecchi post l'ho sempre detto) il tutto avviene in un ambiente controllato e con tanto di regolamento e tutte le sicurezze del caso, col cavolo che lo percepisco come un gioco, ma proprio per niente, credo che sarebe irrispettoso verso il mio avvesario e il mio maestro e sicuramente sarebbe l'atteggiamento mentale che più mi metterebbe a rischio.
p.s. spero davvero di non aver dato l'idea del megalomane e del "fighter" perchè chi mi consoce sà quanto io non sia così
c'è una bella differenza tra un incontro professionistico wba, uno dilettantistico FPI e uno da passiamo una domencia diversa della federazione cicciopanza.
chapeau all'impegno che uno ci mette,ma nell'ultimo caso è soltanto un gioco.
per quanto mi riguarda tutta una serie di stimoli vanno a farsi benedire.
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ufff... ragazzi... veramente non so come ringraziarvi tutti... le risposte che mi avete dato apportano tutte alla mia autoriflessione.
Ecco, grazie ai vostri interventi credo di essere arrivato al nocciolo della questione.
Io ho iniziato karate da circa 2 anni ma preceduti da almeno 8 anni di pratiche varie (un anno e mezzo di taekwondo, un po' di shotokan, 3 anni di capoerira, 3 anni di viev vo dai ai tempi del liceo), quindi dove pratico, anche se sono 6 kyu, generalmente mi conoscono per essere uno combattivo.
Una frase che dice sempre l'istruttore é "il tano se la banca" ... qualcosa tipo che faccio fronte alla situazione ed é per questo che genaralmente mi malmenano senza troppi rimorsi hehe. Io stesso pratico con molto spirito ed ho un atteggiamento competitivo.
Ieri ad esempio ho fatto kumite(solo calci) con una marrone e una nera e ce le siamo date molto serenamente e con controllo (ho piazzato una discendente da manuale che é arrivata giusto sul naso della cintura nera, non gli ho fatto neppure un graffio), sono stati scambi decisamente equilibrati.
La mia preoccupazione é di partecipare alla gare e di avere quella stessa prestazione scadente che ho avuto in taekwondo.
Piú che il fatto di aver perso... mi ha ferito aver perso tutto l'atteggiamento e lo spirito che ho in allenamento, mentre tutti erano sicuri che avrei fatto "una strage" (di fatti mi é stato detto "te faltó actitud"
Trovo quindi che c'é una distanza grande tra le mie capacitá tecniche e "la capacitá emotiva" di vivere serenamente la competizione, che da sempre é stato una preoccupazione che non ho mai voluto/potuto affrontare.
L'esame non mi preoccupa perché come si svolge da noi, é come se si trattasse di una lezione ma piú lunga e piú dura e si valuta il lavoro svolto in quel periodo. Se passo é perché me lo merito, se non passo so che devo studiare di piú, ma sono certo essere valutato per la mia preparazione e non per 2 minuti di gara. Posso essere un po' emozionato e perdere un po' di luciditá, ma ho il tempo per tranquillizzarmi e dimostrare quello che so.
Sulle origini di questa insicurezza io ci ho pensato molto e mi sono autoanalizzato e credo dipendano dall'educazione che ho ricevuto. Mia madre era convinta che i figli dovessero essere "domati" come i puledri. Era proprio la parola che usava per spiegarmi, da piccolo, perché mi teneva davanti al piatto fino a che avevo mangiato tutto o in una angolo della stanza fino a che non chiedevo scusa. Mi racconta che una volta ero rimasto come 4 ore prima di "arrendermi", perché ero un bambino tenace e molto orgoglioso.
Se un bambino lo fai crescere con questa idea che non puó vincere mai in un confronto con un'altra persona, e soprattutto quando é in svangaggio di condizioni, gli crei delle inibizioni diffici da scrollare nella vita. Aggiungendo poi la sostanziosa quantitá di schiaffoni ricevuti, veramente puoi fare dei disastri nella psiche di una persona.
Ho dovuto faticare anche per cose píú piccole... quando ad esempio andavamo a visitare qualche amico e mi offrivano qualcosa da magiare e da bere (non so una gassosa o dei biscotti) lei rispondeve sempre per me... "no, no grazie, non ti disturbare"... sapete quanto tempo ho tardato prima di poter dire "si grazie, molto volentieri?"
Le arti marziali mi servono proprio per sublimare questa scarsa propensione o avversione allo scontro verbale o fisico e liberare le nergie negative...
Azzz devo andare ad una riunione...
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Penso che quello sia un problema che può capitare a molti, temono di sfigurare davanti a tanta gentye, che poi riderà di loro.
Beh, sinceramente, ho avuto anche io questi problemi, però quando vai due, tre, quattro, cinque volte, beh, le superi.
Se è una questione di abitudine, fallo un paio di volte e il problema cala molto, se lo è solo nell'ambito sportivo, basta gare.
Si, perchè se per te quell'esposizione pubblica, in quel particolare contesto, non ti garba, è inutile vivere un'esperienza non necessaria, stessa cosa per le dimostrazioni pubbliche.
Io non ho mai avuto problemi particolari, di cosa pensa la gente e la gentucola, me ne sbatto altamente.
Pensa, ho messo su una dimostrazione in due e due quattro, senza una regia e senza nemmeno provare, nella piazza principale, quindi ho detto tutto, ma se a te non piace, lascia stare.
Fai karate perchè ti piace farlo, non perchè "devi" fare gare e dimostrazioni, non sono necessarie, puoi sempre partecipare tra il pubblico, con la tua famiglia. :)
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Roro, ti rispondo in maniera terra terra.
quello che ti frega è proprio l'ansia da prestazione. se ti va di metterti in gioco in una competizione, allora fallo senza pensare nè alle figure di cacca, nè a fare figuroni, concentrati e parti... quello che viene viene.
pensa che io ho iniziato a praticare a 38 anni, quindi al di fuori di qualsiasi schema agonistico pensabile... eppure, sono salito sul tatami, un po' per fare numero, un po' per consentire ad altri di gareggiare seriamente.
beh, non è che sia andato malissimo.... sono andato proprio male! ho preso un sacco di mazzate e basta.
ma ero soddisfatto cisì, perchè ho preso il fatto per quello che era: un gioco. ed almeno che tu non voglia vincere un mondiale a 37 anni, continua a prenderlo come un divertimento. ;)
scusa Storm , rispondo a te ma più in generale mi rivolgo a tutti, ma cosè stà storia che le gare son un gioco??...quello che viene viene???...badate bene io non sono assolutamente uno con ambizioni agonistiche, anche perchè non sono certo un campione, ma nel mio pccolo quando mi alleno, ci investo tanto tempo, sacrifico gli affetti ecc... col cavolo che poi penso "come viene viene" fosse anche la gara dell'oratorio ,che non vuol dire che non metto in conto di perdere anzi ma di come "starò in piedi" sul ring/tatami si, di come mi rialzerò ogni volta che mi schintano in terra, di come darò tutto fino all'ultimo secondo, del desiderio di non deludere i compagni di allenamento ecc..; poi, pur assolutamente consapevole che (se leggete i miei vecchi post l'ho sempre detto) il tutto avviene in un ambiente controllato e con tanto di regolamento e tutte le sicurezze del caso, col cavolo che lo percepisco come un gioco, ma proprio per niente, credo che sarebe irrispettoso verso il mio avvesario e il mio maestro e sicuramente sarebbe l'atteggiamento mentale che più mi metterebbe a rischio.
p.s. spero davvero di non aver dato l'idea del megalomane e del "fighter" perchè chi mi consoce sà quanto io non sia così
c'è una bella differenza tra un incontro professionistico wba, uno dilettantistico FPI e uno da passiamo una domencia diversa della federazione cicciopanza.
chapeau all'impegno che uno ci mette,ma nell'ultimo caso è soltanto un gioco.
per quanto mi riguarda tutta una serie di stimoli vanno a farsi benedire.
ecco è proprio qui che la pensiamo diversamente...provo a spiegare, un professionista/campione troverà stimolante la finale del K1, per me che sono uno "normale" è stimolante anche la gara tra due diverse palestre....anche perchè è naturale che ogni atleta combatta nella "categoria" di apparteneza e quindi in quella troverà stimoli....il tuo discorso può valere (per me naturalmente) solo se Kurbanov viene a combattere in una serata dove l'atleta medio sono io....li capisco che possa non avere stimoli
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io penso che forse, in infanzia/adolescenza potrebbe essere che sei stato sottoposto a forti aspettative forse nello studio, da parte dei tuoi genitori o da tuo padre o forse da una figura di insegnante. Potrebbe essere che la tua ansia da prestazione perfetta derivi da qualcosa del genere?
Sicuramente é qualcosa dell'infanzia... Ho cercato di spiegarlo nel mio post anteriore
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anche io detesto le competizioni, ma sotto sotto mi piacerebbe partecipare a qualcosa a contatto pieno, e ora che ho scoperto il regolamento delle competizioni IOGKF, sono tentato fortemente, pur avendo superato i 30 da un po'.
un tempo, quando ero adolescente, partecipavo a gare di kata e di kumite sportivo, e non mi divertivo moltissimo, nemmeno quando vincevo o ero comunque sul podio, cosa che in genere accadeva. ora che ho perso i capelli, invece, mi sento più motivato. chissà, forse è il desiderio di sentirsi ancor giovincello... ok, ho solo 32 anni, ma non mi muovo più come a 18. e quindi un po' sono tentato...
che ti devo dire, amico mio? prova. tentar non nuoce. magari alla fine ti diverti e fai qualche bella esperienza.
sai che mi alletta di piú l'idea dell'irikumi che di un kumite. Il kumite forse "abbisogna" maggiormente di mentre fredda e stragegia mentre nell'irikumi puoi rompere il ghiaccio andando avanti a testa bassa. Poi ovvio non puoi fare quello tutto il tempo peró puó essere un buon modo per rompere le esitazioni
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Boh se lo fai perchè gli altri lo fanno ma tu non credi sia positivo per la tua pratica allora non farlo. In genere io funziono che se quello che non mi va di fare è un mio blocco tento di superarlo, se invece è un condizionamento esterno me ne frego.
Secondo me la domanda a cui devi in sincerità risponderti è: partecipare alla gara potrebbe essere utile per me o per la mia pratica? Se la risposta è sì allora vinciti
Ecco si... come dicevo anteriormente forse potrebbe anche piacermi partecipare ad una gara, peró devo superare il fastidio ad espormi e la paura di fare na "fugur e mmerda"...
Ho sempre evitato che mia moglie e mia faglia venissero a vedermi, anche agli esami, ma mi sto ricredendo... Ho chiesto ad entrambe di venire al mio esame del 13.
Renata, la mia piccola, é una grande motivazione ed ispirazione nella mia pratica
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non rispondo al resto dei messaggi, uno per uno, anche se lo meriterebbero, perché altrimenti mi licenziano!!
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Roro, ti rispondo in maniera terra terra.
quello che ti frega è proprio l'ansia da prestazione. se ti va di metterti in gioco in una competizione, allora fallo senza pensare nè alle figure di cacca, nè a fare figuroni, concentrati e parti... quello che viene viene.
pensa che io ho iniziato a praticare a 38 anni, quindi al di fuori di qualsiasi schema agonistico pensabile... eppure, sono salito sul tatami, un po' per fare numero, un po' per consentire ad altri di gareggiare seriamente.
beh, non è che sia andato malissimo.... sono andato proprio male! ho preso un sacco di mazzate e basta.
ma ero soddisfatto cisì, perchè ho preso il fatto per quello che era: un gioco. ed almeno che tu non voglia vincere un mondiale a 37 anni, continua a prenderlo come un divertimento. ;)
scusa Storm , rispondo a te ma più in generale mi rivolgo a tutti, ma cosè stà storia che le gare son un gioco??...quello che viene viene???...badate bene io non sono assolutamente uno con ambizioni agonistiche, anche perchè non sono certo un campione, ma nel mio pccolo quando mi alleno, ci investo tanto tempo, sacrifico gli affetti ecc... col cavolo che poi penso "come viene viene" fosse anche la gara dell'oratorio ,che non vuol dire che non metto in conto di perdere anzi ma di come "starò in piedi" sul ring/tatami si, di come mi rialzerò ogni volta che mi schintano in terra, di come darò tutto fino all'ultimo secondo, del desiderio di non deludere i compagni di allenamento ecc..; poi, pur assolutamente consapevole che (se leggete i miei vecchi post l'ho sempre detto) il tutto avviene in un ambiente controllato e con tanto di regolamento e tutte le sicurezze del caso, col cavolo che lo percepisco come un gioco, ma proprio per niente, credo che sarebe irrispettoso verso il mio avvesario e il mio maestro e sicuramente sarebbe l'atteggiamento mentale che più mi metterebbe a rischio.
p.s. spero davvero di non aver dato l'idea del megalomane e del "fighter" perchè chi mi consoce sà quanto io non sia così
c'è una bella differenza tra un incontro professionistico wba, uno dilettantistico FPI e uno da passiamo una domencia diversa della federazione cicciopanza.
chapeau all'impegno che uno ci mette,ma nell'ultimo caso è soltanto un gioco.
per quanto mi riguarda tutta una serie di stimoli vanno a farsi benedire.
ecco è proprio qui che la pensiamo diversamente...provo a spiegare, un professionista/campione troverà stimolante la finale del K1, per me che sono uno "normale" è stimolante anche la gara tra due diverse palestre....anche perchè è naturale che ogni atleta combatta nella "categoria" di apparteneza e quindi in quella troverà stimoli....il tuo discorso può valere (per me naturalmente) solo se Kurbanov viene a combattere in una serata dove l'atleta medio sono io....li capisco che possa non avere stimoli
per me lo stimolo di una gara tra palestre diverse è lo stesso di quello con un tuo compagno di dojo o di uno sparring interstile.
Ci si diverte e si impara qualcosa, ma anche se c'è in palio la coppa del nonno la reputo qualcosa di diverso rispetto ad un altro tipo di competizione.
la pensiamo diversamente....that's all :D :gh:
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In questo caso sono d'accordo con Joe. Quando si va a combattere a contatto pieno , anche se solo in un match tra dojo appartenenti alla stessa scuola , si mette in gioco la propria salute e la preparazione richiesta e pesante e onerosa. Non c'è gioco , son colpi , e ci vogliono le palle ...
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Ragazzi mi perso un passaggio.
Secondo me é ovvio che una competizione a contatto pieno richiede una preparazione specifica.
In generale anche l'allenamento generico è impostato su standard differenti.
Difatti negli SDC non si prova la fortuna in gare sporadiche. O si è agonisti, o no lo si é.
Mi sbaglio?
Questa discussione se non sbaglio é stata gia tratttata. Mi ricordo degli interventi di Joe e Luca molto simili, che si scontravano mi pare con qualche traduzionalista (hehhee che caso)
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In questo caso sono d'accordo con Joe. Quando si va a combattere a contatto pieno , anche se solo in un match tra dojo appartenenti alla stessa scuola , si mette in gioco la propria salute e la preparazione richiesta e pesante e onerosa. Non c'è gioco , son colpi , e ci vogliono le palle ...
che cambia tra un kumite tra diversi dojo e uno nello stesso dojo?
se è per fare i colpi sono colpi anche in allenamento, la salute e la preparazione richiesta si mettono in gioco quando si decide di praticare atrimenti,senza polemiche, si fa altro
sarò strano io , ma trovo più stimolante prenderle di santa ragione da hug o pettas che tirare in un incontro tra il dojo di bari e quello di bergamo
recito il mea culpa e mi metto umilmente in seiza ;D
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In questo caso sono d'accordo con Joe. Quando si va a combattere a contatto pieno , anche se solo in un match tra dojo appartenenti alla stessa scuola , si mette in gioco la propria salute e la preparazione richiesta e pesante e onerosa. Non c'è gioco , son colpi , e ci vogliono le palle ...
che cambia tra un kumite tra diversi dojo e uno nello stesso dojo?
se è per fare i colpi sono colpi anche in allenamento, la salute e la preparazione richiesta si mettono in gioco quando si decide di praticare atrimenti,senza polemiche, si fa altro
sarò strano io , ma trovo più stimolante prenderle di santa ragione da hug o pettas che tirare in un incontro tra il dojo di bari e quello di bergamo
recito il mea culpa e mi metto umilmente in seiza ;D
Ciao!
Senti mi stai incasinando i pochi concetti chiari che avevo.
Ero stra-sicuro che negli SDC full contact l'allenamento e la competizione fossero due dimensioni ben separate. La maggior parte dei praticanti non compete e chi compete ha una preparazione specifica.
Il vantaggio di fare uno SDC, pur non competendo, é quello di beneficiare di un allenamento con uno stadard generalmente piú alto che in arti marziali non a contatto pieno, e ovviamente di imparare una disciplina sviluppata e testato per demolire il tuo avversario. Anche senza la "prova ultima" del combattimento full, i benefici sono enormi.
In allenamento, avevo capito, non si usa mai il contatto pieno (ovviamente per salvaguardare la salute tanto degli agonisto come dei non agonisti, che giá hanno il loro bel da fare a prendere mazzate in competizione).
Avevo compreso che un'eccezione potesse essere trovata negli esami, dove il contatto diventa piú tosto, anche se immagino comunque non sia totale come in una competizione.
Per questo la differenza pensavo corresse piú tra competizione o sparring e non tra praticare con gente dello stesso dojo o con gente di altri dojo o anche di altri nazioni come puó essere in un gassuku internazionale...
Potete chiarirmi???
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non pensavo di far tanti danni :D
provo a risponderti,ma sono pensieri personali ;)
Ero stra-sicuro che negli SDC full contact l'allenamento e la competizione fossero due dimensioni ben separate. La maggior parte dei praticanti non compete e chi compete ha una preparazione specifica.
ho fatto l'esempio del pugilato perchè è quello con cui ho più familiarità,ma pensavo che la discussione fosse inerente il karate.
negli sdc,ma volendo anche nel karate, ci sono 3 possibilità:
- allenamento mirato unicamente all'evento
-allenamento "generico" indipendente dalle competizioni
- allenamento più mirato rispetto a quello generico, ma non curato come il primo. es. il dedicare una parte della sessione in vista della gara/allenarsi per un breve periodo im modo mirato.
Il vantaggio di fare uno SDC, pur non competendo, é quello di beneficiare di un allenamento con uno stadard generalmente piú alto che in arti marziali non a contatto pieno.
beneficiare di un allenamento serio come dovrebbe essere in qualsiasi dojo di am.
perdonami,ma se si parla di am non si può parlare di non contatto pieno, altrimenti che am è?
al limite regolamento, ma il regolamento ha senso solo in gara :)
Peró in allenamento, avevo capito, non si usa mai il contatto pieno (ovviamente per salvaguardare la salute tanto degli agonisto come dei non agonisti, che giá hanno il loro bel da fare a prendere mazzate in competizione).
in allenamento è più attento l'atleta a non arrivare al contatto pieno,rispetto a chi non lo è.
il primo deve salvaguardarsi meticolosamente per l'evento, gli altri potrebbero andare più a cuor leggero.
il contatto non è prerogativa di uno stile ,al massimo consduetudine in un dojo.
se io e te ,in piena consapevolezza, vogliamo tirare non è certo un regolamento da ippon a potercelo negare ;)
Avevo compreso che un'eccezione potesse essere trovata negli esami, dove il contatto diventa piú tosto, anche se immagino comunque non sia totale come in una competizione.
come sopra,non esistono regole fisse , aggiungo per fortuna.
Per questo la differenza pensavo corresse piú tra competizione o sparring e non tra praticare con gente dello stesso dojo o con gente di altri dojo o anche di altri nazioni come puó essere in un gassuku internazionale...
stiamo sempre lì:qual'è l'obiettivo, quale il fine?
in un evento importante c'è un premio ( di gloria, simbolico,economico, pappaero etc...) in un incontro tra dojo amici o nello stesso dojo a cambiare sono le motivazioni.
Alla fine si vuole sempre prevalere,ma sono due pesi due misure .
Giocare una finale dei mondiali o giocare una partita di un trofeo dilettantistico non mi dite che portano le stesse motivazioni
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caro roro, ti senti allenato e pronto per una gara?
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non pensavo di far tanti danni :D
provo a risponderti,ma sono pensieri personali ;)
Ero stra-sicuro che negli SDC full contact l'allenamento e la competizione fossero due dimensioni ben separate. La maggior parte dei praticanti non compete e chi compete ha una preparazione specifica.
ho fatto l'esempio del pugilato perchè è quello con cui ho più familiarità,ma pensavo che la discussione fosse inerente il karate.
negli sdc,ma volendo anche nel karate, ci sono 3 possibilità:
- allenamento mirato unicamente all'evento
-allenamento "generico" indipendente dalle competizioni
- allenamento più mirato rispetto a quello generico, ma non curato come il primo. es. il dedicare una parte della sessione in vista della gara/allenarsi per un breve periodo im modo mirato.
Il vantaggio di fare uno SDC, pur non competendo, é quello di beneficiare di un allenamento con uno stadard generalmente piú alto che in arti marziali non a contatto pieno.
beneficiare di un allenamento serio come dovrebbe essere in qualsiasi dojo di am.
perdonami,ma se si parla di am non si può parlare di non contatto pieno, altrimenti che am è?
al limite regolamento, ma il regolamento ha senso solo in gara :)
Peró in allenamento, avevo capito, non si usa mai il contatto pieno (ovviamente per salvaguardare la salute tanto degli agonisto come dei non agonisti, che giá hanno il loro bel da fare a prendere mazzate in competizione).
in allenamento è più attento l'atleta a non arrivare al contatto pieno,rispetto a chi non lo è.
il primo deve salvaguardarsi meticolosamente per l'evento, gli altri potrebbero andare più a cuor leggero.
il contatto non è prerogativa di uno stile ,al massimo consduetudine in un dojo.
se io e te ,in piena consapevolezza, vogliamo tirare non è certo un regolamento da ippon a potercelo negare ;)
Avevo compreso che un'eccezione potesse essere trovata negli esami, dove il contatto diventa piú tosto, anche se immagino comunque non sia totale come in una competizione.
come sopra,non esistono regole fisse , aggiungo per fortuna.
Per questo la differenza pensavo corresse piú tra competizione o sparring e non tra praticare con gente dello stesso dojo o con gente di altri dojo o anche di altri nazioni come puó essere in un gassuku internazionale...
stiamo sempre lì:qual'è l'obiettivo, quale il fine?
in un evento importante c'è un premio ( di gloria, simbolico,economico, pappaero etc...) in un incontro tra dojo amici o nello stesso dojo a cambiare sono le motivazioni.
Alla fine si vuole sempre prevalere,ma sono due pesi due misure .
Giocare una finale dei mondiali o giocare una partita di un trofeo dilettantistico non mi dite che portano le stesse motivazioni
no dai... nessun danno... mi piace scervellarmi nel forum niente piú.
Va bene per il discorso del contatto pieno che tutte le aamm dovrebbero averlo... peró tra il dire e il fare...
Io mi sono sentito piú vicino al concetto di "contatto pieno" in una lezione di kyokushin che in tanti posti dove sono passato o che ho semplicemente visitato in precedenza.
Magari sono stato sfigato io o era suggestione... (mmm... peró gli ematomi erano piuttosto oggettivi hehehe) Peró sono quasi sicuro che se andassi in un dojo di judo o bjj avrei una sensazione simile.
Se ancora non ho cambiato posto (anche se mi guardo attorno) é perché mi sembra accettabile (considerando anche le mie esigenze di pratica) l'approssimazione offerta.
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caro roro, ti senti allenato e pronto per una gara?
bella domanda matusa...
Veramente mi piacerebbe farlo un po' di jiyu kumite per sapere se sono preparato o no.
Il dojo ha ripreso l'attivitá a marzo (dopo un fermo di 2 mesi per casini vari) e ci stiamo avvicinando gradualmente al jiyu kumite e irikumi.
Adesso come adesso non mi sento preparato.
Al meno considerando lo standard che ho in mente
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secondo me questo è un punto importante, se uno si sente sicuro, allenato e preparato, non ci pensa sù molto ed è tranquillo.
se uno può allenarsi e prepararsi, altrimenti è un azzardo.
negli anni 80 frequentavo un corso di karate, avevo solo 14 anni, mingherlino e in palestra non si faceva quasi mai kumite perchè il maestro era portato più per il kata, alle gare tra dojos dovevo affrontare ventottenni che facevano solo kumite, tutto questo per far vedere che in palestra eravamo molti e far fare bella figura al maestro, bèh.....ho detto al maestro.....vacci tu #x%&?k!
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secondo me questo è un punto importante, se uno si sente sicuro, allenato e preparato, non ci pensa sù molto ed è tranquillo.
se uno può allenarsi e prepararsi, altrimenti è un azzardo.
negli anni 80 frequentavo un corso di karate, avevo solo 14 anni, mingherlino e in palestra non si faceva quasi mai kumite perchè il maestro era portato più per il kata, alle gare tra dojos dovevo affrontare ventottenni che facevano solo kumite, tutto questo per far vedere che in palestra eravamo molti e far fare bella figura al maestro, bèh.....ho detto al maestro.....vacci tu #x%&?k!
hehe... 14 anni e mingherlino... mi viene in mente quando ho iniziato io jujitsu... dai 12 e 14, nell'etá della crescita... quando aumenti un sacco di centimetri ma il corpo ancora non sa gestirli... morale della favola, in pochi tempo di pratica 3 ossa rotte tra cui una frattura scomposta della clavicola + sublussazione di entrambe le articolazioni della spalla.
Per quanto riguarda la gara del 15, dubito che ci sia gente che si dedica al kumite full time... devono essere tutti nella stessa barca.
Una competizione scorsa invece era aperta anche ad altri... si é presentato un tipo che era tesserato fak (wkf) che ha fatto una strage... con tanto di coach che lo guidava da bordo tatami mentre gli altri manco sapevano che esistesse la figura del coach... morale della favola... lo hanno squalificato nella maggior parte degli incontri per eccesso di contatto ... (ossia... eccesso di scarsezza altrui).
Io comunque ancora non capisco che ci azzecca il karate di okinawa con lo shiai... peró qui, tanto la gente di uechi, come di shorin e goju, compete in shai kumite e con regolamento wkf.
Un saluto!!!
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Alla fine si vuole sempre prevalere,ma sono due pesi due misure .
Giocare una finale dei mondiali o giocare una partita di un trofeo dilettantistico non mi dite che portano le stesse motivazioni
Mi collego a queso esempio per chierire come ho inteso io il discorso sulla gara come gioco/non gioco.
Quando vado a giocare a calcetto con gli amici mi impegno per vincere, e gli avversari si impegnano a loro volta.
Altrimenti non ci divertiremmo.
Inoltre cerco di essere un po' allenato per avere buone prestazioni e per limitare gli infortuni a me e agli avversari.
Da questo punto di vista non lo considero un gioco in senso stretto.
Ma se perdo la partita non ne faccio un dramma, semmai cercherò di giocare meglio al volta successiva.
Da questo punto di vista lo considero un gioco.
Poi, come giustamente fa notare un utente, quando si parla di gara di combattimento, salire sul tatami senza la motivazione a vincere e senza allenamento e preparazione si aumenta il rischio di farsi male.
Ma, naturalmente, dipende dal tipo di regole in vigore per la suddetta gara.
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Sai roroaro, penso che sia anche il tipo di gara a condizionarti.
Se fai le "garette parrocchiali", dove trovi appassionati che fanno karate e anche gare, penso che ti troverai molto più a tuoi agio, sapendo che sono prima appassionati, poi agonisti, quindi senza una preparazione certosina, ultramirata e selettiva.
Mentre se fai gare "di calibro", trovi gente super allenata, super reattiva, super settorializzata, super specializzata, quindi fanno solo quattro combinazioni, è vero, ma con quelle quattro combinazioni sanno che possono arrivare molto, molto in alto.
Il mio amico Gianni, prepara la strategia a maggio, per l'anno dopo, valutando le tendenze agonistiche in relazione ad eventuali modifiche regolamentari, quindi nella sua guardia farlocca, lui è pronto a sparare quelle tre-quattro combinazioni sicuramente ad elevato livello, ma anche di difficile interpretazione "secondo la moda" del momento.
Del resto se ha vinto (mi sembra) due volte il campionato Italiano fijlkam, vuol dire che ha un ottimo allenatore, ma anche un fisico con i prerequisiti adatti a vincere.
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Ciao, steno.
Mi sembrano ottimi consigli.
Vedró il da farsi senza troppi sbattimenti mentali. Mi é giá servito ragionarci in questa discussione.
Grazie!
Federico
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probabilmente i miei post sono poco chiari e quei "capacchioni" di Luca e Joe non ci si raccapezzano XD
il discorso che faccio parte dalla considerazione che io NON sono un agonista... vado ai raduni, sono salito sul tatami, faccio kumite (e di kick, quindi il contato c'è) e cerco, se posso, di dire la mia. non è una questione di palle, perchè i miei cazzotti (e senza fiatare) li ho presi... anzi, ne prendo sempre un bel po' :dis:
ma io non salgo sul tatami con l'ansia della prestazione... sono una misera blu, che spesso si scontra con gente tecnicamente e fisicamente più preparata. io colgo il lato "ludico" del combattimento e non quello agonistico, perchè IO non mi posso permettere alcuna velleità agonistica. mi piace il confronto, ma è tutto qui :thsit:
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Certo Storm , avevo capito e sono d'accordo. Perchè pensi di no ?
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perchè se non ti sfotto un po', che ci sto a fare nella sezione? :D :D
no, seriamente, a volte interpretare cose scritte su un forum mi viene difficile :)
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:)
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x storm = guarda che forse non ci siamo capiti ( o più probabilmente scrivo di merda io )...x me te che a 45 anni sali sul ring perchè altrimenti il tuo team non poteva competere sei un eroe....e x inciso manco io ho ansia da prestazione intesa come vincere/perdere ma come far fare brutta figura al maestro/compagni di allenamento/palestra quello si....il discorso ludico che criticavo era del tipo " ok intenderlo come un gioco perchè non sono un professionista e non mi dà da mangiare, ma poi basta dal momento che si sale li sopra (a qualsiasi livello) non si gioca x niente "
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eroe un cavolo... quando vedo certi ragazzoni (sono categoria +91 XD) sul tatami mi cago addosso :D :D :D
scherzi a parte, ti ringrazio sinceramente per la stima, e nel limite delle mie possibilità tecnico/fisiche, anch'io cerco di non far fare brutta figura al maestro, questo sì :).
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A proposito di competizioni ieri si é allenato con noi un ragazzo di shotokan che é stato un paio di volte campione sudamericano wkf. E' stato interessante. Peccato che era un po' fuori forma, doveva essere parecchio che non si allenava. Comunque mi ha dato dei buoni tips.
Sono contento che stanno invitando persone di altri stili, di quando in quando. E' interessante per verificare la propria preparazione.
Ciao a tutti
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Soprattutto, è molto utile a capire che non esiste solo un karate, inteso come stile, quindi è utile ad aumentare la propria cultura marziale, al di la di un regolamento che, voglia o no, normalizza ed inquadra tutti nella stessa riga, che comunque secondo me è al ribasso.
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Soprattutto, è molto utile a capire che non esiste solo un karate, inteso come stile, quindi è utile ad aumentare la propria cultura marziale, al di la di un regolamento che, voglia o no, normalizza ed inquadra tutti nella stessa riga, che comunque secondo me è al ribasso.
Che é successo Steno???
Te lo appoggio perché oggi sei molto zen :D