Buddhadasa

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Buddhadasa
« on: March 15, 2010, 00:07:07 am »
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Acharn Buddhadasa nacque nel 1906 a Chaya, un piccolo villaggio nella provincia di Surath thani, nel sud della Thailandia.


Il suo vero nome era Nguam Panich.Suo padre era un mercante cinese, e sua madre era thai.

Buddhadasa fu ordinato monaco all'età di ventuno anni con il nome di Ven. Indapanno, che significa: "dotato di intelligenza",inizialmente con l'intenzione di ritornare alla vita laica dopo poco tempo..
Dopo aver ricevuto l'ordinazione monastica, il giovane Indapanno si reca a Bangkok per approfondire gli studi sul buddhismo.Dopo circa 10 anni, disgustato dalla corruzione morale e dal lassismo dei templi di città, Indapanno scappa dalla metropli per stabilirsi in un antico tempio abbandonato nelle vicinanze della sua casa natale.Qui vive per anni in solitudine, riscoprendo il Dhamma più genuino attraverso lo studio dei discorsi originali del Buddha, e della pratica meditazione. da qui il nomignolo di "crazy monastic" o monaco pazzo.

In seguito si decise di dedicare la sua vita al benessere di tutti gli esseri e decise di autonominarsi servo di Buddha( Buddhadasa).

Nei primi anni '30 fonda la comunità di Suan mokkhabalarama,( il giardino della forza della liberazione).Suan mokkh venne da subito strutturato non come un monastero tradizionale, ma come una comunità di base dove il Dhamma e il vinaya fungono da Maestro. Da qui Buddhadasa incomincia a scioccare i buddhisti tradizionali, parlando della vacuità in una maniera che ricordava il pensatore indiano Nagarjuna, e negando il valore di certi insegnamenti tradizionali come le pratiche magico-religiose, i rituali fini a se stessi,la superstizione, il misticismo e la reincarnazione.

Buddhadasa Invita i suoi discepoli a praticare il dhamma nella natura di suanmokkh e a cercare il Buddha nel proprio cuore.( a suan mokkh c'è solo una semplice statua, cosa assai inusuale, situata nell'altare naturale, una collina con due alberi.)

Studia il crstianesimo, utilizzandone i concetti fondamentali per spiegare il Dhamma agli occidentali ed elabora il socialismo dhammico,(dhammika sangama niyama)ovvero l'applicazione dei principi buddhisti per risolvere i problemi della società moderna.
Buddhadasa diventa l'ispiratore dei movimenti progressisti, riformatori ed ecologisti della Thailandia.muore nel 1993, all'età di87 anni, dopo una serie di infarti.un discepolo racconta che B. ha continuato a scrivere, anche durante l'ultimo ictus, mantenendo uno stato calmo e pacato.


Introduzione al socialismo dhammico

Cos’è il socialismo dhammico?
Dhammico
Qualsiasi cosa, per esisitere in questo mondo naturale si deve armonizzare con il Dhamma, seguire la legge della Natura.
" Tutto ciò che è in armonia, conforme alla legge di natura, e serve la legge di natura è "Dhammico".
Essere in armonia con il Dhamma significa essere non-violenti, altruisti, compassionevoli, consapevoli e pacifici .
Ajarn Buddhadasa riassume tutto ciò in due parole: "pacifico " e "utile".
Essere "pacifico" significa non fare nulla di male, abusare, o opprimere nessuno, sia gli altri che se stessi. Tale pace richiede un cuore-mente libero da egoismo.
Essere "utile" significa aiutare nella lotta per la vera e propria liberazione dalla sofferenza, non importa a che livello o in che contesto di vita. Il vero Dhamma non conosce la dualità "personale e sociale" o "mondo-spirituale".
Socialismo:
Non credere che il socialismo è morto!
Questo è solo la propaganda degli irriducibili capitalisti neo-conservatori.
Il vero socialismo non è mai stato provato su larga scala.
Il socialismo è la prospettiva e l'orientamento che considera il bene della società nel suo complesso come centrale, piuttosto che il bene personale, individualista.
Così, il socialismo è l'opposto dell’ individualismo con cui siamo irretiti oggi.
Per i buddhisti impegnati, il socialismo deve essere radicato nel Dhamma.
Così, si parla di " socialismo dhammico".
Non si tratta di quella mostruosità dello stalinismo dittatoriale.
Il socialismo Dhammico non è servile conformismo, in quanto rispetta e nutre gli individui. Tuttavia, lo scopo della vita dell’individuo non può essere solo il proprio piacere di successo.
Nel socialismo dhammico, lo scopo e il significato della vita dell’individuo va al di là del nostro piccolo "io" e si ritrova nella società, nella natura, e nel Dhamma.
Perché il socialismo dhammico?
Ajarn Buddhadasa ha chiamato la sua visione della società nibbanica, "socialismo dhammico".
Per lui, il socialismo Dhammico è l’espressione di due fatti fondamentali: Uno di questi è che noi siamo inevitabilmente e ineluttabilmente esseri sociali che devono vivere insieme in una forma di società che dà la priorità all’ interrelazione, alla cooperazione, ed all’ aiuto vicendevole, per risolvere il problema del dukkha.
Pertanto, il principio della giusta relazione o giusta inter-parentela è il cuore di una tale società.
Tan Ajarn concepì questa forma di società come essere il vero significato del socialismo, che può differire dalla comprensione di scienziati e politici marxisti.
Tan Ajarn amava utilizzare certe parole a modo suo e noi lo fraintendiamo se non ci rendiamo conto di questo. Sangkom-niyom, la parola thailandese per socialismo, letteralmente significa "preferenza per la società", o "a favore della società", piuttosto che favore dei singoli (cioè l'individualismo), come è stato spesso il caso in Occidente o nella società capitalista e del consumismo.
Il suo socialismo si radica nel fatto che noi dobbiamo vivere insieme, e quindi per sopravvivere si deve dare importanza alle strutture e ai meccanismi della società che ci permetteranno di farlo nelle maniere più idonee.
Siamo tutti responsabili per la promozione, e la cura di questi mezzi.
Questo è il nostro modo di comprendere il socialismo.
Il secondo fatto è che il socialismo può andare storto.
Ci sono stati diversi approcci al socialismo, e alcuni sono stati incorretti, hanno assunto forme autoritarie, violente e corrotte. Ajarn Buddhadasa insiste sul fatto che il socialismo deve essere modificato dal Dhamma per tenerlo onesto, morale, e non violento.
Così, si parla di socialismo Dhammico. Non vogliamo un socialismo che è principalmente materialistico o economico. Egli non sposa l’idea di un socialismo basato sul conflitto di classe o sulla vendetta.
Piuttosto, crediamo in quel socialismo che è in armonia con il Dhamma.
Per essere in armonia con il Dhamma significa che esso si deve basare sulla realizzazione dell’ interdipendenza umana.
In altre parole, il nostro socialismo deve essere morale, radicato nel siladhamma (moralità, normalità). Il Siladhamma consiste in relazioni e attività che non opprimono o si approfittano di nessuno, incluso se stessi, e che sono volte al reciproco beneficio, di noi stessi, degli altri, e dell collettivo.
Come abbiamo visto in precedenza, l'oppressione sociale è radicata nella personale e strutturale presenza dei kilesa, che è l'egoismo.
L'eliminazione di questo egoismo è il compito del siladhamma, della religione, e del socialismo dhammico.
Se il nostro socialismo può andare oltre il livello morale e realizzare una società in cui tutti sono liberi non solo da un comportamento egoista, ma anche da un attitudine egoistica non deve essere discusso in questa sede.
Credo che sia sufficiente per ora concentrarsi sullo sviluppo di una società in cui il comportamento egoistico è ridotto al minimo.
Tuttavia, come si discuterà in seguito, l'importanza deve essere data ad una più profonda moralità che minimizzi l'egoismo e ad una spiritualità che elimina l'egoismo, se le persone vogliono imparare a controllare e trasformare il loro comportamento per il bene della società Dhammica.
La gente richiede una visione che mostra come vera la felicità sta nel socialismo dhammico e in una società nibbanica, piuttosto che nell’ egoismo, nel consumismo, nel materialismo, e simili.


Buddhadasa Bhikkhu e la rinascita nel buddhismo

Il concetto di rinascita era una idea presente nell'antica India prima dell'avvento del Buddhismo.Tale concetto presuppone l'idea che un qualcosa, che nel brahmanesimo è conosciuta come atman o anima, esca dal corpo del defunto per introdursi nell'embrione che si è appena venuto a formare grazie alla fecondazione di un un ovulo da parte di un gameto.

Dal punto di vista dell'induismo, questa affermazione non presenta particolari elementi di contraddizione, in quanto gli induisti credono nell'esistenza di un anima imperitura o atman.

Per quanto rigurada il Buddhismo la faccena si complica un pò, dato che uno degli assiomi più importanti e famosi del pensiero buddhista è che una simile entità indipendente dal corpo e dal resto (l'atman) non esiste. Nonstante ciò, tutte le scuole del buddhismo tradizionale asseriscono che effettivamente qulacosa rinasce, in qualche modo.

Questa idea crea notevoli problemi di logicità all'interno del buddhismo: se una simile entità come l'anima non esiste, allora cosa rinasce? la cosa interessante è che scuole diverse danno risposte diverse, è ciò indica che molti parlano di cose di cui non hanno evidentemente conoscenza.In genere i buddhisti religiosi e tradizionali spiegano la teoria della rinascita sulla base della loro interpretazione della catena dei 12 anelli dell'interdipendenza o paticcasamuppada.

Tale spiegazione è in accordo con quanto spiegato da Buddhagosa, un maestro di origine brahmanica, autore del noto visuddhimagga.

Se prendiamo in esame gli insegnamenti originari di Gautama Buddha esposti nel canone pali su tale argomento, noteremo che il Buddha non dice affatto che tale processo avviene nel giro di 3 vite, come spiegano i maestri tradizionalisti e Buddhagosa. Le scuole tradizionali spiegano che ciò che rinasce è la coscienza mentale o mano vinnana, una parte del quinto dei cinque aggragati, ma Buddhadasa, coerentemente con quanto spiegato dal Buddha nei sutta originali, dice che questa teoria non corrisponde a quanto insegnato dal Buddha storico. Per gli interessati all' argomento consiglio di leggere:maha tahna sankhaya suttam, o "discorso sulla grande cessazione della sete" del majjima nikaya, dove il Buddha redarguisce pesantemente il monaco Sati, reo di aver asserito che secondo l'insegnamento del Buddha, la coscienza è ciò che rinasce nel ciclo delle rinascie infinite.

Quindi, su queste basi, diversi maestri modernisti, asseriscono che il quando il Buddha parlava di "rinascita" non si riferisse tanto alla rinascita in un ventre materno, ma al processo di identificazione con le esperienze sensoriali ed emotive che ci troviamo a sperimetare costantemente in ogni momento della nostra vita.Buddhadasa spiega che se l'ignoranza, causa radice della nostra sofferenza si trovasse nella vita precedente a questa, allora la liberazione dalla sofferenza in questa stessa vita sarebbe impossibile, visto che non si potrebbe lavorare all'eliminazine di tale causa radice.Se la c'è la sofferenza o dukkha, allora le sue cause radice o cause proiettanti devono essere ancora qui, in questo continum mentale, di questa vita.Quindi i maestri modernisti spiegano che il ciclo del samsaravatta non si sviluppa nel corso di tre vite, ma nel corso di gni istante di coscienza. Si noti, che tali maestri basano la loro spiegazione del paticcasamuppada su ciò che è scritto nei sutta più antichi, anziche sui commentari e sui manuali più tardi come quello di Buddhagosa.la domanda fondamentale è: se la coscienza dipende dal corpo e viceversa( fare riferimento al sutta sopra citato please) come fa questa, al momento della morte a sganciarsi dal corpo da quale dipende, volare nello spazio, attraverso i muri ed infilarsi nell'embrione appena formato? Bisogna tenere presente che tali concezioni scientifiche sono alquanto datate e precedono addirittura il Buddha; stiamo parlando di idee vecchie di 4.000 anni opiù.Nel frattempo la scienza ha fatto qualche passo in avanti sulla via per la comprensione della vita.Altri maestri che seguono l'approcio detto "momento per momento" sono:Ajahn Chah,Ajhan Sumedo,Cristina Feldman,Stephen Batchelor,Corrado Pensa ed altri.in particolare, gli scritti di Bachelor sull' agnosticismo buddhista sono assai consigliabili a quanti volessero approfondire la consocenza di tali questioni, in quanto Batchelor è stato monaco nella tradizione tibetana prima, ed in quella coreana poi.per Batchelor, la rinascita nel buddhismo è un concetto residuale del'antica cultura indiana, divenuto dogma religioso quando il Buddhismo è arrivato in terre straniere come la Cina, dove l'idea della rinascita era un concetto estraneo a quella cultura.


Da: Il cuore dell'albero della Bodhi, pgg 37." Ogni singolo affioramento del senso dell'io-mio è considerato una nascita(jati) e questo è appunto il senso dhammico della parola nascita. Non pensate alla nascita da ventre materno. l'uomo nasce dal ventre una volta sola e viene chiuso nella bara una volta sola. Il Buddha non si riferiva alla nascita fisica: intendeva la nascita spirituale, la nascita dell'attaccamneto all'io-mio"anche a pg.17 e 18 la visione dell'autore e chiarissima in merito..Il saggio intitolato: Practical paticcasamuppada parla proprio di questa questione.
E' vero, i sutta parlano di rinascita, ma parlano anche di donne che hanno avuto 500 figli,di persone che in un giorno hanno precorso tutta la terra;dicono che le donne non possono raggiungere la Buddhità;che il Buddha aveva 40 denti in bocca;che la terra è piatta e ha 4 continenti ai 4 punti cardinali;che la pioggia è opera dei deva;che gli uomini discendono dagli dei e poi si sono corrotti,Che gli animali parlano tra di loro e con gli uomini,che gli dei stanno in cielo e gli inferni 10.000 metri sotto terra sotto bodhgaya..
Queste erano concezioni presenti al tempo del Buddha nella sua terra d'origine,l'india.Il Buddha non le negò nettamente, ma utilizzò una tecnica comunicativa ancora oggi utilizzata dai maestri buddhisti:utilizzare concetti e idee già presenti nell'immaginario degli uditori e allievi, dandogli un significato in accordo al dharma buddhista.
In tal modo, tali concetti diventano più facilmente veicolo di trasmissione del dharma che si vuole insegnare, anzichè ostacoli che creano solo incomprensione.molti maestri moderni ( Suzuki, Sogyal Rimpoche, Buddhadasa etc..)utilizzano la stessa tecnica in riguardo al concetto di dio creatore, che è un elemento portante della cultura religiosa dell'occidente.
Quando un uomo chiese al Buddha di indicargli la starda per incontrare dio, il Buddha all'inizio fu riluttante per ovvie ragioni; ma a seguito dell'insistenza dell'interlocutore disse: " se vuoi arrivare al Brahma devi praticare 4 cose: amorevole gentilezza, compassione, gioia simpatetica ed equanimità.Dunque il Buddha credeva anche in Dio creatore che sta nei cieli?no, era solo un mezzo abile per indurre l'interlocuore alla pratica.
Idem per quando promise a Nanda 500 apsaras al momento in cui costui avesse raggiunto l'emancipazione:voleva veramente regalare al suo fratellastro 500 fanciulle divine??
A Kisa Gotami, che gli chiedeva un rimedio per il figlio morto, il Buddha non disse :" povera pazza, tuo figlio è morto, ripigliati!", ma disse: "ti darò la medicina, a patto che tu mi porti un chicco di sesamo preso in una casa nella quale non è morto nessuno".
Il Buddha aveva veramente l'elisir dell'immortalità nel taschino?.i testi buddhisti non vanno presi alla lettera, ma letti fra le righe, interpretati.
Il Buddha non negò direttamnete la teoria della rinascita in quanto credeva che questa fornisse una base ideale per veicolare l'insegnamento di liberazione. altrimenti non l'avrebbero capito.


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machine gun yogin

Re: Buddhadasa
« Reply #1 on: March 16, 2010, 17:23:09 pm »
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Grazie Lotus, non lo conoscevo.