CHÖD - IL SACRIFICIO DI SÉ.

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CHÖD - IL SACRIFICIO DI SÉ.
« on: January 23, 2010, 10:18:59 am »
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ho avuto modo di prendere questo piccolo testo (anzi me lo hanno regalato) che per la serieta e l'esperienza dell'autore-antropologo

 Martino Nicoletti consiglio per tutti gli amanti di questo argomento...

buona giornata






Il pellegrinaggio del Chod nel Dolpo nepalese
Nel cuore delle montagne himalayane, ancor oggi, alcuni rari officianti religiosi appartenenti all’antica fede prebuddhista tibetana del Bön, compiono un lungo pellegrinaggio rituale attraverso i “luoghi di potere” della regione del Dolpo. Siti sacri abitati da divinità montane, geni e spiriti delle acque. Luoghi selvatici, infestati da demoni e pericolosi fantasmi dall’indole violenta.

In un universo avvertito come una costante e delicata interazione tra la dimensione umana e quella delle potenze invisibili, il pellegrinaggio ha come principale obiettivo la pacificazione degli spiriti locali, così da rinsaldare eventuali lacerazioni nelle relazioni tra i due mondi. Il viaggio – la cui durata può tradizionalmente variare tra i 7 e i 108 giorni – ha infatti spesso luogo per scongiurare il pericolo di epidemie, come forma di esorcismo o come prassi terapeutica nei riguardi di specifiche malattie causate da entità sovrannaturali.




Nel corso del pellegrinaggio gli officianti, destata l’attenzione degli spiriti attraverso atti violenti di provocazione, ne evocano la presenza servendosi di strumenti musicali magici: trombe ricavate da femori umani (kangling) e tamburelli a clessidra (damaru) le cui casse sono costituite da crani. Nella tradizione liturgica tibetana a questi strumenti musicali è attribuita una specifica valenza evocatoria, con particolare riguardo agli spiriti connessi con la dimensione funeraria o alle entità appartenenti al pantheon “irato”.






Nucleo centrale del viaggio è l’officio reiterato di un rituale meditativo di autosacrificio, il chöd (lett. “tagliare”): l’officiante, dopo aver invitato a convegno una folta schiera di esseri invisibili di varia natura e livello gerarchico, visualizza il proprio corpo come interamente smembrato da una divinità femminile di saggezza (dakini). Le varie parti, dopo essere state sezionate, gettate in un immenso calderone e opportunamente cotte, sono trasmutate in sostanze pure e “nettare d’immortalità”, così da essere offerte in nutrimento agli invitati nel corso di un singolare banchetto cerimoniale.



Al di là del suo aspetto esteriore – di offerta sacrificale alle entità locali – il chöd rivela profonde implicazioni filosofiche, connesse con la nozione di compassione universale (bodhicitta). In questo senso, il sacrificio costituisce una rara occasione per beneficiare spiritualmente gli esseri viventi privi di un corpo materiale, ancora prigionieri delle fitte trame del samsara, il ciclo ininterrotto di nascite e morti.




In un senso ancora più profondo, la cerimonia, attraverso il totale dono di sé agli esseri invisibili, si propone di recidere radicalmente l’attaccamento del praticante al corpo fisico e l’identificazione con il proprio illusorio Ego individuale. Gli immateriali nemici di ogni autentico progresso spirituale.

Antropologia
Come etnologo si occupa di antropologia visuale, etnografia e storia delle religioni dell’Asia meridionale e del sud-est asiatico.

Dopo essersi laureato in Lettere presso l’Università degli Studi di Perugia (1992), consegue un D.E.A. in Ethnologie générale et sociologie comparative all’Université de Paris X (Nanterre) (1994) specializzandosi in himalyanistica, lingue orientali e cinematografia scientifica. Nel 1997 consegue il titolo di dottore di ricerca in Metodologie delle ricerca etnoantropologica presso l’Università di Siena.

Dal 1997 al 2007 è direttore del progetto di ricerca antropologica “Estetica e rito in Himalaya” del Comitato Ev-K2-CNR di Bergamo, nonché coordinatore nazionale della sezione “scienze antropologiche” dello stesso Comitato di ricerca.

A partire dal 1990 ha svolto numerose spedizioni di ricerca sul campo in area himalayana, nella regione dell’Hindu Kush (Nepal, Tibet, Pakistan), nel quadro di progetti finanziati dal CNR, dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Cambridge University. Ha inoltre svolto indagini in Asia sud-orientale (Laos, Vietnam, Malesia, Singapore) e Africa settentrionale (Senegal, Capo Verde, Algeria) in qualità di consulente internazionale per l’UNESCO nella sezione Patrimoine oral et immatériel.

Già docente di “antropologia visuale” e di “storia delle religioni” all’Università degli Studi di Perugia (1998–2002) svolge attualmente la sua attività come ricercatore presso la University of the West of Scotand.



Nell’ambito della divulgazione antropologica, dal 1998, ha svolto attività di responsabile scientifico (settore antropologico) ed esperto in studio del programma di documentari di Rai 3 (Geo & Geo). Con la stessa qualifica, nel 2002, ha collaborato con il National Geographic Channel italiano all’interno della trasmissione Campo Base e, nel 2008, in qualità di inviato, con la trasmissione Terzo Pianeta di Rai 3.

Nel 2009 collabora con l'agenzia di stampa nazionale "Il Velino" in qualità di reporter in Asia.

È attualmente il direttore delle collane di orientalistica "Cinnabaris – Series of Oriental Studies" e "Liminalia – Sketches of Visual Anthropology" pubblicate dalla Vajra Publications di Kathmandu nel quadro delle attività dell’Is.I.A.O. (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) e il Comitato Ev-K2-CNR. È inoltre l'ideatore e il curatore della collana di editoria musicale "Sound's Seeds in the Autumn of Power", distribuita da Borgatti Edizioni musicali di Bologna.

Come autore di scritti scientifici è autore di numerose pubblicazioni dedicate alla storia delle religioni, all’etnografia e all’antropologia dell’Himalaya sia a carattere scientifico che di divulgazione. Nel campo della produzione audiovisiva è autore di documentari scientifici e di divulgazione.
Visual Arts


Dal 2000 si occupa di fotografia e di video arte realizzando una serie di lavori in gran parte dedicati ai luoghi conosciuti attraverso le sue personali esperienze di viaggio.
Prediligendo l’uso della fotografia bianco e nero (in particolare la tecnica stenopeica) e l’impiego della cinepresa Super 8, ha dato vita ad una serie di opere e installazioni video.
- "Bangkok: i sogni di un morto", evento espositivo dedicato alla ritualità funebre e ai doni-viatico per i defunti presso le comunità cinesi di Bangkok. Esposizione: Area Privata Gallery, Perugia, 2009.
- "Chöd. Il sacrificio di sé", evento multimediale (video, fotografie, scultura sonora) dedicata al pellegrinaggio sacro e alla ritualità di autosacrificio nella religione prebuddhista tibetana, 2009. Esposizione: Sala Santa Rita, Roma, 2009.

- "Kathmandu: Leçons de ténèbres", opera fotografica in bianco e nero dedicata alla metropoli himalayana, 2002-2007. Mostra: Fattoria San Giuseppe, Spello, 2008;

- "Suspended", opera fotografica in 13 scatti realizzata tra i Saharawi residenti nei campi profughi dell’Algeria meridionale, 2002;

- "Buddhas Calling for Rain", opera fotografica in bianco e nero dedicata al Laos settentrionale, 2002. Mostra: “Stazione di Tolopò”, Udine, 2008;

- "Winds-wings", opera di fotografia stenopeica dedicata al territorio umbro nord-occidentale, 2007;

- "Dyonisos", opera di fotografia stenopeica dedicata al Lago Trasimeno (Umbria), 2008;

- "Visita di cortesia", istallazione fotografica, 2008. Mostra: “Casa d’Arte”, Spello, 2008;

- "Legno di deriva", opera di mailing art, 2005 – in corso.


Nell’ambito dell’editoria fotografica è autore del volume:
M. Nicoletti, "Riddum: The Sacred Word of Sancha Prasād Rāi, Shaman of the Himalayas", Roma, Castelvecchi, 2005 (ed. orig.: Kathmandu, Vajra Publications, 2004);


In quello della produzione video è autore dei videoclip:
- "Panorami goduti dalla cima di una testa tagliata", 2002, 7’;
- "Ossa di sambuco", 2005, 3’;
- "Nepal, April 2006. A rhapsody for a missed revolution", 2008, 4’20’’;
- "Super 8 frames", 2008, 11’;
- "Chöd, il sacrificio di sé", 2008, 6';

http://martinonicoletti.blogspot.com/
http://chodritual.blogspot.com/2009/06/il-pellegrinaggio-del-chod-nel-dolpo.html
...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***