Kata, forme: origini, evoluzioni, scopi.

Interstile

Tantissime volte abbiamo letto sul Forum discussioni molto accese sull'uso delle forme nelle Arti Marziali, le interpretazioni sul loro significato ed uso spaziano tra le più varie, trovando discordi anche moltissimi praticanti delle discipline che le prevedono. Io stesso mi sono chiesto molte volte il significato dei "kata", non trovando mai in altri una risposta soddisfacente che ne giustificasse completamente l'utilizzo intensivo nel Karate (ma apro il 3D in "interstile" perché credo che questa riflessione possa essere comune a molte discipline).

Ecco che, facendo un breve ed approssimativo riassunto posso scrivere che a seconda delle varie interpretazioni una "forma" può essere:
– metodo di allenamento fisico efficacie (ma si vede che ne esistono di specifici molto più efficaci, ed anzi a volte possono risultare addirittura dannose come da me sperimentato obbligando il corpo a movenze innaturali)
– mantra da ripetere per metabolizzare a fondo le movenze caratteristiche dello stile che poi dovrebbero liberarsi dalla forma in una fase successiva (ma si vede che poi la forma invece te la lasciano eccome, anzi ti vincolano fortemente ad essa)
– metodo di apprendimento del combattimento tramite avversario immaginario (questa interpretazione è ormai superata ma presso alcuni sempre in voga).
– codici di tecniche caratteristiche dello stile e di determinati Maestri, che necessitano particolari chiavi di lettura per essere correttamente interpretate ed applicate (se ne vede l'utilità dal punto di vista storico, culturale ed identitario, e forse dal mio punto di vista si tratta della teoria più vicina alla realtà).
– movimenti atti a far fluire l'energia nel corpo (non mi addentro in tale teoria, mi limito a segnalarla)
– ho perso la memoria di tante altre interpretazioni e ne sono felice, ma se le sapete aggiungetele pure voi…

Fatta questa premessa si giunge sempre alla conclusione che chi pratica assiduamente le forme finisce per dire "le faccio perché mi piacciono e contraddistinguono la mia disciplina come identità e come storia", quando non si arrocca su posizione tipiche del "non potete capire".
E' vero, è difficile capire cosa siano realmente le forme, anche perché nessuno alla fine davvero te lo spiega… resta sempre il dubbio che siano opera degli Alieni che le hanno insegnate ai Maya che poi le hanno passate ai Templari e che sono giunte fino a noi attraverso gli Illuminati che fanno i cerchi nel grano per rivelarci il mistero della vita nell'universo.

Tornando seri, riflettendo sulla mia esperienza ed i miei studi antropologici mi è balenata l'idea che in tutte le società umane, almeno fino alla diffusione delle informazioni (sulla cui qualità si potrebbe comunque obiettare) attraverso l'accesso massificato alle tecnologie di comunicazione, il potere è (in molti casi era) detenuto da coloro che avevano il controllo della conoscenza, vera o presunta che fosse.

In moltissime popolazioni che vivono secondo una cultura diversa da quella occidentale moderna, ed anche in varie forme associative, sono ancora in uso rituali di passaggio che prevedono il riconoscimento di un avanzamento di livello sociale da parte di un individuo solo dopo approvazione da parte di coloro che già detengono un potere a lui superiore. Tutto ciò avviene appunto attraverso una ritualità che si ammanta di mistero affinché chi la padroneggia sia in grado di replicare costantemente il proprio potere nel contesto in cui opera… penso, caso estremo, ad alcuni stregoni di società cosiddette "primitive" (sul termine si potrebbe obiettare a lungo). In pratica se vuoi progredire nella scala sociale, se vuoi ottenere vantaggi e privilegi, puoi farlo solo dopo aver superato il filtro di rituali che sono in grado di farti acquisire un potere riconosciuto e permettendo allo stesso tempo di rafforzare chi già il potere lo detiene attraverso un suo riconoscimento collettivo.
Questi meccanismi ovviamente hanno scopi del tutto diversi dall'efficacia in combattimento, ed il problema sorge quando ci si ostina a sostenere che abbiano efficacia anche su questo piano, come il video sotto brillantemente dimostra:

Bud Spencer Vs Anulu

In pratica una possibile interpretazione dell'uso delle forme nelle discipline orientali è che :
esse siano un meccanismo per affermare il potere dei gradi superiori sui gradi inferiori al fine di mantenere una scala gerarchica nelle varie organizzazioni.
Infatti se uno vuole progredire in cinture, titoli e gradi deve obbligatoriamente passare attraverso esami in cui dimostra di conoscere e padroneggiare forme sempre più complesse, che può replicare correttamente solo sotto la guida di qualcuno che già le conosce, e la cui approvazione passa comunque attraverso un giudizio arbitrario di chi ha già raggiunto gradini più alti. In pratica puoi anche studiare su youtube come un matto e replicare le forme, oppure essere fisicamente preparatissimo e crearne di tue, od allenarti con altri al di fuori della palestra/dojo, ma se il Maestro preposto al giudizio decide che hai frequentato poco i suoi corsi o i suoi stages, o che ha respirato troppo forte, o che il tuo piede non era sufficientemente radicato, o che i tempi di esecuzione non erano corretti non passi… in pratica decide lui.
Poco importa se magari in un confronto fisico lo proietti in aria come una marionetta, questo confronto non avverrà mai per "rispetto", "etichetta" e quant'altro. Rispetto giustissimo per carità, basta che non sia condito da un'aura di invincibilità del Maestro  di turno, generalmente sostenuto da un gruppo di allievi che cercano di vivere di luce riflessa per ritagliarsi uno spicchio di potere sul resto dei praticanti.

Ecco che quando questo avviene, la disciplina di turno entra in un pericoloso "loop" in cui il meccanismo virtuoso di produrre persone fisicamente efficaci in uno scontro va a farsi benedire, e tuttavia coloro che rimangono fedeli alla linea avanzano in prestigio e gradi all'interno dell'organizzazione.
Questo vale anche nell'ambito agonistico perché l'esecuzione di forme prevede un approccio graduale all'esecuzione delle medesime in gara, e quindi avanza chi meglio replica il modello imposto e soprattutto può riprodurre certe forme solo nel momento in cui i gradi superiori a lui lo ritengono idoneo. Ed inoltre ogni scuola o stile tende a formare una o più federazioni per poter replicare i propri schemi e gerarchie senza essere messa in discussione da concorrenza esterna.

Un tempo questo non succedeva, in Giappone come credo in Cina, perché arrivava il nemico di turno che sbaragliava la scuola in questione qualora questa non producesse tecnicamente e fisicamente studenti all'altezza.
Adesso questo pericolo non si pone e quindi ecco che la catena del potere si può mantenere in maniera scollegata dall'efficacia.
Tutto questo vi pare terribile ? Secondo me no, fa parte della natura umana ed associativa, del normale ciclo delle cose, almeno fino a quando non pretende di valere in terreni di confronto aperto.
In pratica se una scuola vuole davvero formare gente in grado di reggere uno scontro fisico alla pari con le altre, deve necessariamente rompere questo meccanismo e concentrarsi sulla preparazione (e quindi sul rapido accesso alle conoscenze ed ai metodi di allenamento migliori) dei propri allievi-atleti… in barba a gerarchie precostituite dove emerge solo chi segue un rigido percorso volto a mantenere il potere sempre nelle stesse mani.

Ecco perché, in base a questa teoria, coloro che si discostano dalle forme e dalla scuola vengono facilmente tacciati di "tradimento", e nella migliore delle ipotesi di essere degli allievi di scarsissimo valore che hanno abbandonato il percorso rinunciando a chissà quali conoscenze che sarebbero arrivate loro con decenni di pratica assidua, costante, e soprattutto inquadrata negli schemi precostituiti.
Questo meccanismo, per certi versi affascinante, entra facilmente in crisi ai giorni nostri, in cui il praticante medio ha accesso ad una offerta vastissima e ad informazioni di prima mano facilmente reperibili sul mondo circostante. Ecco che se a uno dici per esempio "tra 5 anni capirai" e dopo 5 anni "ancora è presto, devi applicarti di più", e dopo altri 5 ancora se lo sente sempre dire, o va in depressione credendosi un inetto completo, oppure si insospettisce che non ci sia in realtà molto da capire.

Questo, ripeto, va benissimo se si chiarisce che lo scopo della pratica è quello di conoscere un meccanismo culturale che può per certi versi essere affascinante e replicarne gli schemi con il proprio impegno, ma va malissimo se si paventa all'allievo di turno l'accesso (ovviamente "un giorno") a chissà quali conoscenze, magari devastanti in combattimento.

O peggio ancora se queste si ammantano di misticismo parlando di chissà quali forze misteriose che dovrebbero entrare in gioco per permettere ad un trippone flaccido o ad un magrissimo ometto di mezza età di sbaragliare (magari con "piccoli movimenti astuti") muscolosissimi avversari (ovviamente sempre dipinti come dopati, lenti, legati e con il cervello di un bue).

In definitiva questa mia balorda ipotesi ha preso anche troppe righe di questo forum, spero che la troviate interessante per quanto è una burla, e che magari ridendo vogliate rifletterci un po'.


(giuro che non è un ninja, o forse sì, chissà…)

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