Mahābhārata
« ...ciò che qui c'è, lo si può trovare anche altrove;
ma ciò che qui non si trova, non esiste in nessun luogo »
(Mahābhārata, I, 56, 33)
Il Mahābhārata ([mɐɦaːˈbʱaːrɐtɐ] in sanscrito महाभारत, lett. La grande storia dei figli di Bharata), a volte chiamato semplicemente Bharata, è uno dei più grandi poemi epici della mitologia induista, insieme al Ramayana, oltre ad uno dei testi sacri più importanti di questa religione.
Nella maggiore edizione pervenuta ai giorni nostri, il Mahābhārata consta di circa 110.000 strofe (corrispondenti a quattro volte la Bibbia, o a sette volte Iliade e Odissea messe insieme[1]), divise in 18 libri (parva) più un'appendice, l'Harivamsha,[1] che ne fanno l'opera più imponente non solo della letteratura indiana, ma dell'intera letteratura mondiale.
Si narra che il poema sia opera del saggio Vyāsa, che include sé stesso tra i più importanti personaggi dinastici del racconto. La prima parte del Mahābhārata dichiara che fu il Deva Gaṇeśa, su richiesta di Vyāsa, a scrivere il poema sotto la sua dettatura; Gaṇeśa acconsentì, ma solo alla condizione che Vyāsa recitasse il poema ininterrottamente, senza alcuna pausa. Il saggio, allora, pose a propria volta una ulteriore condizione: Gaṇeśa avrebbe non solo dovuto scrivere, ma comprendere tutto ciò che udiva ancor prima di scriverlo. In questo modo Vyāsa avrebbe potuto riprendersi un poco dal suo continuo parlare, semplicemente recitando un verso difficile da capire. A questa situazione fa riferimento anche una delle storie che spiegano il modo in cui si ruppe la zanna sinistra di Gaṇeśa (elemento essenziale della sua iconografia): nella foga della scrittura il suo pennino si ruppe, ed egli si spezzò una zanna affinché la trascrizione potesse andare avanti senza interruzioni, così da permettergli di mantenere la parola data[2]......
La trama centrale inizia circa 5200 anni fa,[3] quando entrambi i figli del re Shantanu e della regina Sathyavati, Chitrāngada e Vicitravirya, muoiono senza lasciare alcun erede. Allora, il re invitò il saggio Vyasa a fecondare le due vedove di suo figlio Vicitravirya: Ambika e Ambalika. Vyasa accettò, ma dato che l'ascesi lo aveva deturpato, il suo aspetto era poco gradevole.
Al momento del concepimento quindi, la prima delle vedove, Ambika, chiuse gli occhi per non vederlo. Vyasa predisse per tale motivo che suo figlio sarebbe nato cieco, sia fisicamente che spiritualmente.
La seconda vedova, Ambalika, resistette e non chiuse gli occhi, ma nonostante ciò non potette evitare di impallidire alla sua vista. Vyasa perciò predisse che suo figlio sarebbe nato itterico e che avrebbe vissuto poco.
Il tempo passò e i figli nacquero. Il primo, come predetto, nacque cieco e fu chiamato Dhritarashtra. Il secondo, itterico, fu chiamato Pandu.
Nonostante il figlio maggiore fosse Dhritarashtra, il trono venne ereditato da Pandu, a causa della cecità di Dhritarashtra.
Le due mogli di Pandu gli diedero cinque figli, avatar di altrettante divinità,[3] indicati con il patronimico Pandava. Dhritarashtra ebbe cento figli (non ciechi) indicati con il patronimico Kaurava.
Presto però i cugini si trovarono in contrasto: i Kaurava, figli dello zio primogenito, pretendevano il diritto al trono; i Pandava, figli del re Pandu, lo reclamavano ugualmente.
Questi contrasti continuarono ad inasprirsi, culminando, dopo esili, cospirazioni e varie traversie,[3] in una sanguinosa guerra che durò 18 giorni, portando a decidere sul campo di battaglia di Kurukshetra le sorti del regno di Hastinapura.
È durante questa guerra che viene ambientato il Bhagavad Gita (lett. Il canto del Beato), sicuramente il capitolo più popolare dell'opera, durante il quale Krishna, l'incarnazione Divina, assiste l'eroe Pandava Arjuna impartendogli una serie di insegnamenti volti a raggiungere la realizzazione spirituale.
La guerra viene infine vinta dai Pandava: sopravvivono solo otto guerrieri e qualche donna.[3] Yudhishthira, il fratello maggiore dei cinque Pandava, diventa il nuovo re, regnando per trentasei anni.
L'epopea termina con la morte di Krishna che conclude l'era del Dvapara Yuga e dà inizio all'ultima era, quella del Kali Yuga.
http://it.wikipedia.org/wiki/Mahabharata