Bisognerebbe trovare una definizione condivisa di "malattia" e di "salute", a quanto pare...
Il punto, secondo me, che facilmente dimentichiamo tutti è che non esiste una vera dicotomia tra malattia e salute, nell'ottica della fine della vita.
Mi spiego, che sia malato o che stia in buona salute,
comunque prima o poi morirò.
Il problema sta nel fatto che chiunque preferisce il "poi" al "prima" e in tal senso spesso qualunque terapia, per quanto invalidante possa essere, viene preferita a "terapie" (in senso lato) che possono (o in che in teoria potrebbero) far passare nel modo migliore possibile il tempo che resta (tempo che nessuno può quantificare esattamente, ma solo
statisticamente).
E il desiderio (legittimo, per carità!) di "allungare" il più possibile il tempo di vita è lo stesso che può indurre anche a cercare vie "facili", o spacciate per tali, o a provare più percorsi di cura contemporaneamente, mescolando scienza, pseudo-scienza, fede e cialataneria, se non proprio malafede.
In questo modo ci si dimentica della vita
hic et nunc e si sposta l'attenzione su di un ipotetico futuro, in attesa della tanto agognata "guarigione". E, secondo me, questo modo di porsi è esso stesso una "malattia" dalla quale guarire...