i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?

  • 20 Replies
  • 5661 Views
*

Offline Tenchu

  • **
  • 741
  • Respect: +294
i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« on: October 31, 2013, 22:47:02 pm »
0
Ho appena letto un articolo che mi appresto a riportare in questo topic, in cui in sintesi si dice che se è vero che i Kata sembrano ormai inutili è perchè non sono nati per i contesti in cui vengono allenati, in pratica erano inizialmente forme di Sai, ora trasformate in tecniche a mani nude, viene posto l'accento sul fatto che effettivamente, prendendo ad esempio Kusanku/Kushanku, eseguito con dei Sai in mano si possono trovare le applicazioni senza dover variare di un minimo le tecniche.
Io mi son fatto qualche domanda ma al momento non ho testa per elaborare, quindi vi lascio leggere con calma e aspetto vostre opinioni ;)
Riporto sia il link che il testo, collegandovi al sito potrete vedere anche delle comparazioni fotografiche con piccola nota sotto.

http://win.ilguerriero.it/artimarziali/arti_marziali_09/kata_01.htm

"Lo studio e la pratica del kata sono stati visti da tempo come fondamento per lo sviluppo del Karate-ka; oggi, nei diversi “stili”, sono state create molte versioni e applicazioni dei vari kata. Ma è questo ciò che avevano in mente per noi i creatori dei kata? Il creatore/i (?) di Kusanku o di Naihanchi aveva in mente per noi che continuassimo il suo lavoro ed evolvere e interpretare creativamente le sue forme? O le forme sono state create con una funzione ed un contesto specifici? Certamente, sembra che, se qualcuno avesse dovuto creare un nuovo kata, una funzione ed un contesto specifici per il suo uso sarebbe un pratico punto di partenza con cui tracciare e registrare un set di tecniche. In questo articolo spero di presentare alcune idee e sollevare varie domande, che sembrano essere comunemente ignorate da molti praticanti e insegnanti di Karate.

I kata sono necessari? E se si, per cosa? I sistemi full contact come Boxe, Muay Thai, Brazilian Jiu Jitsu, Lotta Greco-Romana, Catch Wrestling, Shoot Fighting, Escrima/Kali (per esempio si consiglia di vedere “the dog brothers”) e Judo, per nominarne alcuni, non praticano o studiano i kata, loro tutti sviluppano le loro abilità tramite un ambiente di allenamento full contact e trasmettono un grande bagaglio di conoscenze e abilità senza il bisogno di alcun tipo di kata. Pertanto, se è possibile sviluppare alti livelli di destrezza e abilità nel colpire, nel calciare, nella sottomissione e nel grappling senza kata, allora perché studiarli prima di tutto? Perché non possiamo spendere meglio il nostro tempo, per esempio, nel combattimento reale o nel grappling, sviluppando capacità essenziali e riflessi, che oltretutto possono essere allenati solo con un partner e non in un esercizio da soli? Che vantaggio potrebbe ricavare un giocatore di tennis, per usare una semplice analogia, a correre attorno al campo colpendo una palla immaginaria contro un giocatore immaginario? Questo lo sta aiutando a diventare un giocatore migliore? Lo sta aiutando nella coordinazione mano-occhio, nei riflessi veloci, a leggere l’avversario, a ribattere la palla con variazione di potenza? Ovviamente no. Pertanto dove si colloca la pratica dei kata nella nostra crescita come artisti marziali e praticanti di karate?

Nathan Johnson ed un gruppo di Karate-ka con grande esperienza e altri praticanti di arti  marziali sono stati coinvolti in una ricerca intensiva, durante gli ultimi 20 anni, finalizzata a esplorare le originarie funzioni dei kata, ereditati dalla Cina (Naihanchi, Kusanku, Sanchin, Seisan, Sanseriu, Chinto e Passai). I risultati sono stati impressionanti e anche polemici: è stato scoperto che tutti i kata ereditati dalla Cina, ad eccezione di Naihanchi, erano originariamente forme  per apprendere l’uso dei Sai (mentre Naihanchi rappresenta un set completo di tecniche di bloccaggio). Queste ricerche, dettagliate nel brillante lavoro di Johnson “The Great Karate Myth” (Il Grande Mito del Karate), esaminano e dimostrano che la fonte materiale del  Karate di Okinawa era di fatto costituito da set di movimenti originariamente sistematizzati per l’uso dei Sai (uno strumento Cinese di arresto civile). Questo sembra impossibile per molti, ma ancora una volta mi soffermo sulla prova schiacciante che i kata non sono affatto necessari o produttivi per la lotta a mani nude.

Prima di esporre le funzioni dei kata per l’uso e l’allenamento delle armi, c’è un altro punto chiave che dovrebbe essere tenuto a mente, che è l’incoerenza delle applicazioni tradizionali come funzionali per il combattimento a mani nude. Il creatore(i) di Kusanku ha messo semplicemente insieme un set casuale di tecniche di difesa personale incoerenti? Se così fosse, che senso avrebbe studiare un gruppo di tecniche di difesa personale casuali, con la speranza che, semmai fossimo attaccati, il nostro aggressore usi con uno di quei movimenti con cui abbiamo fatto pratica per difenderci? O ha più senso studiare un’arte  di combattimento come il Muay Thai o il Brazilian Jiu Jitsu che allena ad essere spontanei e a reagire in un ambiente reale, che si evolve? Se qualcuno volesse imparare come combattere, sicuramente troveremmo nelle discipline prima menzionate il più efficiente metodo per raggiungere il nostro obiettivo.

Se i kata non sono necessari nello studio e nell’allenamento per il combattimento a mani nude, sono necessari nello studio e allenamento nell’uso dei Sai? Per rispondere userò come esempio il kata Kusanku. La funzione originaria del kata Kusanku è per l’uso dei sai contro un “bo”, un “bastone” o una “pertica”. Racchiude un set completo di tecniche per essere utilizzate in uno scontro con qualcuno armato di bastone e disarmarlo in un contesto di arresto civile. Ciascun singolo componente e movimento in questo kata contribuisce alla funzione espressa nell’uso dei sai.

 Un concetto chiave, molto importante, è quello di avere una sola applicazione per ogni movimento, cosicché l’impulso guida di quel movimento, durante l’allenamento del kata, non diventi confusionario, come accade invece quando si associano più applicazioni multistrato, che poco somigliano al movimento eseguito nel kata. Ogni movimento dovrebbe essere eseguito come in uno scontro vivo contro qualcuno armato di bastone, invece di dividere la pratica in due: la tecnica contro una persona e l’esercizio da solo, in questo caso il kata diventa ridondante.

Le tecniche catalogate in Kusanku tracciano sistematicamente in moduli progressivi qualsiasi cosa il praticante abbia bisogno per disarmare utilizzando i sai, qualcuno armato di bastone, agganciando, colpendo, calciando, proiettando e bloccando. Le posizioni così salde/radicate forniscono un solido sistema di leve per pressare o tirare chi è armato di bastone mentre si colpisce, si proietta o si intrappola con i sai. Man mano che il praticante progredisce nell’apprendimento del completo set di tecniche ed impara ad applicarle in una situazione reale, esercitandosi nel combattimento libero, il kata prenderà vita. Ogni movimento ha una funzione definita ed un singolo impulso, che richiede un abile uso del corpo e abilità nella manipolazione dei sai, che a sua volta necessita della pratica da soli per poter essere sviluppata e migliorata. L’unico modo per sviluppare le abilità di ruotare, tenere e manipolare il sai è esercitarsi molto; il kata fornisce così un mezzo con cui lavorare, attraverso un sistema completo di tecniche con una funzione ed un contesto definito, mentre alleniamo l’intero corpo e ci esercitiamo con i sai allo stesso modo in cui li dovremmo usare! Uno dei punti più importanti è che Kusanku è un sistema per i sai completo, che ha più senso che un set incompleto di incoerenti tecniche di difesa personale.

Quando i creatori del kata hanno sistematizzato dapprima le loro esperienze e conoscenze, avevano in mente una specifica funzione, altresì sapevano che il kata e questo tipo di allenamento non erano idonei per la lotta a mani nude.

Le funzioni originarie di queste forme, per molte possibili ragioni, non si riscontrano nei kata sviluppati ad Okinawa, ma le scoperte di Nathan Johnson e del suo gruppo di ricerca hanno permesso di ripristinare i kata e le loro funzioni inserendole nel contesto corretto. È veramente affascinate e, certamente, ha più senso avere nei nostri kata un sistema completo di questo tipo che incoerenti tecniche di difesa personale, che non sono assolutamente idonei o pratici nella lotta a mani nude.

Adesso possiamo tutti condividere un pezzo di storia oggi ripristinata nei kata ereditati dalla Cina, sistemi completi con funzioni specifiche e anche allenare le nostre abilità nella lotta a mani nude nei più efficienti metodi disponibili (vedi MMA, Boxe, Muay Thai, Brazilian Jiu Jitsu, Lotta Greco-Romana e Shoot Fighting)
[...]"


P.s. all'inizio vengono citati Judo e Kali come sistemi che non contemplano forme, questo sappiamo benissimo che non è vero in quanto sono presenti in entrambi i sistemi, per il resto invece, come accennavo ad inizio messaggio, non ho testa per ragionarci su in queto momento: giornata e soprattutto settimana molto pesante :ricktaylor:

*

Offline Davide.c

  • ***
  • 1.461
  • Respect: +638
  • Pratico: Karate Rinnegato, Pesistica Trappana e MMA Occasionali
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #1 on: November 01, 2013, 01:39:11 am »
+1
Ho appena letto un articolo che mi appresto a riportare in questo topic, in cui in sintesi si dice che se è vero che i Kata sembrano ormai inutili è perchè non sono nati per i contesti in cui vengono allenati, in pratica erano inizialmente forme di Sai, ora trasformate in tecniche a mani nude

Da tizio che fa karate, kobudo e che ha fatto am cinesi: GESUCCRISTO NO! :vomit:


 :D :D :D
- Fondatore del dojo rinnegato e della BUFF Caverna
- Karateka libero
- Lupo Rognoso della compagnia dello scarafaggio

"Strength is born in the deep silence of long-suffering hearts; not amid joy." - Sir Arthur Helps

*

Offline G.S.H.

  • *
  • 154
  • Respect: +9
  • Pratico: kalatè
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #2 on: November 04, 2013, 10:55:22 am »
0
Ho appena letto un articolo che mi appresto a riportare in questo topic, in cui in sintesi si dice che se è vero che i Kata sembrano ormai inutili è perchè non sono nati per i contesti in cui vengono allenati, in pratica erano inizialmente forme di Sai, ora trasformate in tecniche a mani nude, viene posto l'accento sul fatto che effettivamente, prendendo ad esempio Kusanku/Kushanku, eseguito con dei Sai in mano si possono trovare le applicazioni senza dover variare di un minimo le tecniche.



Applicabili al 100% con in mano delle armi direi che è un po' eccessivo. Dato che le forme originarie non le conosce più nessuno, si possono fare delle ipotesi.
Certo è che alcuni kata sono gremiti di tecniche "offensive" (oltre alle classiche difensive chiare a tutti) che prevedono l'impugnatura di un'arma più o meno lunga. Ad esempio, IMHO, in Enpi/Wanshu ci può stare bene una spada corta.




*

Offline Tenchu

  • **
  • 741
  • Respect: +294
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #3 on: November 23, 2013, 11:56:52 am »
0
oh, finalmente riesco a buttare giù due righe!
dunque, a mio parere ormai ognuno vede nei Kata ciò che vuole, in molti si fanno troppe domande sulla loro utilità, sul loro scopo, sul fatto che possano essere qualcosa di evitabile o meno, quindi la questione armi mi sembra un po' tirata per le orecchie.
diciamo che a mio parere non esiste una spiegazione universale per i Kata a livello applicativo, infatti ognuno ci butta dentro un po' quel che più gli sembra attinente, spesso prende spunto dai movimenti per poi andare a fare tutt'altro, a volte delle parate diventano dei pugni, altre volte delle leve con tanto di controllo fino a terra, ecc.
insomma, alla fine si può far uscire quasi di tutto, quindi la questione principale di questo topic (i Kata disarmati nascevano in realtà armati) penso sia un'altra di quelle cose che puoi farci stare perchè i Kata non hanno interpretazioni precise, forse la questione "derivazione da scuole cinesi" può aver in qualche modo "deviato" delle interpretazioni fino a portarci alla conclusione "facciamo il Kata X con i Sai ed uscirà, il Kata Y con il Bo e verrà bene comunque, ecc" perchè si sente dire, secondo me a ragione, che gli stili cinesi siano una trasposizione disarmata di quelle che erano le tecniche con armi, ed infatti le posizioni che si ritrovano nel combattimento armato le si ritrovano anche in quello disarmato, così come alcune tattiche, il footwork, ma un conto è dire "il sistema Z nasce armato, poi per arrangiarsi anche disarmati si sono mantenute le stesse posizioni inserendo però pugni, calci, leve, ecc", un altro conto è dire, non so, dato che Wong Long era un abile spadaccino, la forma Beng Bu la puoi fare con una spada in mano e verrà ancor meglio che disarmata.
non dico che l'articolo sia campato per aria, dico solo che non lo condivido, mi interessava più che altro il parere di qualcuno che magari lo condividesse, giusto per capire cosa potrebbe spingere a questo pensiero, che ripeto, per me potrebbe essere stato spinto semplicemente dal fatto che in fondo nei Kata ci si può far stare dentro più di una cosa tanto sono astratti.
riguardo alle foto di Shuto-Uke, mi sembra invece una vera e propria forzatura quella dell'esecuzione non funzionale: ma come, riesci a far entrare delle armi in un Kata disarmato e poi non riesci ad applicare uno Shuto?
diverse scuole eseguono Shuto in maniera diversa, io seguo la scuola Wado Ryu e onestamente il modo in cui lo eseguiamo noi non mi piace (in pratica stessa funzione di Soto Uke, per gli Shotokanisti Uchi Uke), preferisco di gran lunga l'esecuzione che si fa nel Kyokushin, la posizione del braccio avanzato con angolatura NON a 90°, cosa che permette di deflettere e/o di colpire, nell'articolo postato invece, pur eseguendo Shuto Uke con il braccio messo in maniera più funzionale di come si fa nel Wado Ryu (per quanto ho visto io ovviamente), sembra palese il volerlo far sfigurare, così come la descrizione  “Questa è una tipica applicazione dello shuto, si noti che la posizione e la mano posteriore non giocano alcun ruolo nella funzione” e io dico: "eh grazie, eseguito così! allora se è per questo anche in un semplice Gyaku Tsuki il braccio arretrato non esegue nessuna funzione, o anche in Empi Uchi, eppure tante volte vediamo come quell'inutile braccio dietro afferri e tiri a se stesso"
vogliamo fare due esempi al volo presi da un sito che mi era piaciuto?

eccoli dal sito http://www.karateblogger.com/stari/articles/48%20techniques_of_okinawa_karate.htm

qui l'inutile braccino dietro in Gyaku Tsuki:

ultima riga della descrizione: "Suggerimenti: afferrare il braccio dell'avversario e tirarlo. Questo si chiama hiki-te. Potrete controllare l'avversario e rendere il vostro colpo molto più potente."
l'Hikite serve se viene spiegato, non serve se non viene spiegato e se voglio farlo passare per inutile mi basta un attimo: dovrò semplicemente mostrarlo così come appare, senza spiegazione.

ora l'esempio in Empi Uchi:


qui l'inutile braccino dietro in Shuto Uke (anche se non credo che Uke sia corretto, ma io con i nomi me la cavo a malapena con l'italiano :gh:)


non sono riuscito a trovare invece immagini in cui il braccio dietro, in Shuto Uke, sia una deviazione e basta, in ogni caso so anche di applicazioni di Shuto Uke con movimento largo circolare ad esempio per liberarsi colpendo il braccio di chi ci afferra.
reputare Shuto Uke errato a mani nude invece, per quel che sto vedendo nel Wado Ryu, equivale a dire che anche Soto Uke è qualcosa di inutile vista l'applicazione uguale.

in conclusione, apprezzo chi con spirito di ricerca voglia trovare dei perchè alle cose, chi studia per trovare dei significati ai movimenti, ma mi provoca solo rabbia chi per alimentare le proprie teorie faccia passare il resto per qualcosa di inutile!!!

« Last Edit: November 23, 2013, 12:04:47 pm by Tenchu »

*

Offline Dipper

  • *****
  • 12.859
  • What?
  • Respect: +5647
  • Pratico: Karate - PA
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #4 on: November 24, 2013, 17:44:21 pm »
+2
Mi dessero un neuro per ogni scritto che ha trovato la verissima verità sui kata (puntualmente piena di falle) sarei un uomo ricco XD
Certi testi vogliono essere rivelatori, rivelano in realtà solo altrettanta confusione (o malafede?) nelle idee di chi scrive rispetto a chi costui si propone di criticare.
Avevo già postato a suo tempo un articolo di Jesse sull'argomento, fortemente critico.

Ma si può continuare a discuterne su per ore che tanto non si verrà mai a capo di nulla :nono:
継続は力なり 空手の修業は一生である
UIPASC
AIF FIPL


*

Offline Tenchu

  • **
  • 741
  • Respect: +294
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #5 on: November 24, 2013, 18:50:33 pm »
0
Lontano da me voler parlare di utilità/inutilità dei Kata, questo vorrei puntualizzarlo, ricordi il titolo del topic con l'articolo di Jesse per favore? (sperando che ci sia anche una traduzione in italiano :gh:)

*

Offline Dipper

  • *****
  • 12.859
  • What?
  • Respect: +5647
  • Pratico: Karate - PA
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #6 on: November 24, 2013, 19:02:53 pm »
+1
Lo so che l'utilità è fuori discussione, io mi riferivo proprio alle origini.
L'articolo è qui.
G-Traduttore ti darà una traduzione approssimata ma comprensibile ;)
継続は力なり 空手の修業は一生である
UIPASC
AIF FIPL

*

Offline Shurei-Kan

  • ****
  • 2.920
  • Respect: +1220
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #7 on: November 24, 2013, 20:10:16 pm »
0

*

Ferretti Enrico

Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #8 on: November 24, 2013, 20:43:43 pm »
+1
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__karate-sconosciuto.php

Montanari, in tempi  ormai remoti, elaborò teorie interessanti sull'argomento.

Karate sconosciuto
Perché questo libro? Certamente non per riproporre un altro testo sul karate: gli scaffali del settore “Arti Marziali” delle principali librerie traboccano ormai di libri che trattano dei vari stili, dei kata e delle varie forme di kumite. Per il principiante non c’è che l’imbarazzo della scelta. Questo libro è anche per il principiante, ma ritengo che sarà apprezzato soprattutto dall’esperto cintura nera. E tanto più la cintura sarà consumata, quanto maggiore sarà l’apprezzamento che ne potrà derivare.
Questa affermazione potrà sembrare presuntuosa, ma lo è in realtà solo in apparenza e ne spiegherò il motivo.
Mi sono chiesto per anni come il karate facesse eccezione al processo evolutivo (o involutivo) operante in tutte le cose di questo mondo. Prendiamo per esempio la narrazione delle vicende umane che comunemente viene chiamata storia. Alle scuole elementari ci viene proposto uno studio adeguato alle capacità conoscitive di quel momento.
Alle scuole medie si riprendono gli stessi argomenti e così dicasi alle superiori, non certo allo stesso livello elementare, ma approfondendo sempre più l’argomento. Se poi lo studio sarà continuato a livello universitario il medesimo argomento verrà proposto nella maniera più completa ed esauriente. Questo sistema di progressione nello studio vale per tutte le materie che si incontrano nella carriera di scolaro o studente. Nello studio del karate però ciò non avviene; si continua a considerare l’applicazione con avversari di ogni passaggio del kata, anche dopo trent’anni di pratica, nella stessa identica maniera utilizzata per spiegarla al principiante.
Ricordo che in occasione del suo primo seminario in Italia, era il 1968, il M° Nakayama, allievo del M° Funakoshi (fondatore del karate giapponese), sottolineò l’importanza della pratica dei kata ed aggiunse che col progredire dello studio, le tecniche eseguite nei kata dovevano essere applicate al kumite, cioè nel combattimento. Affermazione verissima ma, in realtà inapplicabile.
Perché? Perché i “tesori infiniti” (così venivano chiamati i kata dai primi maestri di Okinawa) possono venire interpretati in maniera da poterli applicare alla difesa personale, solamente se si ha la chiave di lettura adatta. Per impedirne l’accesso ai profani sono stati scritti in un linguaggio esoterico e per questo motivo, senza la capacità di tradurre i significati, si rimane alla superficie delle tecniche e l’applicazione reale risulta molto improbabile: si verifica così che i praticanti “vedendo, vedano sì, ma non discernino; udendo, udano sì, ma non intendano”.Ci si poptà chiedere il motivo di questa segretezza. Quattro sono le ragioni che sinteticamente si possono evidenziare: i pregiudizi etnici, le motivazioni storiche, la tradizione nell’insegnamento, ed i diversi livelli di comprensione.
Vedremo questi motivi in dettaglio nel primo capitolo.
Il karate che tutti oggi conoscono e che tutti praticano, è nato dalla millenaria tradizione cinese. Non molti immaginano però che esso rappresenta la punta emersa di un iceberg che nasconde, nella parte non visibile, gli aspetti più importanti degli insegnamenti dei maestri cinesi e di Okinawa.
La stragrande maggioranza dei praticanti no suppone nemmeno lontanamente che il karate racchiude in se dei tesori tanto preziosi. Del resto questa ignoranza sembra essere una costante nella vita dell’essere umano: pochi tra noi sono pienamente coscienti delle meravigliose potenzialità nascoste del nostro essere. E ancora meno sono quelli che dedicano la loro vita al raggiungimento di ciò che dovrebbe essere il primo e più importante obiettivo di ogni uomo: conoscere se stesso.
La mia ricerca è partita dalla convinzione che in qualche luogo esistano dei maestri in possesso di una conoscenza che non trova posto nei libri. Viaggiando per anni in varie parti del mondo ne ho incontrati alcuni, tutti molto restii a divulgare il loro sapere.
“karate sconosciuto” è il risultato di questi incontri, scoperte, studi ed elaborazioni. Lo dedico a tutti i praticanti di karate ed in particolare agli allievi che mi hanno seguito e continuano a seguirmi costringendomi a proseguire questa ricerca infinita… che peraltro continuerei anche senza tale “costrizione”.

Enzo Mantanari

« Last Edit: November 24, 2013, 20:51:36 pm by Ferretti Enrico »

*

kortobrakkio

Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #9 on: November 25, 2013, 02:39:40 am »
+3
A me invece viene in mente il maestro K. Tokitsu.
Per buona parte degli anni della sua pratica ha investigato sui significati dei kata,ha ricercato fino a dividere in kata energetici,kata da combattimento,kata da dimostrazione.....al fin della fiera a dichiarato(più o meno):"ho fatto ricerche sui kata di karate impegnandovi gran parte della mia pratica ma non sono riuscito ad ottenerne un effettivo ritorno in termini di efficacia in combattimento.....se non ci sono riuscito io,che sono professionista ed ho avuto accesso a parecchie fonti di ricerca,che senso hanno tutti i tentativi di dare significato di combattimento ai kata di karate?Ho infine abbandonato la pratica dei kata"

Va detto che Tokitsu prosegue con la pratica di due forme di taiji(da lui modificate a suo uso).


*

Offline Tenchu

  • **
  • 741
  • Respect: +294
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #10 on: November 25, 2013, 18:37:11 pm »
0
Ricordo che in occasione del suo primo seminario in Italia, era il 1968, il M° Nakayama, allievo del M° Funakoshi (fondatore del karate giapponese), sottolineò l’importanza della pratica dei kata ed aggiunse che col progredire dello studio, le tecniche eseguite nei kata dovevano essere applicate al kumite, cioè nel combattimento. Affermazione verissima ma, in realtà inapplicabile.
Perché? Perché i “tesori infiniti” (così venivano chiamati i kata dai primi maestri di Okinawa) possono venire interpretati in maniera da poterli applicare alla difesa personale, solamente se si ha la chiave di lettura adatta.

tralasciando il fatto che ormai non vedo la necessità del criptare i movimenti, va detto che non è così per tutti gli stili, ci sono stili di Karate che applicano il Kata esattamente come lo si vede fare, perchè le tecniche sono tali e quali a come si dovrebbero applicare.
detto questo, non è che invece in Kumite tante cose non si vedono proprio perchè il Karate nasce come sistema di difesa personale e quindi molte difese non si vedranno mai per questo motivo? (so che non l'hai scritto tu, la mia è una domanda rivolta a tutti, avevo espresso questo concetto, articolando di più il tutto, nella sezione Kung Fu riguardo i metodi di allenamento)

*

Ferretti Enrico

Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #11 on: November 25, 2013, 20:58:01 pm »
+1
.....
Va detto che Tokitsu prosegue con la pratica di due forme di taiji(da lui modificate a suo uso).

Buffa dicotomia... Comunque ricordami di raccontarti un aneddoto buffo su quando incontrai Tokitsu quando ci vedremo  :)

Montanari e Tokitsu attraverso percorsi simili sono quindi giunti a conclusioni diverse. Chissà se su Shi Li, Moca Bu, ecc. la loro visione coincide.

L'utilità di uno strumento non risiede nello strumento in se stesso, essa può dipendere dallo scopo per cui lo si usa (un frullatore,  per frullare: molto utile, per cuocere: inutile), della situazione in cui lo si vuole usare (frullatore in cucina: utile, frullatore senza elettricità: inutile) e anche del soggetto che vuole usarlo (frullatore nelle mani di un cuoco: utile, nelle mie mani: assolutamente inutile e probabilmente dannoso)

Personalmente piuttosto che parlare di "utile/inutile" in termini assoluti preferisco parlare di "più/meno" utile/adatto a seconda di cosa si prende in considerazione.

*

Ferretti Enrico

Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #12 on: November 26, 2013, 13:10:42 pm »
0
.... non è che invece in Kumite tante cose non si vedono proprio perchè il Karate nasce come sistema di difesa personale e quindi molte difese non si vedranno mai per questo motivo? ...

Bisognerebbe chiederlo a diverse persone molto preparate nella disciplina/stile che ti interessa e vedere cosa esce fuori.

In linea teorica potrebbe essere che non si vedono applicate certe meccaniche in combattimento/sparring perché non sono tecniche o combinazioni da "usare" ma "esercizi" per sviluppare qualcosa (giusto per buttare lì un'idea diversa...).

*

Offline Tenchu

  • **
  • 741
  • Respect: +294
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #13 on: November 27, 2013, 18:40:27 pm »
+1
io veramente mi riferivo a quelle tecniche che prevedono, ad esempio, la liberazione da certi tipi di presa che in un Kumite non si vedranno mai, è naturale che quindi non si potranno vedere certe applicazioni.
per quel che riguarda gli esercizi, so del Naihanchi per l'area Shorin (dovrebbe aiutare per quel che riguarda lo spostamento del baricentro restando sempre in equilibrio, ma questo lo posso dire solo per averlo letto) e Sanchin per l'area Shorei, ma ad esempio il Sanchin dell'Uechi Ryu, che non viene visto come Kata applicativo ma invece come Kata di respirazione, ha tutte le tecniche tranquillamente applicabili cosi come si vedono nel Kata, quindi come dicevo, pur avendo altre mire (non mi sembra di aver mai visto il Bunkai di Sanchin) è applicabile così come lo vedi, per gli esercizi che servono ad altro invece, ci sono esercizi a parte ;)
a me questa cosa dell'Uechi Ryu piace parecchio: i Kata non sono (ne ho imparati due e visti i restanti) da decodificare, i movimenti sono ben chiari :)

*

Offline etciù-ryu (raffreddato!!)

  • **
  • 410
  • Respect: +187
  • Pratico: pugnette a catena e kudo
Re:i kata importati dalla Cina, dovevano essere in realtà armati?
« Reply #14 on: November 28, 2013, 09:54:24 am »
+4
si è vero che le applicazioni dei kata uechi sono piuttosto chiare ma hanno senso solo nel caso si faccia un kumite dove queste tecniche vengano messe in atto.
Al contrario invece siamo sempre al solito discorso del alleno delle cose che poi non applico in contesto non preodrinato

poi ragazzi non ce n'è....non è tanto il numero di tecniche che si imparano ma il succo è di imparare a portarle 'ste tecniche.

Anche il lancio della ciabatta può essere letale  :D
« Last Edit: November 28, 2013, 09:56:25 am by etciù-ryu (raffreddato!!) »