A mio modo di vedere, uno dei  fini principali dell'allenamento alle spinte nel taiji non è lo spingere come applicazione reale ma l'insegnamento didattico all'esplosività da trasferire soprattutto ai colpi, anche a distanza minima in stile one inch punch. 
Didatticamente, e non vale solo per il taiji, il tirare e lo spingere permettono di controllare meglio in sicurezza e approfondire le geometrie ottimali, in relazione alle biomeccaniche, per direzionare l'avversario a proprio vantaggio e allo stesso tempo gestire il qi o tradotto e interpretato volgarmente e in modo molto semplicistico come ottimizzazione nella gestione di peso e baricentro (sia il proprio sia quello dell'avversario), della forza. 
Per le applicazioni mostrate come esempio nella maggior parte dei video come  traduzione dei movimenti e delle meccaniche codificate nelle varie forme, 24 compresa, personalmente le considero come interpretazioni molto soft e buoniste rispetto a quelle che si potrebbero ottenere. 
Ma se fossero mostrate  applicazioni più smaliziate e brutali si rischierebbe di perdere l'alone spirituale e da santoni che commercialmente  ha fatto la fortuna di questa am, allargando enormemente il bacino potenziale di utenza degli studenti, allontanandosi dall'idea di “ginnastica dolce” e “meditazione in movimento”.  

Secondo me, resta comunque il fatto che il sistema didattico si sposa male con l'esigenza di risultati in tempi brevi che i sistemi di dp cercano di soddisfare. 
Togliendo il confezionamento per farlo passare come ginnastica dolce, meditazione in movimento, per indorare la supposta e venderla anche a chi non si vuole infarinare nel mulino accanto al fiume del combattimento, il taiji quan rimane un'ottima e interessante am ma non un sistema di dp vero e proprio per come lo intendiamo normalmente oggi.